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Cronaca

Cittadinanza italiana, Ius Sanguinis: il commento dell’Ente Bergamaschi nel Mondo

“Giusta la revisione della legge, ma non con l’intransigenza e l’estremismo con cui è stata decretata”: il commento dell’Ente Bergamaschi nel Mondo

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Carlo Personeni, presidente dell'Ente Bergamaschi nel Mondo

Cittadinanza italiana, Ius Sanguinis: l’Ente Bergamaschi nel Mondo manifesta la sua opinione sulle nuove disposizioni urgenti in materia di cittadinanza (D.L. 36 del 28/3/25). Il commento è di Carlo Personeni, presidente dell’Ente.

Bergamaschi nel Mondo: chi è e cosa fa l’Ente

L’Ente Bergamaschi nel Mondo è strumento di collegamento tra i nostri emigranti bergamaschi sparsi nel mondo da quasi 60 anni (è nato nel 1967, ndr), anche per rimediare, purtroppo, alla indifferenza e alla insensibilità di tante istituzioni pubbliche e civili.

L’impegno della nostra associazione, attività svolta totalmente in modo volontario e grazie ai contributi di Regione Lombardia, Provincia di Bergamo, Consorzi BIM e pochi altri enti e fondazioni, punta a svolgere diverse attività: sensibilizzazione alla “bergamaschità”, cioè mantenere i collegamenti col territorio d’origine; tutela dei sostanziali diritti del cittadino emigrato; collaborazione con i patronati per problematiche previdenziali e fiscali; organizzazione di soggiorni per scoprire o riscoprire la terra bergamasca, ma anche lombarda e italiana in genere; mantenimento dei collegamenti con le famiglie e i territori d’origine (anche se oggi il problema “nostalgia” non esiste quasi più, grazie alle tante opportunità tecnologiche); costante collaborazione, anche grazie al nostro apporto, per organizzare il rientro e il reinserimento sui territori di origine; pianificazione e programmazione di espatri; e, da qualche tempo, azione di supporto per ottenere la doppia cittadinanza o eseguire ricerche genealogiche.

In sostanza, varie attività organizzative e logistiche per una complessa e articolata attività a favore dei nostri emigranti: tutto questo anche per sopperire al disinteresse di tante istituzioni pubbliche e civili.

A proposito dell’ottenimento della doppia cittadinanza, ecco che lo scorso 28 marzo è stato approvato, dal Consiglio dei Ministri, il decreto-legge n.36: “Disposizioni urgenti in materia di cittadinanza”.

Cosa cambia con il nuovo decreto legge

Un decreto-legge che modifica in maniera sostanziale la normativa in essere, la Legge 91 del 5 febbraio del 1992 (“nuove norme sulla cittadinanza”), la quale attribuisce la cittadinanza, lo Iure Sanguinis, ai figli di cittadini di origine italiana residenti all’estero, senza che sia previsto alcun limite di tempo o di generazione.

L’articolo 1 della legge 91, infatti, riconosce il diritto alla cittadinanza italiana per discendenza, senza limite di tempo, trasmettendolo ai figli dei cittadini italiani ovunque nati e residenti all’estero.
La nostra associazione, in modo molto accorato, esprime il proprio dispiacere e disappunto a quanto specificato nel nuovo decreto-legge n.36, perché introduce rigorose e serrate restrizioni alla richiesta di acquisizione della cittadinanza italiana.

Porre un tale limite significa negare a milioni di oriundi di riconoscersi nelle proprie radici: una grande perdita. In sostanza, il Governo decide che, in via immediata, non saranno più considerati cittadini italiani tutti coloro che sono nati all’estero. L’effetto pratico e immediatamente tangibile del decreto è quello di privare della cittadinanza italiana un’intera categoria di individui per il fatto di essere nati all’estero.

Da segnalare che la Corte Costituzionale si esprimerà il prossimo 24 giugno sulla legittimità dell’articolo 1 della legge 91 del 1992: articolo, come detto, che riconosce il diritto alla cittadinanza italiana per discendenza, estendendola ai figli dei cittadini italiani ovunque nati.

Il nuovo provvedimento governativo, invece, impedisce la trasmissione della cittadinanza per chi nasce all’estero da genitori italiani. Per noi appare assurdo questo provvedimento così come è stato formulato: creerà più danno che beneficio all’Italia. E, poi, per quale motivo l’urgenza di emanare il nuovo decreto-legge, considerata la calendarizzazione già programmata dalla Corte Costituzionale?

E’ doveroso ricordare che la Costituzione Italiana non prevede alcun obbligo di residenza per l’esercizio dei propri diritti: vedi art.16 (ogni cittadino è libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi …); e, vedi art.35, riconosce la libertà di emigrazione …e tutela il lavoro italiano all’estero.

Questo nuovo decreto, oltre ad evidenziare la totale mancanza dei presupposti dell’urgenza, verrà applicato al solo fine di bloccare immediatamente lo Ius Sanguinis, una denazionalizzazione di massa. Si dichiara di non avere mai acquisito la cittadinanza italiana da parte di chi è nato all’estero, e questo dallo scorso 28 marzo, ma anche prima, se non si è presentata domanda di riconoscimento entro le ore 23.59 del 27 marzo.

In pratica, il nuovo decreto ha creato il limite di trasmissione della cittadinanza italiana per discendenza, non considerando più la lunga tradizione di riconoscimento dimostrata dall’Italia ai suoi emigranti, i quali, grazie anche alle rimesse fatte dall’estero e agli investimenti realizzati sul territorio nazionale, hanno contribuito nel corso degli anni al rilancio economico della nostra Italia.

Ottima l’intuizione del Ministero degli Esteri di programmare il 2024 “Anno del Turismo delle Radici”. Manifestazioni che si sono chiuse a febbraio 2025. Un mese dopo! …con decisioni e indirizzi totalmente opposti!

Lo Stato italiano ha investito 20 milioni per creare le condizioni per favorire il rientro degli italo-discendenti e far conoscere o riscoprire i luoghi d’origine e i loro antenati.

Regioni, Province, Comuni ed Enti vari hanno investito risorse negli anni scorsi, e ne investono tutt’ora, per tenere vivo il legame con le proprie comunità all’estero, stimolando il rientro periodico di emigranti, i quali costituiscono risorse preziose per far fronte al calo demografico, in particolare nei piccoli borghi (è proprio da qui che hanno origine la maggioranza degli emigranti). Queste iniziative sono in fase di svolgimento, perchè già programmate.

Senza calcolare i nostri prodotti enogastronomici, veicolati nei cinque continenti, anche attraverso i tanti contatti delle varie associazioni di rappresentanza provinciale e regionale, come la nostra: e questo per miliardi di euro.

Siamo basiti: per un secolo si è condotta l’estrema difesa della naturalizzazione dei propri emigranti di origine, ma di nazionalità estera, mentre ora si preferisce non dare, anzi togliere, la cittadinanza a chi la possiede.

Per i motivi esposti, siamo convinti che, così restando le cose, siamo dinanzi ad una “grande perdita” della cittadinanza italiana.
L’Ente Bergamaschi nel Mondo chiede in maniera determinata ai parlamentari delle due Camere, in particolare quelli eletti all’estero, di riesaminare il testo del decreto-legge n°36 del 28/3/2025, durante l’iter previsto per l’approvazione.

In particolare, propone:
– Riconoscimento del diritto all’ottenimento della cittadinanza italiana fino al terzo grado di discendenza e senza il vincolo dell’essere nato in Italia.

–  Vincolo alla residenza in un Comune italiano per un periodo non inferiore ad un anno ai discendenti di emigranti oltre la terza generazione, in modo da provare un legame reale con il Paese d’origine.

–  Esistenza di un legame effettivo con l’Italia a prescindere dalla residenza, e quindi, introduzione, come elemento selettivo, della conoscenza elementare della lingua italiana e degli elementi basilari della storia e cultura italiana, oppure possesso di un titolo di studio italiano anche se conseguito all’estero.

–  La proprietà di beni immobili da più di 10 anni e in regola coni vari tributi, deve essere considerata titolo valido al superamento dell’anno di residenza.

–  Necessità di potenziamento degli organi consolari, per realizzare queste procedure. Pur riconoscendo quanto fatto in merito all’apertura di nuovi Consolati, si deve continuare a crearne di nuovi.

–  Controlli rigidi nel riconoscimento delle procedure per evitare cittadinanze fittizie, finalizzate all’ottenimento esclusivo di un passaporto comunitario per viaggiare liberamente nei Paesi ove vi sono limitazioni vigenti.

–  Forti sanzioni per coloro che presentano documentazioni false, contraffatte ed in modo fraudolento. Basta faccendieri che, previo notevole compenso, forniscono la documentazione richiesta.

Come Ente Bergamaschi nel Mondo condividiamo le istanze presentate al Ministro degli Affari Esteri da parte di UNAIE (Unione Nazionale Associazioni Immigrazione ed Emigrazione).
La cittadinanza italiana, oltre che ad evidenziare un problema giuridico, rappresenta un legame sentimentale, emotivo, culturale.

Parlamento, associazioni varie a sostegno degli emigranti italiani, amministratori pubblici: tutti dobbiamo impegnarci e lavorare per una normativa che tuteli la cittadinanza italiana, certamente come diritto, ma anche con doverosa conoscenza dei valori italiani.

La cittadinanza non deve ridursi ad una semplice operazione burocratica, ma ad una scelta e ad un impegno morale consapevole e responsabile di quanto si andrà ad ipotecare: comunque, va riconosciuta.

La cittadinanza non deve trasformarsi in un opportunismo, in un camaleontismo finalizzato ad interessi esclusivamente personali di pochi. Giusta la revisione della “Legge sulla cittadinanza”, ma non con l’intransigenza e l’estremismo con cui è stata decretata.

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