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Cronaca

Rete ospedaliera e territoriale lombarda. “Serve un cambiamento”

Rete ospedaliera e territoriale lombarda. “Serve un cambiamento”, l’appello del sindacato ANAAO-ASSOMED Lombardia. A rischio i presidi di montagna.

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Anche dopo l’emergenza legata al Covid-19 l’attenzione sulla rete ospedaliera territoriale in Lombardia è rivolta ai piccoli presidi di montagna, in particolare, come è apparso sulle recenti cronache locali, a quelli in Valtellina e in Val Brembana. Senza dimenticare l’ospedale di Piario, in alta Val Seriana, dove nell’autunno 2018 era stato chiuso il Punto nascita, centro fondamentale per le famiglie del territorio. I sindaci sono in prima linea, soprattutto quelli dei comuni strettamente vicini ai nosocomi, per difendere lo status quo o per chiedere il ripristino delle migliori condizioni, spesso lontane nel tempo, in cui questi ospedali hanno operato nel corso della loro vita.

Tutto ciò dà l’occasione, al sindacato ANAAO-ASSOMED Lombardia, di riportare in primo piano il più vasto tema della rete ospedaliera e territoriale lombarda, non disgiunta dalla rete per l’emergenza/urgenza, soprattutto dopo lo tsunami del COVID e le prese di posizione di politici di maggioranza e opposizione.

La competizione pubblico- privato ha bloccato il sistema ospedaliero lombardo

Il sistema lombardo è fermo da circa 25 anni, da quando cioè la riforma Formigoni ha reso possibile la competizione pubblico-pubblico e pubblico-privato. Su questa scelta ANAAO Lombardia ha sempre, anche recentemente, espresso perplessità perché competizione e libera scelta, cardini della riforma, collidono in maniera stridente con i temi della programmazione, della rilevazione dei bisogni della popolazione e dei fabbisogni delle strutture. In questo contesto è bene che tutti sappiano che avere un ospedale sotto casa (o davanti al proprio comune) non necessariamente è garanzia di diagnosi e cura, soprattutto quando si parla di emergenza/urgenza. Nello specifico, è meglio avere un DEA di I o II livello dotato di competenze, tecnologia e prontezza di risposta a qualche decina di chilometri, piuttosto che un Pronto Soccorso sotto casa con bassi volumi, che a volte implica limitate specialità, competenze e assenza di tecnologie costose tipicamente dedicate ai presidi con elevati volumi.

La sicurezza delle cure è il modello per il futuro

Lo sviluppo della rete futura, quella di cui il sistema sanitario lombardo ha veramente bisogno, prevede la sicurezza delle cure per pazienti e medici, così come previsto dalla legge, e l’efficienza delle risposte. Questo tipo di rete è fatto di centri ad alti e medi volumi, strettamente connessi con quelli a bassi volumi, di diagnosi sempre più precise sul territorio, di interazioni sempre più performanti grazie alle nuove tecnologie e di trasporti efficienti su gomma e via aria, come si conviene a un “piccolo stato” come la Lombardia. Non è vagheggiando il ripristino di condizioni irripetibili, perché irreali, che si garantisce la sicurezza delle cure, l’adeguatezza degli organici, la professionalità e la competenza di tutti i dirigenti medici e sanitari. 

“Se si valutassero con precisione le condizioni in cui molti presidi sono nati e hanno operato, nel bene e nel male, per decenni, si vedrebbe che queste condizioni non ci sono e non potranno più esserci scrive il sindacato -. Un sindacato responsabile, fatto da medici, biologi, fisici e dirigenti sanitari, non può sottacere che i pazienti sono curati bene e in modo sicuro solo se i professionisti lavorano in ambiente protetto e possiedono le professionalità e le tecnologie ideali allo scopo. La rete che ANAAO immagina non riguarda solo le zone di montagna ma tutta la regione. Paradossalmente, infatti, sono le zone di pianura quelle che maggiormente hanno bisogno di una rivisitazione dei ruoli e delle competenze delle strutture. È venuto quindi il momento di cambiare e cambiare in meglio non significa riportare le lancette degli orologi agli anni Settanta e Ottanta ignorando l’abisso tecnologico che separa il sistema sanitario regionale da quegli anni”.

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2 Commenti

1 Commento

  1. Walter

    24 Luglio 2020 at 15:26

    E’ ora che la gente di montagna si armi di forconi fatti di proposte concrete studiate sulla base delle esigenze della gente che è stata relegata a fare da “indiani” vincolati a stare sul posto per preservarlo a favore di chi viene e visitare le “nostre riserve indiane”. Torniamo in piazza giù in città, consegnando alla politica la lista dei disagi che sopportiamo ogni giorno e notte. Ora vedremo come saranno investiti i fondi europei. Amministratori di montagna, cominciate a metter giù programmi ambiziosi, per fare della montagna il Paradiso! Dobbiamo essere pronti con idee nuove. Forza Sindaci

  2. Marco

    24 Luglio 2020 at 17:20

    Ed alla fine come per i dirigenti non cambierà nulla.
    Il privato continuerà a speculare ed ad intascare, mentre il pubblico sarà ancora più privato di fondi e competenze.
    Le cure saranno solo per i più abbienti, che la plebe si fotta….

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