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Cronaca

RSA risorse strategiche ma vanno ampliati i servizi

RSA risorsa strategica per il territorio, ma vanno ampliati i servizi. Peracchi della CGIL: “Cerniera importante tra ospedali e territorio, vanno sostenute”.

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Il dipartimento welfare della CGIL di Bergamo ha elaborato alcune riflessioni e proposte sul sistema socio sanitario e sulla necessità di una sua rivisitazione alla luce della crisi pandemica, con particolare riferimento alle RSA nel nostro territorio. Si tratta di un contributo alla discussione e al confronto nelle sedi negoziali ed istituzionali che fa seguito ad altre analisi e ricerche sullo specifico tema, ultima tra le quali quella del novembre 2018 a cura dello SPI CGIL. In questi giorni è stato contestualizzato ed aggiornato nella consapevolezza che nelle prossime settimane si dovrò deciderà come trasformare in azioni concrete le ingenti risorse messe a disposizione da governo e Unione europea per il potenziamento dei sistemi socio sanitari assistenziali.

“Le 65 RSA bergamasche sono un patrimonio solido, qualificato e radicato nel nostro territorio che ha attraversato, con la pandemia, momenti drammatici e sta vivendo ancora oggi una situazione di grave difficoltà – spiega Gianni Peracchi, segretario provinciale CGIL Bergamo -. Un patrimonio che ha risposto e deve continuare a rispondere al bisogno primario di dare assistenza alle persone anziane in condizioni di non autosufficienza. Questa vocazione deve rimanere prioritaria nella mission delle RSA, ma può e deve essere integrata con altre e nuove prestazioni che si rendono necessarie per via dell’evoluzione dei bisogni degli anziani e del profilo della non autosufficienza”.

RSA come cerniera tra ospedali e territorio

“Ciò si è reso ancora più evidente con la crisi sanitaria che abbiamo vissuto e che potrebbe – ci auguriamo di no – riesplodere nei prossimi mesi. Le RSA potrebbero costituire una sorta di cerniera tra ospedali e territorio, andrebbero meglio integrate negli accordi di programma dei piani di zona dei comuni e potrebbero articolare alcune delle loro attività sul fronte dell’assistenza domiciliare, della riabilitazione, di alcune prestazioni di cura sub intensiva (certamente non Covid) – continua Gianni Peracchi, segretario provinciale CGIL Bergamo -. Inoltre, potrebbero diventare un punto di riferimento, se non addirittura sede fisica, per le aggregazioni dei medici di medicina generale. A titolo esclusivamente semplificativo, se si destinasse il 10% dei posti letto del sistema territoriale per queste funzioni si potrebbe contare su una rete di 600 posti letto e su una presenza capillare di riferimenti socio sanitari in tutta la provincia”.

Per fare questo sono necessarie alcune condizioni: la libera e autonoma scelta da parte delle strutture nell’attivazione delle eventuali convenzioni, una rivisitazione del sistema degli accreditamenti a livello regionale, la disponibilità a mettere in condivisione alcune funzioni , soprattutto, per le RSA più piccole. Ma soprattutto, si rende necessaria una sostanziale integrazione dei finanziamenti che oggi coprono solo parzialmente i costi sanitari delle strutture. Infatti, anche dopo l’introduzione della remunerazione in base ai Sosia, la parte a carico del servizio sanitario, prevista dalla normativa, non è mai stata coperta interamente. Ciò consentirebbe di avere entrate maggiori per il sistema che consentirebbero di incrementare quantità e qualità dei professionisti per sostenere le nuove attività e di calmierare i costi di quelle tradizionali, con un effetto diretto e positivo sulle rette. Di converso, si risparmierebbe rispetto all’ipotesi in cui queste prestazioni fossero rese da ambulatori e ospedali.

Tre considerazioni conclusive

  • Le R.S.A. sono soggetti autonomi, ancorati profondamente al territorio, dato che i consigli di amministrazione sono, generalmente, designati dalle autorità locali. Non hanno, quindi, bisogno di altre sovrastrutture, salvo che per la parte sanitaria, quella che ha mostrato le lacune maggiori durante la pandemia e non certo per responsabilità loro.
  • Una parte dei fondi che saranno messi a disposizione devono essere impegnati per coprire, almeno in parte, quanto perso per posti vuoti e mancati ricoveri in questi ultimi mesi, a tutela degli ospiti (rette) e del personale (occupazione).
  • Le procedure di riammissione di ospiti e parenti in struttura vanno semplificate e devono essere rese praticabili in tempi rapidi, naturalmente con ogni garanzia necessaria per la sicurezza del personale, dei visitatori e degli ospiti.

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