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Cronaca

Val Seriana, vigilessa demansionata per aver denunciato irregolarità: arriva il risarcimento

Accadde tra il 2020 e il 2022 a Bergamo, nel consorzio che riuniva sette Comuni della Val Seriana: la vigilessa sarà risarcita per quanto subìto

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Aveva fatto il suo dovere: segnalare anomalie, chiedere trasparenza, rispettare le regole. Ma quel gesto di onestà le è costato caro. La vigilessa che aveva denunciato fondi e benefici distribuiti senza criterio è stata isolata, insultata e degradata. Oggi, dopo anni di battaglie, la giustizia le dà finalmente ragione.

Il comandante, davanti ai colleghi, la insultava pesantemente, dicendo che era una “testa di c…” con “un carattere di m…”. La accusava di essere sempre malata e di perdere tempo “andando avanti e indietro dalla Procura”. In quel periodo, la donna venne indicata come la “responsabile di tutto”, isolata, umiliata e relegata a mansioni di poco conto. La notizia è riportata oggi su “Il Corriere della Sera – edizione di Milano” online e fa rifermento ad un comando della Val Seriana.

Vigilessa demansionata per aver denunciato irregolarità: accadeva in un comando della Val Seriana

Tutti questi episodi sono avvenuti tra il 2020 e il 2022 nel consorzio che univa sette Comuni della Val Seriana, dove la polizia locale era gestita in forma associata. Qualche giorno fa, per la prima volta in Italia, il Tribunale del lavoro di Bergamo ha stabilito che quella vigilessa è stata vittima di mobbing e ritorsione per aver denunciato le irregolarità. Il giudice ha ordinato un risarcimento di 25 mila euro.

L’avvocato della donna, Domenico Tambasco, ha definito la decisione “una sentenza storica”. È infatti la prima volta che in Italia viene riconosciuto un risarcimento morale a una whistleblower — cioè una dipendente pubblica che segnala episodi di corruzione o malaffare — vittima di ritorsioni. Il tribunale ha anche stabilito che l’amministrazione è responsabile di aver creato un ambiente di lavoro ostile e stressante.

La situazione, raccontano gli atti, era pesantissima: la vigilessa venne tolta dal servizio in pattuglia, costretta a lavorare da sola a piedi, sottoposta a due procedimenti disciplinari poi archiviati e trasferita a mansioni d’ufficio. La sua valutazione annuale, un tempo ottima, crollò da punteggi alti a un misero 58 su 100.

Secondo i giudici, tutto questo dimostra che la donna è stata vittima di progressiva emarginazione e umiliazione, sia da parte dei colleghi che del comandante. Oggi il consorzio non esiste più, e lei lavora in un altro Comune.

A distanza di tempo, le sue denunce si sono rivelate fondate: la Corte dei conti ha condannato due funzionari per falsa attestazione della presenza in servizio, causando un danno di 10 mila euro, e la Regione Lombardia ha recuperato i 130 mila euro indebitamente concessi. La denuncia penale contro il comandante, invece, era stata archiviata “perché il fatto non sussiste”, ma la Procura di Bergamo ha presentato appello.

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