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Cronaca

16mila posti liberi in Lombardia nelle RSA, CISL: “Basta con il rimpallo di responsabilità”

16mila posti liberi nelle RSa lombarde. Didoné (FNP CISL): “Basta con il rimpallo di responsabilità. Condizione inaccettabile, inadeguatezza tecnica di certi incarichi”.

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case di riposo

“Ci sono migliaia di posti liberi, e migliaia di persone in lista d’attesa, con situazioni di disagio spesso anche grave che si ripercuotono sulle famiglie di tutta la Lombardia. Che la giunta regionale temporeggi per una decisione che a ogni persona di buon senso risulta scontata è una condizione inaccettabile, e conferma il senso di inadeguatezza tecnica di certi incarichi”. Lo sfogo del segretario generale di FNP CISL della Lombardia è conseguenza delle continue telefonate e richieste di chiarimento, se non di aiuto vero e proprio, ce sempre più numerosi familiari fanno arrivare al centralino di via Vida a Milano. E la situazione si ripete in ogni sede provinciale dei Pensionati della CISL.

“Occorre fare chiarezza sulle intenzioni di gestione nelle case di riposo – insiste Emilio Didonè – e sulla possibilità di traghettarle verso un ritorno alla normalità, e smetterla con il rimpallo delle responsabilità tra ATS e Giunta regionale”. Secondo i calcoli delle associazioni dei Gestori delle RSA, ci sono all’incirca 16.000 posti liberi nelle strutture della regione, con liste d’attesa che li riempirebbero in poco tempo.

“Ma il ginepraio realizzato durante i confronti tra Assessorato Welfare e rappresentanti Rsa ha di fatto determinato la richiesta di livelli di specializzazione non accompagnati da adeguati riconoscimenti economici (da tempo la Regione Lombardia è molto lontana dalla quota prevista dalla normativa nazionale) per sostenere gli impegnativi investimenti sulle attrezzature sanitarie e riabilitative e i costi della crescente qualificazione del personale. E su questi aspetti – puntualizza il segretario dei Pensionati CISL -, noi non siamo stati invitati anche se lo abbiamo espressamente e formalmente richiesto”.

Le strutture quindi faticano a gestire un sistema che, a fronte di costanti aumenti dei costi e del mancato adeguamento della quota sanitaria, non gravi completamente sull’onerosità delle rette “con ricadute sui costi del personale, e i conseguenti minacciati ricorsi a Cassa Integrazione e a licenziamenti, a terziarizzazioni che poterebbero a inevitabili processi negativi della qualità assistenziale”.

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