Cronaca
DL 23 febbraio 2020: Comuni chiusi con un solo caso positivo al Covid-19 ma in Val Seriana non si è mai fatto
Il decreto Legge del 23 febbraio 2020 prevedeva la chiusura dei comuni anche con un solo caso positivo al Covid-19 ma in Val Seriana si è arrivati a questo provvedimento un mese dopo. Ed ora si contano migliaia di morti.
Il 23 febbraio 2020, domenica in cui ad Alzano Lombardo esplode il caso Coronavirus in Val Seriana, il Legislatore aveva emanato il Decreto Legislativo 23 febbraio 2020 n.6.
Questo decreto fa seguito alla delibera del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020 che a sua volta fa riferimento alla dichiarazione di epidemia dell’OMS del giorno prima: “Dichiarazione dello stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili”.
Il testo del Decreto
Dunque, alla luce dello stato di Emergenza sanitaria del 31 gennaio e in seguito al primo caso italiano accertato il 20 febbraio a Codogno, in provincia di Lodi, il Governo corre ai ripari emanando un Decreto riguardante “Misure urgenti per evitare la diffusione del COVID-19“. Ovvero quelle misure necessarie in un momento di possibile propagazione del virus.
Analizzando il testo (disponibile sulla Gazzetta Ufficiale) all’articolo 1 si legge: “Allo scopo di evitare il diffondersi del COVID-19, nei comuni o nelle aree nei quali risulta positiva almeno una persona per la quale non si conosce la fonte di trasmissione o comunque nei quali vi è un caso non riconducibile ad una persona proveniente da un’area già interessata dal contagio del menzionato virus, le autorità competenti sono tenute ad adottare ogni misura di contenimento e gestione adeguata e proporzionata all’evolversi della situazione epidemiologica“.
Comuni chiusi con un solo caso positivo
Dunque: con anche un solo caso positivo in un comune le autorità competenti dovevano adottare le misure di contenimento adeguate? E’ stato fatto in Val Seriana. Cerchiamo di capire.
A questo fine è importante sottolineare questo passaggio contenuto sempre nell’articolo 1:
Tra le misure di cui al comma 1, possono essere adottate anche le seguenti:
a) divieto di allontanamento dal comune o dall’area interessata da parte di tutti gli individui comunque presenti nel comune o nell’area;
b) divieto di accesso al comune o all’area interessata.
Il testo prosegue con una serie di indicazioni quali la sospensione di manifestazioni, la chiusura delle attività scolastiche ecc. che in bergamasca sono state adottate da subito.
Ma perché proprio le misure di cui al punto a) e il punto b), le prime della lista (dunque viene da pensare le più importanti), quelle da subito adottate con l’istituzione della zona rossa nel lodigiano attuata tra il 22 e il 23 con Decreto del Governo, non sono state invece messe in atto in Val Seriana?
Se un Decreto prevede anche la possibilità di chiudere i comuni e quindi di non fare entrare né uscire nessuno anche con un solo contagio, perché la misura non è stata messa in atto quantomeno nei giorni successivi quando la curva dei contagi in bergamasca segnava un’impennata?
E di chi era la competenza a prendere questi provvedimenti?
Chi doveva decidere?
Anche qui cerchiamo risposta nel testo che all’articolo 3 “Attuazione delle misure di contenimento” recita:
“Le misure di cui agli articoli 1 e 2 sono adottate, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della salute, sentito il Ministro dell’interno, il Ministro della difesa, il Ministro dell’economia e delle finanze e gli altri Ministri competenti per materia, nonché i Presidenti delle regioni competenti, nel caso in cui riguardino esclusivamente una sola regione o alcune specifiche regioni, ovvero il Presidente della Conferenza dei presidenti delle regioni, nel caso in cui riguardino il territorio nazionale”.
Il decreto affida dunque la responsabilità al Presente del Consiglio dei Ministri affidando però spazio d’azione anche agli enti locali. Si legge infatti: “Nelle more dell’adozione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri di cui al comma 1, nei casi di estrema necessità ed urgenza le misure di cui agli articoli 1 e 2 possono essere adottate ai sensi dell’articolo 32 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, dell’articolo 117 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, e dell’articolo 50 del testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, approvato con decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267″.
In bergamasca è stato chiuso tutto, un mese dopo
Pare dunque chiaro che, se non era il Governo a muoversi, doveva farlo la Regione. Sta di fatto che in bergamasca, dove oggi si contano almeno 4500 morti, dove il sistema sanitario è allo stremo e il tessuto economico è sociale sono gravemente compromessi, siamo arrivati ad una chiusura simile a quella auspicata in questo documento del 23 febbraio, solo il 21 marzo, con l’ordinanza di Regione Lombardia che, sul fotofinish, ha stretto le maglie dei provvedimenti del Governo evidentemente in ritardo e inadeguati per la drammatica situazione che continuiamo a vivere.
Chiudere non è stato fatto ma lo si poteva fare da subito. Questo è quello che vogliamo dire. E non è dietrologia la nostra ma senso del dovere nel fornire un’informazione completa a chi come noi ogni giorno si chiede se questa tragedia potesse essere quantomeno contenuta e chi ha delle responsabilità a riguardo.
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gian
4 Aprile 2020 at 17:44
In questa vicenda le autorità sanitarie e non hanno sbagliato tutto lo sbagliabile, quando vedo la curva dei contagi lodi-bergamo rimango esterrefatto.Dai medici di base lasciati a mani nude a combattere contro questo virus fino al mancato contenimento dei contagi di alzano, permettendo che la valseriana diventasse un cimitero. Ora, all omerta dei primi tempi, le autorità sono passate allo scaricabarile, cosa che di solito precede la creazione di commissioni d’inchiesta che non arrivano a nulla.Ragazzi non fermatevi perchè le “pressioni”arriveranno
Giovanni
4 Aprile 2020 at 18:34
Non ora certamente ma penso che un domani si possa indagare anche sulle responsabilita’ di chi non ha agito , perche’ se io sbaglio pago senza sconti
e visto i morti che ci sono stati nella nostra povera valle mi sembra il minimo
Grazie e non lasciate perdere, insistete fino ad ottenere qualche risultato
Giovanni
4 Aprile 2020 at 18:38
ho dimenticato ho avuto la polmonite e sono positivo al coronavirus percio’ sono in quarantena, ma sono uno di quelli fortunati che sono venuto ancora a casa dall’ospedale e non in un urna
Grazie e buona giornata
Marco
4 Aprile 2020 at 20:17
Siete ad oggi una delle poche voci libere ed indipendenti, non fatevi imbavagliare, in questa regione c’è bisogno di informazione pulita, grazie per tutto ciò che fate .
Zoro
4 Aprile 2020 at 22:52
Ribadisco di rileggere le interviste sull’Eco di BG del 4 e 5 marzo del sindaco di Alzano…..e comunque la Regione poteva istituire la zona rossa quando e dove voleva….