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Cronaca

“Da desecretare anche il piano di emergenza”, lo chiedono i parenti delle vittime

L’attività del Comitato dei parenti delle vittime di Covid-19 “Noi denunceremo” non si è fermata. I rappresentati chiedono di desecretare anche il piano di emergenza.

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L’attività del Comitato dei parenti delle vittime di Covid-19 “Noi denunceremo” non si è fermata neanche ad agosto perché – per chi li ha vissuti – è impossibile dimenticare i drammatici mesi dell’emergenza sanitaria. Perciò, sulla base dei contenuti del documento redatto dal Generale Pier Paolo Lunelli e depositato alla Procura di Bergamo ad integrazione delle 100 denunce presentate, e dopo la desecretazione di alcuni verbali del Comitato tecnico scientifico, ora il Comitato richiede alla Presidenza del Consiglio ed al Ministero della Salute di desecretare il Piano di emergenza nazionale redatto a gennaio.

C’era un piano d’emergenza? Era inaffidabile? I dubbi del Comitato

«Il 21 aprile 2020 – sostiene Stefano Fusco, portavoce del comitato Noi Denunceremo – è apparsa sul Corriere della Sera un’intervista condotta da Monica Guerzoni ad Andrea Urbani, Direttore generale della Programmazione sanitaria del Ministero della Salute (come è citato nel documento del generale Lunelli  a pagina 26). In essa il Direttore Generale afferma che a gennaio 2020 era stato redatto un “piano di emergenza” (poi secretato) un piano  in cui si sembrerebbero ipotizzare scenari da 600.000 morti in Italia. Ci chiediamo – continua Fusco – quale fosse l’esigenza di redigere un nuovo piano di emergenza se non a dimostrazione dell’inaffidabilità di quelli precedenti, o della vera e propria mancanza di un piano operativo di emergenza che fosse attendibile e testato. Vorremmo, inoltre sapere, su quali scenari ipotetici si era abbozzata l’idea catastrofica di 600.000 morti. Era una strategia di pubbliche relazioni che le autorità politiche avrebbero poi utilizzato per rivendersi il buon operato nella gestione dell’epidemia consapevoli che non si sarebbe mai arrivati a 600.000 morti? Oppure era forse un’ipotesi formulata a seguito della consapevolezza che proprio in virtù della mancanza di piani pandemici aggiornati ci si stesse muovendo alla cieca?».

Non vi alcuna ragione di ordine pubblico che ne giustifichi la segretezza

Stefano Fusco sottolinea anche che la secretazione di quel piano possa avere avuto un senso se gli scenari ipotizzati fossero stai prossimi al vero. Nondimeno, a distanza di mesi dall’inizio della 2^ fase non vi è più alcuna ragione di ordine pubblico che ne giustifichi la segretezza: «Applicare la classifica di segreto ad un documento significa che i contenuti saranno conosciuti soltanto da pochi.  Secretare un piano pandemico per questioni contingenti di sicurezza nazionale può essere legittimo, se lo scopo è quello di non allarmare la popolazione. Se è così, bene ha fatto il governo ad agire in questo modo. Tuttavia, a sette mesi di distanza da Gennaio è il momento di fare luce sui contenuti di questo piano e verificare che  questa decisione non abbia avuto altri scopi. Per questo motivo, a nome dei famigliari delle vittime, chiediamo alle autorità che questo piano segreto sia declassificato e reso pubblico».

Una ulteriore ombra sulla trasparenza dell’operato delle autorità preposte la gettano anche alcuni contenuti apparsi sul The Guardian qualche giorno fa: «Siamo inoltre preoccupati circa la notizia del The Guardian relativa al fatto che il 13 maggio era stato pubblicato sul sito dell’Organizzazione mondiale della sanità un testo dal titolo “Una sfida senza precedenti: la prima risposta dell’Italia al Covid-19”, (“An unprecedented challenge; Italy’s first response to Covid-19”). In questo documento – continua Fusco – risulta che si esaminava quanto era accaduto in Italia all’inizio della pandemia, con l’unico sano obiettivo di fornire indicazioni di aiuto alle altre nazioni, al fine di evitare quanto purtroppo vissuto da noi in Lombardia e in provincia di Bergamo in particolare. Ebbene, sembrerebbe che questo rapporto sia stato rimosso il giorno successivo in seguito a pressioni del rappresentante nazionale italiano presso l’organizzazione mondiale della sanità».

E’ questa una preoccupazione legittima, che vuole enfatizzare lo scopo principale dell’Organizzazione mondiale della sanità, ovvero quello di migliorare e ridurre i rischi per la salute dei cittadini del nostro pianeta, soprattutto riguardo ad eventi imprevedibili come la pandemia che ci ha colpito nei nostri affetti. Sappiamo infatti che questa  Organizzazione persegue  al suo interno il principio di massima trasparenza, che richiede anche ai propri membri.

Interessata anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità

Per questo motivo, il Presidente del Comitato NOI DENUNCEREMO ha inviato una lettera al Presidente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità allo scopo di chiedere che questo documento sia reso pubblico a tutti,  e possa servire in futuro per salvare altre vite umane.

Della richiesta verrà messo a conoscenza anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «Il comitato Noi Denunceremo ha deciso di inviare per conoscenza la pec al dott. Mattarella – spiega la legale del comitato, Consuelo Locati – in virtù della carica pubblica che ricopre, ma soprattutto del ruolo che, non solo ex lege bensì nella coscienza comune, riveste il Presidente della Repubbica Italiana. I cittadini che lui rappresenta non si sono mai sentiti ascoltati e protetti dalla Istituzioni e hanno voluto e dovuto unirsi nel nostro comitato per far sentire insieme la loro voce, la voce di chi si è sentito abbandonato. Il Presidente della Repubblica ha il ruolo di garante dei Ministri, rappresenta l’unità nazionale, è il garante dell’indipendenza e dell’integrità della nazione e vigila sul rispetto della Costituzione, assicurando vieppiù il rispetto dei trattati e dei vincoli derivanti dall’appartenenza dell’Italia ad organizzazioni internazionali e sovranazionali. Le istituzioni, governative e regionali hanno abbandonato I propri cittadini e, ora, l’unica figura istituzionale che può intervenire a ridare espressione concreta al dialogo tra istituzioni e cittadini rimane il Presidente della Repubblica».

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