Cronaca
Lombardia, nuove regole sui tamponi: prescritti dai medici, anche a domicilio ma solo per i nuovi casi
I tamponi potranno essere prescritti dai medici di base anche a domicilio e riguarderanno i nuovi casi.
Con una nuova delibera regionale la Lombardia cambia rotta sull’identificazione e tracciatura degli ammalati da Covid-19 abbandonando, così parrebbe, la strategia dei test sierologici e tentando di rendere più fruibili i tamponi.
Questi – in sintesi – potranno essere prescritti dai medici di base, dovranno essere eseguiti possibilmente 48 ore anche a domicilio e riguarderanno i nuovi casi, soprattutto quelli segnalati dai datori di lavoro.
Queste misure sono contenute nel documento “Evoluzione attività di sorveglianza e contact tracing in funzione dell’epidemia COVID‐19” che potete scaricare per avere una più ampia comprensione della confusionaria strategia messa in atto da Fontana e dalla sua giunta.
Il flop dei test sierologici: da 20mila al giorno a 33mila in poco più di due settimane
Dunque, se fino a qualche giorno fa sembrava necessario (e lo sarebbe stato, almeno nelle zone più colpite) fare una mappatura di come il virus aveva colpito i territori attraverso i test sierologici; oggi si dà più spazio ai tamponi.
Un’inversione di rotta per Gallera and co. che solo a metà aprile annunciavano alla stampa 20mila test del sangue al giorno, mentre in poco più di due settimane ne sono stati fatti 33mila in tutta la Regione. Potete leggere la nota ufficiale a riguardo sul sito di Lombardia Notizie.
La tanto attesa nuova delibera inoltre doveva contenere la possibilità per tante strutture private di poter sottoporre a test sierologici brevettati persone che si erano già prenotare. Questa ipotesi invece non è stata autorizzata.
Nuove regole per i tamponi
Cosa prevede dunque la nuova delibera firmata il 7 maggio? Lo leggiamo insieme:
In questa fase si rende necessario incrementare la sensibilità del sistema di sorveglianza e controllo delle malattie infettive attraverso la collaborazione di più soggetti non solo appartenenti al SSR.
Nella necessità di intercettare rapidamente l’insorgenza di nuovi casi sono coinvolti i datori di lavoro con la collaborazione dei medici competenti nei meccanismi che anticipano l’emergere della segnalazione: si cita ad esempio il loro ruolo nell’ambito dei percorsi di screening della temperatura per l’accesso all’attività lavorativa; la possibilità di raccogliere le segnalazioni da parte dei dipendenti di contatto di caso.
Attenzione ai nuovi casi ma in Val Seriana la Fase 2 è partita in totale insicurezza
Dunque l’attenzione di Regione Lombardia è rivolta ai nuovi casi. Cosa che sarebbe normale in una Fase 2 iniziata in totale sicurezza. Mentre in Val Seriana sono ancora centinaia le persone entrate in contatto con positivi o che hanno sviluppato sintomi lievi, che sono in attesa di un test o tampone o, peggio ancora, sono rientrare al lavoro senza alcuna certezza.
Ma continuiamo a leggere:
Ai fini di intercettare tempestivamente i possibili casi di infezioni da COVID‐19, è fatto obbligo a ogni medico di segnalare tutti i casi, anche al solo sospetto, utilizzando il sistema sMAINF1
Cosa devono fare dunque i medici quando individuano un caso sospetto?
Il medico in presenza di un caso sospetto è tenuto a:
- disporre l’isolamento del paziente e degli eventuali contatti famigliari/conviventi e,dei contatti lavorativi ove già noti;
- acquisire i dati per realizzare la segnalazione e ogni informazione utili all’indagineepidemiologica tra cui:
- ‐ sintomi (OBBLIGATORIO) (specificando febbre >=37,5°, tosse, coriza, dispnea,polmonite, affaticamento, anosmia e ageusia diarrea, o altri sintomi);
- ‐ data inizio sintomi (OBBLIGATORIO);
- recapito telefonico (OBBLIGATORIO) ed il domicilio del caso sospetto(OBBLIGATORIO);
- ‐ i nominativi dei contatti famigliari/conviventi per cui ha disposto l’isolamentodomiciliare (OBBLIGATORIO);
- collettività coinvolte (luoghi di lavoro, scuola, etc);
- ‐ altre informazioni utili e rilevanti per la gestione dei casi;
- l’avvenuta (o la non avvenuta) acquisizione del modulo di presa visione
C. inviare la segnalazione del caso ad ATS tramite il sistema sMAINF;
D. richiedere l’effettuazione dei test diagnostici per la ricerca di RNA virale (il MMG/PLS/CA se a domicilio, medico ospedaliero se in PS/ricovero; medico di struttura sociosanitaria per i propri assistiti); se il paziente è a domicilio la richiesta va trasmessa alla ATS di competenza.
Come verranno fatti i tamponi?
Il test diagnostico deve essere effettuato tempestivamente a far tempo dalla segnalazione alla ATS; nell’attesa, il caso sospetto va comunque trattato come caso accertato compreso l’isolamento dei contatti stretti.
L’esecuzione del tampone, su indicazione delle ATS, avviene da parte delle strutture erogatrici (ASST e strutture private accreditate), che strutturano in specifici ambulatori, preferibilmente in modalità drive‐through.
In caso di necessità il tampone può essere effettuato anche al domicilio, su indicazione di ATS e da parte di erogatori sanitari o sociosanitari accreditati (per es: ADI prestazionale), USCA o dalle équipe territoriali delle ASST (Vedi specifico paragrafo più avanti).
Come verranno garantiti tutti questi nuovi tamponi se prima non si riuscivano a fare?
Per aumentare la capacità di effettuazione dei tamponi sia al fine della diagnosi nei casi sospetti individuati dal MMG che non richiedono il ricovero in quanto affetti da sintomatologia controllabile a domicilio, sia per la conferma di guarigione dei casi confermati, si richiamano di seguito nuove strategie di erogazione dei test che ciascuna ATS potrà valutare in base alle caratteristiche del territorio e alla numerosità delle richieste:
1. Ambulatori dedicati da riservare in via prioritaria per i tamponi di controllo della guarigione
2. Tamponi in modalità drive‐through in via prioritaria per i tamponi diagnostici dei soggetti con sintomi lievi. Tale approccio consente di offrire il test evitando l’accesso in strutture che comporterebbe il rischio di contagio. Inoltre, questo consentirebbe da una parte di incrementare i volumi di attività, ottimizzando le risorse e offrendo nel contempo un abbattimento dei tempi sia di attesa sia di esecuzione, dall’altra di garantire una presenza più diffusa sul territorio. Tale modalità può essere attivata prevedendo un’elevata esecuzione di tamponi/die (indicativamente 100 tamponi/die), anche in collaborazione con la protezione civile per gli aspetti logistici.
Gli utenti verranno invitati precisando che saranno autorizzati ad accedere autonomamente con il proprio mezzo privato, dotati di mascherina e guanti e, in caso di impossibilità, potrà essere accompagnato da un’altra persona purché l’utente utilizzi il sedile posteriore dell’auto.
3. Tamponi a domicilio da riservare a pazienti con sintomatologia o che, per vari motivi, non possono essere inclusi nelle modalità di offerta di cui ai punti 1 e 2, attivando quindi i servizi al domicilio, anche tramite USCA o ADI‐COVID.
Il coinvolgimento di ATS e dei datori di lavoro
In conclusione al documento si legge che:
È da prevedere per la Fase 2 che ogni ATS individui team dedicati alla gestione dei nuovi casi incidenti in modo da agire rapidamente sui nuovi casi.
Si sottolinea che l’attività di sorveglianza e controllo prevede nelle sue diverse fasi e in relazione ai differenti attori coinvolti, un contatto diretto con soggetti sospetti/accertati COVID‐19. È pertanto necessario che i datori di lavoro effettuino le valutazioni in relazione alla specifica attività sanitaria svolta e forniscano i DPI necessari alla protezione dell’operatore sanitario nel rispetto delle indicazioni nazionali di volta in volta emanate e trasmesse.
Le buone premesse dunque ci sono per creare una rete di contatti che possa evitare che il virus torni a circolare prepotentemente. Quello che però ancora non ci spieghiamo è cosa devono fare tutte quelle centinaia di persone che in provincia di Bergamo sono ancora in attesa del test (ricordiamo le liste dei medici di base ad ATS sono state chiuse lunedì scorso e quelli a pagamento non sono stati autorizzati) o del tampone. Queste persone non sono nuovi casi e in teoria potrebbero restare escluse anche da queste nuove regole.
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Alex
11 Maggio 2020 at 8:07
Parole soltanto parole. Sono 12 giorni che mi hanno fatto il prelievo per il test sieriologico e non ho ancora ricevuto l’esito. Inoltre non è ancora ben chiaro se potranno essere fatti nella strutture private. Avevano promesso tamponi a tutti poi hanno cambiato promettendo test a tutti per cambiare nuovamente. Adesso ci prometto controlli molto stringenti per garantire sicurezza nella ripartenza.
Probabilmente ci consideriamo tutti stupidi e continuano con queste buffonate….