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Cronaca

Il parto ai tempi del Coronavirus, la storia di Claudia e del suo parto a Seriate

Il parto ai tempi del Coronavirus, la storia di Claudia e del suo parto a Seriate. “I bimbi continuano a nascere ogni giorno in modo sicuro”.

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Claudia è una giovane e promettente ragazza della Val Seriana che quattro anni fa, insieme al suo compagno – diventato poi marito – lascia la provincia per inseguire il sogno romano. Che non è solo un sogno lavorativo, ma è il sogno di una vita: costruire una famiglia riuscendo a realizzarsi professionalmente accanto al ragazzo con cui ha condiviso gli anni più belli.

Claudia resta comunque legata alla sua terra, alla sue gente. Così decide di partorire la sua prima bambina a Piario, in alta Val Seriana, quando ancora il Punto nascita era una preziosa realtà per il territorio. Qui trova appoggio e conforto. Come in nessun altro posto al mondo.

Poi Claudia torna a Roma, continua la sua vita e rimane di nuovo incinta. E ancora sceglie la sua Valle. Perché sa che qui non le manca nulla. Perché sa che qui è davvero a casa. Solo che questa volta, insieme a tutte le sicurezze, c’è il Covid-19, quel nemico silenzioso ma tanto aggressivo che spaventa tutti.

La sua ovviamente è una storia a lieto fine, perché una nuova vita ha sempre il potere di spazzare via tutte le paure, e la vogliamo raccontare per dare coraggio e forza a tutte le future mamme.

Ovvio, le misure adottate dai presidi ospedalieri sono restrittive, ma con l’aiuto del personale medico e il coraggio delle mamme, tutto si può affrontare con un sorriso perché, come dice Claudia: “negli ospedali, anche in questo momento, i bimbi continuano a nascere ogni giorno in modo sicuro“.

L’intervista

Ciao Claudia, parlaci di te e della tua famiglia

Ciao, allora in famiglia siamo io, 30 anni, che lavoro in banca come gestore privati, mio marito Andrea, 33 anni, dipendente pubblico, Lucia, 3 anni, e da pochi giorni si è aggiunto il piccolo Filippo.

Dove vivete solitamente?

Da 4 anni viviamo a Roma per necessità lavorative di mio marito. Siamo stati fortunati perché contestualmente anche la mia banca ha accettato di trasferirmi e quindi siamo partiti insieme per questa nuova avventura.

Dunque sei tornata in Val Seriana per partorire. Come con la tua prima gravidanza. Cosa c’era di diverso quest’anno?

Con la prima gravidanza abbiamo scelto l’ospedale di Piario ad occhi chiusi: nonostante mi avessero seguita durante il percorso al Policlinico Gemelli di Roma, ho scelto di partorire vicino alle nostre famiglie per avere più supporto e per permettere loro di conoscere meglio la bimba una volta nata. Quest’anno, purtroppo, non è stato possibile ripetere l’esperienza meravigliosa vissuta a Piario, ma siamo comunque stati fortunatissimi a poter scegliere l’ospedale di Seriate, che è un’eccellenza e che seguiva l’idea di parto e di gravidanza che avevamo noi, cioè il più naturale possibile.

Eri spaventata prima del parto? Ritieni di aver avuto tutte le informazioni esaustive su come affrontare il tutto ai tempi del Coronavirus

Quando ha iniziato a diffondersi la notizia del virus ero terrorizzata, come tutti, poi ho avuto davvero paura nel vedere ai TG le immagini degli ospedali bergamaschi in difficoltà. Le notizie, anche tra noi ragazze del corso preparto di Piario, si rimbalzavano di giorno in giorno tra “sentito dire” e notizie reali. Un giorno per chiarire questi dubbi, ho preso la cornetta e ho chiamato l’ospedale di Seriate: sono stati gentilissimi e mi hanno spiegato passo passo cosa sarebbe cambiato in reparto e quali erano i nuovi protocolli da seguire. Mi hanno rassicurata, e durante tutte le visite che ho fatto dalla data del termine in avanti ho sempre trovato gentilezza e disponibilità estrema nello spiegare ogni cosa.

E il parto poi com’è stato. Tuo marito è stato con te? E la degenza?

Il parto è stato molto veloce: sono entrata in sala parto alle 22.20 circa con le contrazioni e alle 23.00 è nato Filippo. Mio marito ha potuto rimanere con me durante tutto il parto, ma era il 18 marzo, ora non so se la normativa sia cambiata. Non ha potuto invece assistere alle visite né ai monitoraggi precedenti e durante la degenza veniva concessa la sola visita del marito per due volte al giorno a ore pasti. Certo, ci si sente un po’ sole: è un’esperienza molto diversa dal classico reparto maternità tutto fiori e palloncini colorati, ma si capisce che viene fatto tutto a tutela delle donne, dei bimbi e di chi lavora in ospedale. Ostetrici, ginecologici, infermieri e OSS fanno veramente i salti mortali per garantire sicurezza e serenità, nonostante questa enorme emergenza sanitaria: viene tutto disinfettato molte volte, il personale indossa sempre mascherine e guanti e viene richiesto alle degenti di indossare la mascherina durante le visite in camera. E’ una catena di rispetto e protezione, e anche se può sembrare brutto trovarsi di fronte solo persone “bardate con mascherine”, il sorriso negli occhi di ostetrici e pediatri non lo dimenticherò mai.

Cosa diresti a una ragazza che deve partorire in questi giorni, soprattuto se è alla prima gravidanza?

Le direi di affidarsi completamente al personale sanitario dell’ospedale dove ha scelto di partorire, perché sono persone altamente formate, ben consapevoli della situazione e che stanno combattendo davvero per garantire alle donne un parto sereno e sicuro. Un altro consiglio che posso dare è di non avere timore a chiedere chiarimenti alle strutture ospedaliere in caso di dubbi: negli ospedali, anche in questo momento, i bimbi continuano a nascere ogni giorno in modo sicuro.

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2 Commenti

1 Commento

  1. GIUSEPPE VERDERIO

    1 Aprile 2020 at 10:13

    meno male che non è finita ad Alzano !! auguri

  2. Luigi

    1 Aprile 2020 at 21:02

    …L’avranno informata bene prima su quello che c’è stato ad Alzano!

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