Cronaca
Emergenza medici di base a Bergamo: 35 mila residenti senza assistenza
35 mila bergamaschi privi di medico di base, un incremento di ben 5 mila rispetto al 2024. Casati: “Serve una riforma urgente”

Un’emergenza sanitaria territoriale preoccupante colpisce sempre più famiglie bergamasche: 35 mila cittadini risultano oggi privi di medico di base, un incremento di ben 5 mila rispetto al 2024. Lo denuncia il consigliere regionale Davide Casati, membro della Commissione III Sanità, sottolineando come questa situazione rischi di far collassare il sistema di accesso al Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e aumentare gli accessi impropri al pronto soccorso (“code bianche e verdi”).
Le cause strutturali
Secondo Casati, «il SSN si regge sulla figura del medico di base, che filtra l’accesso alle prestazioni sanitarie. Se questa figura viene a mancare, il servizio collassa». Inoltre, il rischio di un ulteriore peggioramento è concreto: «Da qui al 2030, il numero dei medici di base che andranno in pensione sarà maggiore di quello dei nuovi ingressi».
Carenze acuite dalle zone più isolate
L’allarme era già stato lanciato nei mesi scorsi da autorevoli fonti. L’Ordine dei Medici di Bergamo evidenziava la carenza di circa 400 medici, con particolare pesantezza nelle aree interne — come Valle Seriana, Valle Brembana e Bassa Pianura Bergamasca — mentre l’ultimo bando regionale ha accolto solo 20 adesioni su oltre 400 posti disponibili. La provincia si conferma tra le peggiori d’Italia: un medico ogni 1.602 pazienti (media italiana: 1 ogni 1.370; standard ottimale: 1 ogni 1.200).
Le proposte di Casati: riforma e rilancio della medicina territoriale

Davide Casati
Davide Casati presenta un pacchetto articolato di interventi:
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Specializzazione universitaria obbligatoria per accedere alla medicina generale, anziché i soli percorsi formativi post-lauream regionali.
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Introduzione di moduli dedicati alla medicina di base nel corso di laurea in medicina, per sensibilizzare precoce gli studenti.
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Aumento delle borse di studio per incentivare la scelta della medicina generale, oggi scarsamente valorizzata rispetto alla specialistica.
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Strutturazione di reti locali efficaci, come Case di Comunità (hub) e ambulatori spoke, dotati di tecnologie moderne e formazione adeguata.
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Aiuti alla gestione amministrativa, per alleggerire il carico burocratico e consentire ai medici di dedicare più tempo alle consulenze.
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Incentivi per lavorare nelle aree più isolate del territorio: risorse economiche aggiuntive per chi sceglie di operare nei comuni periferici
Iniziative già in atto: serve ora una svolta organica
Già nel 2022 era nato il progetto “Ambulatori diffusi” per supportare i pazienti orfani di medico tramite visite volontarie in studio, prenotabili via app o farmacia. Una soluzione tampone importante, ma non risolutiva dell’emergenza strutturale.
Altri segnali preoccupanti includono corsi di Continuità Assistenziale (Cad) e AMT (Ambulatori Medici Temporanei), iniziative spesso viste come insufficienti per le reali esigenze, soprattutto in aree con pochi professionisti.
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