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Cronaca

Dopo un mese, Tamara Lunger sui social: “Grazie vita”

Dopo un mese dall’incidente che poteva costare la vita a Simone Moro, Tamara Lunger sui social: “Grazie vita”.

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E’ passato un mese da quando la cordata di alpinisti composta dal bergamasco Simone Moro e dalla sua amica e compagna di altre spedizioni, Tamara Lunger, ha rischiato di spezzarsi per sempre.

Era il 19 gennaio 2020 infatti quando i due, impegnati sul ghiacciaio del Gasherbrum, in Pakistan, hanno rischiato di non fare più ritorno in Italia (leggi la cronaca di quel giorno).

Ad un certo punto infatti una voragine creatasi sotto i piedi di Simone Moro gli ha fatto fare un volo di 20 metri in un crepaccio. Moro è stato salvato dalla prontezza e dalla freddezza di Tamara, come illustrato in un post pubblicato poche ore dopo l’incidente dallo stesso Moro.

Una parte del racconto di Moro del 19 gennaio 2020

Superato gran parte del ghiaccio… la giornata non era finita e quello che ci aspettava terribile. Approcciando un crepaccio mi sono messo come sempre in posizione per assicurare Tamara che per prima lo ha attraversato e si è poi portata in zona di sicurezza, 20 metri oltre il crepaccio.

Poi è venuto il mio turno e dopo una frazione di secondo, mi si è aperta una voragine sotto i piedi e sono precipitato. Tamara ha subìto uno strappo tanto violento che è letteralmente volata fino al bordo del crepaccio e io in caduta libera a testa in giù per 20 metri sbattendo schiena gambe e glutei sulle lame di ghiaccio sospese nel budello senza fine in cui continuavo a scendere. Largo non più di 50 cm, tutto buio.

Sopra Tamara aveva la corda avvolta intorno alla mano e gliela stringeva come una morsa e le provocava dolori lancinanti e insensibilità. Io ero al buio e lei lentamente scivolava sul ciglio del crepaccio. Il tutto complicato dal fatto che lei aveva le racchette da neve ai piedi. Sono riuscito con una mano a mettere un primissimo precario ancoraggio e, pur sentendomi lentamente scendere verso l’abisso ho avuto la lucidità di prendere la vite da ghiaccio che avevo all’imbrago e fissarla nella parete liscia e dura del crepaccio. Quella vite ha fermato lo scivolamento mio e la probabile caduta nel crepaccio di Tamara.

Da lì, senza entrare nei dettagli, ci siamo inventati il modo di uscire. Quasi due ore dopo. Contorsionismi e mille sforzi mi hanno permesso al buio e schiacciato tra due pareti larghe 50 cm e risalire in piolet traction tutto il crepaccio.

Il ricordo di Tamara Lunger ad un mese dall’accaduto

Seppure i due abbiano fatto ritorno in Italia mostrando uno spirito sereno, Tamara è rimasta molto scossa da quanto accaduto. A dimostrarlo un post pubblicato ieri sui suoi profili social. Il testo è accompagnato da foto inedite, mai pubblicate fino ad oggi.

Esattamente un mese fa accadeva l’incidente che ha cambiato il corso della nostra spedizione. Adesso mi viene da dire che in parte anche della nostra vita. Come sempre succede dopo un momento terribile come quello che abbiamo vissuto, in cui non sei sicuro di ritornare alla vita di tutti i giorni. O addirittura di ritornare.
La cosa più bella che ho portato a casa?
La conferma che siamo stati un team veramente unito in quei momenti di lotta per la sopravvivenza.
Dopo un primo ovvio momento di panico, chiarezza, determinazione, concentrazione e lavoro di squadra hanno preso le redini del gioco e, tutto ciò, visto ora, mi fa venire ancora oggi la pelle d‘oca!!!
E mi fa capire che noi esseri umani ci muoviamo e concentriamo troppo nelle cose inutili e a volte perdiamo il focus per le cose veramente essenziali e importanti.
Anche se mi sembra che non ci penso più e che ho lasciato in quei luoghi tutto quanto, in realtà quell’incidente lavora dentro di me. Mi ha regalato tanti punti di domanda nella mia vita e so che adesso mi devo dare il tempo per rispondere!
Grazie vita.

La mano di Tamara subito dopo l’incidente – foto profili social Tamara Lunger

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