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Annibale Carlessi si presenta, a modo suo

Annibale Carlessi, ideatore del reality La Montagna degli Sconosciuti si presenta. Uno scritto, primo di una serie su Valseriana News

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annibale carlessi

Annibale Carlessi, ideatore del reality La Montagna degli Sconosciuti, primo format totalmente ambientato nelle Orobie bergamasche e veicolato anche da Valseriana News, si presenta. Lo fa a modo suo con una modalità di scrittura unica e autentica. Questo suo scritto è il primo di una serie di scritti che usciranno sul nostro giornale come spunti di riflessione da parte di uno spirito libero ma critico allo stesso tempo. La Montagna degli Sconosciuti si può seguire sul canale YouTube https://www.youtube.com/@lamontagnadeglisconosciuti e sui social dedicati.

Annibale Carlessi si presenta

Io sono Annibale, avevo quattro anni che mi portarono dalle suore all’asilo nido, al quarto giorno chiamarono mia mamma e la pregarono di portarmi di nuovo a casa perché disperate dal mio comportamento turbolento. E l’asilo non ci fu mai più.

Forse senza lo sapessi la mia fantasia stava già abbozzando un “reality” di ciò che fosse stata la mia vita, forse è lì che ho fatto il primo pensiero alla “Montagna degli Sconosciuti”

A sei anni i miei genitori mi mandarono in una colonia marina, quelle piccole caserme di mini soldati da indirizzare con la “rettitudine” sulle vie sicure della vita; che solitamente il “comando” non è amico della rettitudine. Almeno così pensavo e ancora penso, e forse é perciò che dopo solo due giorni che ero in colonia a Varazze di pomeriggio lasciai che la suora che doveva sorvegliarci si appisolasse seduta su una sedia sotto un ombrellone, mi avvicinai furtivo, con uno spago le legai le caviglie alla sedia e mi allontanai di corsa. Venni ripreso qualche ora e qualche chilometro di spiaggia dopo e ovviamente rispedito a casa con biglietto senza ritorno. Fine Colonia marina ma qualche bozza di fantasia in più da mettere nel mosaico del mio reality.

Avevo otto anni quando mio padre una notte furtivamente mi rapì all’insaputa di mia mamma e mi portò con se a Bari, poi Taranto e Lecce. Lui ci andava per lavoro su delle navi attraccate al porto e io rimanevo sul molo ad aspettarlo in compagnia di un anziano guardiano seduto su una seggiola di paglia che più che sorvegliare la nave e me, sonnecchiava per ore all’ombra di una scialuppa appesa sopra di lui sul fianco della nave. Ogni tanto andavo a pesca su pescherecci insieme a dei marinai che sapevano chi ero e cosa facessi lì, a Bari, a Taranto o a Lecce. Verso l’orario di fine turno di lavoro di mio papà Giuseppe mi facevo puntualmente ritrovare sul molo che raccoglievo minuscole pepite di pirite che sembravano pepite d’oro. Giorno per giorno accumulavo il mio tesoro così per i due mesi e mezzo che rimasi là. Volevo conservarle e portarle a casa per donarle ai miei amici di terza elementare, così che potessero capire perché fossi stato consenziente alla “fuitina” con papà e perdere così un anno di scuola. Forse è stato allora che è nato il mio reality.

A dodici anni chiesi e ottenni dai miei genitori di poter andare con Silvano in alpeggio per gran parte dell’estate con due cani da pastore bergamasco in una baita con dieci mucche e un mulo. Imparai a fare foglia che rastrellavo nel bosco per la lettiera delle mucche, imparai a fare il burro con un mortaio di legno su alla fonte di un ruscello dove l’acqua sgorgava gelida, e ancora imparai a girare e rigirare forme di formaggi e salarle per la stagionatura, fare ogni giorno legna per cucinare la polenta sul camino che era il pane quotidiano per noi uomini e i cani, ho dormito nel fienile su una branda di legno usata prima di me da Partigiani della seconda guerra mondiale e ogni sera ammiravo miriadi di stelle che non ho mai più rivisto così luminose e belle. Forse è li che è nato il mio e nostro reality.

A tredici anni ottenni il permesso di fare il mio primo lungo viaggio, io Ugo e Vittorio viaggiammo in treno e dormimmo sdraiati per terra nel corridoio eravamo diretti in piccolo paese della Francia. Arrivati, si dormiva e si mangiava presso zio e zia di Vittorio e fu lì che assaggiai per la prima volta il pane “d’ascella”, la baguette e le pietanze venivano servite al centro della tavola su dei grandi piatti ovali da portata, nel tardo pomeriggio si andava a fare il bagno nei canali dove vi navigavano dei giganteschi barconi che trasportavano merci e cibo ai paesi; mi innamorai platonicamente per la prima volta di una ragazzina mia coetanea di nome Mary Chantale e con lei andavo alle feste di paese dove c’erano ancora fucili con tappi di sughero per tirare ai bersagli con premi qualora si abbattessero tutti, ma anche palle di pezza piene di segatura da tirare in faccia alle sagome di legno poste a qualche metro di distanza. Forse è nato lì il reality nella mia mente.

A diciotto anni da neo patentato feci il mio primo viaggio in Calabria alla guida di una Diane che tanto fu carica dei bagagli, di me, dell’allora mia fidanzata e mio fratello tredicenne che il paraurti posteriore quasi toccava l’asfalto. Eravamo ospiti di un amico che viveva con noi a Bergamo ma che aveva casa da parte di mamma a Trebisacce, là sul tetto che altri non era che una terrazza montammo una tenda che ci ospitò per le tre settimane di vacanza che trascorremmo. Assaggiai per la prima volta una carbonara cucinata da un poliziotto di Roma anch’egli in vacanza, il peperoncino fu una vera rivelazione e non mi dispiacquero nemmeno le budella ripiene cotte al forno. Alcune notti si partiva per andare a pescare i tonnetti su quella tipica imbarcazione dotata di una lampada ad olio che rischiarando la superficie dell’acqua attirava i pesci che abboccavano una sola mezz’ora fra la notte e il sorgere dell’alba. Durante il giorno si andava lungo la battigia di ciottolato a Roseto Calabro sotto quella torre saracena e facevamo il bagno in un mare dove ogni volta mi immergevo portavo a riva delle splendide stelle marine e bellissime conchiglie che appoggiavo all’orecchio per sentire il “rumore del mare”. Forse il reality è nato lì;

Forse il reality è nato In Romania dove molti anni dopo più volte andai con la moto a visitare uno dei castelli del Conte Vladimir Draculia e fui ospite da zingari del posto a Bacaü sul confine moldavo; magari è nato in Francia, in Germania, in Austria, in Polonia, in Spagna, in Svizzera, in Grecia, in Ungheria o in altri paesi d’Europa che ho visitato: ma forse potrebbe essere nato quando andai ad Edimburgo in Scozia, forse a Londra o in Inghilterra, a Mosca in Russia, e ancora forse nacque quando andai a Casablanca in Marocco. È anche probabile che il mio, adesso il nostro reality sia nato in Italia che ho visitato in tutte le loro città principali; dalle sue venti splendide regioni e due stati indipendenti, Vaticano e S. Marino, il tutto da che furono ritrovate le statue dei bronzi di Riaci in Calabria all’ultimo restauro della Madonnina che domina il Duomo di Milano. Ho visto, sentito e respirato arte e fede in ogni luogo da me visitato, ho potuto constatare i due lati della mela di ogni popolo… dalla ricchezza, alla povertà. In questo trentennio forse è lì che è nato il reality, lì, in tutti quei posti dove sono stato imparando il rispetto dovuto a usi e costumi di tutte le persone di qualsiasi fosse il colore della loro pelle.

A cinquantasei anni decisi di mettere nero su bianco alle mie esperienze passate e scrissi il mio primo libro autobiografico “l’Albero dei Moroni che di biografico non aveva nulla avendo annoverato molte delle migliaia di persone con cui in passato ebbi a che fare; fu un lampo che passati dieci anni ne scrissi altri sette e l’ultimo ma non per importanza si intitola “Giorno per giorno”. Poco tempo dopo forse il reality nacque ad agosto dove io con Susanna ci recammo per la prima volta a Maslana e che non dimenticheremo mai perché il nostro adorato cagnolino Roccia dopo dodici anni di amore puro ci lasciò seguito sei mesi dopo da Minny la sua compagna di vita che era stanca di guardare l’uscio di casa sperando che Roccia lo varcasse facendovi ritorno.

Avevo due anni quando mentre mia mamma sul selciato di casa lavava dei panni in un mastello ed io all’improvviso chissà per quale bizzarra ragione caddi attraverso le sbarre dal terrazzo sopra di lei, un tonfo e un po’ di sangue dall’orecchio destro e uno spavento da infarto per la mamma, io qualche grida un po’ di pianto ma incolume. È nato lì il reality “La Montagna degli sconosciuti” senza ma e senza forse.

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