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Cronaca

Ragazzi On The Road a Livigno, un ponte simbolico con Bergamo

Covid-19, Livigno protetta: in strada Polizia Locale e studenti. “Ponte simbolico con Bergamo” attraverso i Ragazzi On The Road. Visita del Procuratore Maria Cristina Rota

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Livigno, montagna sicura che diverte ed educa. E che previene, anche il contagio. In campo, insieme alla Polizia Locale, e ad altre Forze dell’Ordine, una quindicina di studenti impegnati nel progetto “On The Road”, unico nel suo genere in Italia nato a Bergamo, la provincia più colpita dalla pandemia. L’iniziativa, collaudata lo scorso inverno e promossa dall’associazione Ragazzi On The Road di Bergamo, è fortemente voluta dal Comune di Livigno e fino al 30 agosto coinvolge i giovani abitanti della nota località turistica in una serie di esperienze educative. 

“L’amministrazione crede molto in questo progetto perché crea vicinanza tra i ragazzi e le istituzioni, e consente loro di capire il lavoro delle persone che operano per raggiungere obiettivi importanti per la comunità. Così come avvenuto, con successo, nel corso dell’edizione invernale” – dichiara Romina Galli, Assessore alle Politiche Sociali dell’Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco Damiano Bormolini, il quale, è intervenuto nel corso della giornata formativa dei #ragazziontheroad per fare un augurio ai giovani partecipanti: “Il mio augurio è che facciate un’esperienza positiva e che la trasmettiate ai vostri amici, per far capire quali sono le necessità del territorio e gli impegni delle varie organizzazioni e magari in futuro scegliere di intraprendere questa strada lavorativa e di servizio alla collettività”. 

Una scommessa in un periodo difficile che ha segnato tutti, segno di ripartenza e di speranza. Con tutte le precauzioni necessarie gli studenti hanno la possibilità di entrare in prima persona nel meccanismo della gestione emergenze attraverso una “prova di realtà”. Con un unico duplice grande obiettivo: preservare vite rendendo i giovani più consapevoli dei rischi della strada e non solo, tra cui anche il Covid-19. Importante per la realizzazione di “Summer On The Road”, sostenuta dal Comune di Livigno e dalla Polizia Locale, anche l’apporto del CiAGi, Centro di Aggregazione Giovanile Centroanch’io, Cooperativa sociale L’impronta. 

Un progetto nato in Val Seriana

Il progetto “On The Road”, nasce 13 anni fa in Valle Seriana, nella bergamasca, e nel tempo si è espanso in Lombardia, tra scuole e Univerisità, anche nelle province di Milano e Brescia e dall’inizio dell’anno anche in quella di Sondrio. “Summer On The Road”, così come la precedente edizione Winter tenutasi a Livigno a cavallo tra dicembre e gennaio 2020, è un’evoluzione del suddetto progetto, che da sempre pone al centro i più giovani per dar loro la possibilità di toccare con mano la realtà dell’emergenza e del soccorso. 

Gli studenti, residenti nel Comune di Livigno e supportati dallo staff dell’associazione e dal pedagogista ed educatore del Centro di Aggregazione Giovanile di Livigno (CiAGì) Centroanch’io, hanno la possibilità di stare al fianco degli agenti del Comando di Polizia Locale di Livigno, dell’Associazione Nazionale Carabinieri Cinofili, di comprendere l’importanza degli operatori di soccorso, grazie ai volontari dei Vigili del Fuoco del distaccamento Livigno, del Soccorso Alpino, e i soccorritori degli impianti sciistici Carosello 3000 e Mottolino Fun Mountain. Gli over 18 hanno anche l’opportunità di affiancare gli agenti della Guardia di Finanza in servizio al Passo Foscagno, per capire la complessità che ricopre il controllo doganale grazie anche alla collaborazione dell’Agenzia delle Dogane di Tirano S. o. T. di Passo del Foscagno. Non solo: i partecipanti hanno anche la possibilità di affiancare “In un giorno da” il sindaco Damiano Bormolini, il vicesindaco Remo Galli e l’assessore Romina Galli per comprendere il loro servizio e la peculiarità della loro missione. 

La significativa visita del Procuratore Maria Cristina Rota

Soddisfatto Alessandro Invernici, giornalista e creatore del format educativo insieme all’agente Giuseppe Fuschino, e vicepresidente dell’associazione Ragazzi On The Road di Bergamo presieduta da Egidio Provenzi. Per sottolineare il simbolico ponte e la vicinanza con Bergamo – la provincia più colpita dalla pandemia, con oltre 7.000 vittime – ha fatto visita ai #ragazziontheroad impegnati a Livigno anche il procuratore aggiunto di Bergamo, Maria Cristina Rota, titolare proprio dell’inchiesta bergamasca sul Covid-19. 

Aderiscono al progetto “Summer On The Road 2020”: Comando di Polizia Locale di Livigno, Guardia di Finanza Tenenza Passo Foscagno – Agenzia Dogane Monopoli, Vigili del Fuoco distaccamento Livigno, Associazione Nazionale Carabinieri Cinofili, Soccorso Alpino di Livigno, Sicurezza piste – Carosello 3000 e Mottolino Fun Montain. 

Le attività intraprese dai protagonisti di questa edizione, così come le precedenti, potranno essere seguite sul sito (www.ragazziontheroad.it) e sui profili social ufficiali dell’Associazione: Facebook “Ragazzi On The Road”, Instagram @ragazziontheroad”e sul canale YouTube “Ragazzi OnTheRoad”. 

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3 Commenti

1 Commento

  1. Prostatone

    27 Agosto 2020 at 18:02

    Ottimo dai, aria fresca ecc. Lè pecàt a lamentàs!

    • Prostatone la vendetta

      27 Agosto 2020 at 18:04

      Ps e l’anno prox tutti a Portofino.

  2. Celso Vassalini

    29 Agosto 2020 at 14:17

    Un’intera generazione ha dovuto interrompere la propria istruzione. Riaprire le scuole-università e centri di formazione non è un fatto tecnico: è la prima scelta di una comunità degna di questo nome. La scuola-università e formazione è il punto di ripartenza del Paese: i ragazzi di ogni ordine e grado scolastico e centri di formazione… Perché la priorità è che la scuola riparta: un Paese con la scuola chiusa è un Paese morto. Il futuro della scuola, formazione e università che boccio l’istruzione da remoto in toto, secondo me non può essere, esistere la cultura da remoto. Secondo me non può esserci. Ho ammirato i molti insegnanti impegnati ad organizzare classi e formazione virtuali, provando a innovare la loro didattica per mantenere attiva la scuola-università-formazione e il contatto con i loro alunni-matricole. Dobbiamo essere loro molto grati. Secondo me il futuro spetta nella scuola… Il problema della Sicurezza sembra aver colonizzato ogni riflessione sulla scuola suo futuro. Quando della scuola che ricomincia si pone il valzer dello stanziamento, appunto didattica a distanza, come dire nessuno ragiona su l’occasione drammatica che questo virus di andata a di ritorno ci ha dato di ricostruire la scuola. Perché la scuola italiana è un paziente che da decenni è in terapia intensiva e perché non si stanziano risorse sufficienti, perché questo Paese non ha ancora capito che un paese che non investe sulla scuola è un paese senza futuro è un paese morto. Perché concepisce la scuola sotto certi versi, come un’azienda, o un parco giochi o un asilo sociale dove parcheggiare i nostri figli. E invece sarebbe l’occasione di un anno zero, della ricostruzione anche del pensiero della didattica della scuola, di cui nessuno in questo momento particolare parla. E in vece sarebbe l’occasione di fare uno sforzo di poesia, uno sforzo di immaginazione nel ripensare seriamente la nostra scuola. Si parla tanto di vaccini in questo periodo. Pasolini diceva una cosa fondamentale sulla scuola… Diceva che il vaccino che la scuola distribuisce gratuitamente, che è il vaccino della cultura. E dove c’è cultura c’è desiderio di vita, dove non c’è cultura c’è desiderio di morte. Dovremmo sempre ricordarci di queste parole. Questa pandemia c’è lo ha tristemente dimostrato. Sono stati fatti decine di decreti, tranne che della scuola. E sto parlando del futuro di questo paese. Non è un controsenso… Penso che sia una cecità, la scuola non restituisce una produttività immediata, pensare alla scuola significa avere dei pensieri lunghi che investono le generazioni. Da questo punto di vista come dire il pensiero per la scuola deve essere un pensiero che implica una prospettiva. Quindi non ha un ritorno profitto immediato. Ha fatto a me molta impressione la marginalità a cui è stata costretta la scuola università e formazione. Ma non è una marginalità legata al Covid, è una marginalità che risale diciamo negli ultimi decenni nel nostro Paese. Non c’è un pensiero autenticamente Riformista, la scuola che pone la scuola centro del futuro del nostro Paese. Il consiglio che mi sento di dare agli studenti è continuate a studiare, quello che amano di più. La scuola, università e formazione dovrebbe favorire dei talenti, una continua crescita professionale nell’arco della nostra vita, le inclinazioni, delle vocazioni. Educare non significa normalizzare le vite, non significa raddrizzare le viti storte, ma significa potenziare i desideri e le deviazioni singolari, anche quelle più anomale. Dedicarsi alle cose che piacciono, dove il dovere si confonde con il desiderio. Se io devo studiare qualcosa che mi piace mentre sottoponendo al dovere, in realtà sto realizzando il mio desiderio. Mi auguro che loro riescano in questa impresa a coniugare il desiderio con il dovere. La vera trasgressione è provare piacere nello studio e nella crescita professionale. Penso che una privazione che i nostri ragazzi e adulti hanno subito è non aver potuto beneficiare delle lezioni in aula. La lezione in aula è una cosa, la lezione a distanza è un’altra cosa. Il Maestro, il formatore e il Prof, non è solo un’astrazione, un corpo una voce una presenza e tutto questo come dire erotizza, in qualche modo il rapporto i giovani con il sapere. Ecco io penso quello che conta è come dire accendere il desiderio di sapere. Un’ora di lezione a questo potere. Questi ragazzi sono stati privati per certi versi della bellezza della lezione in Aula. I nostri figli, gli adulti a scuola, non fanno solo l’esperienza dei libri, ma fanno esperienza del sociale, condivisione e interscambio, da questo punto di vista la scuola, università e centri di formazione è fondamentale di incontri in quelle piattaforme ci si incontra. La scuola che danno forma alla nostra vita, alla crescita professionale. Non solo gli incontri con gli insegnanti, formatori ma anche gli incontri con i compagni e le compagne, la scuola è il luogo dove la giovinezza, la crescita professionale si affaccia al miracolo dell’amore. Da questo punto di vista io sostengo che la scuola quale sarebbe primaria la cultura della prevenzione, quella di introdurre i nostri figli i nostri ragazzi e gli adulti al miracolo dell’amore. E quando c’è il miracolo dell’incontro, quando il corpo dell’altro non è depredato, non è saccheggiato ma è vissuto come se fosse un libro. E l’incontro del corpo dell’esperienza, come se fosse un libro, impone gentile, tempo, pazienza e curiosità della lettura. Quanto sarebbe bello avere una persona come “preparata” come ministro dell’istruzione o almeno A guidare una task force che si occupi della ripresa della scuola anche e soprattutto da un punto di vista psicologico visto trattasi di anime e cervelli in fase evolutiva e di crescita professionale, più che di banchi con le rotelle! Da sempre i Papi hanno riservato particolare attenzione al mondo della scuola e ha ragione Draghi quando pone la questione educativa come la questione centrale. Ai ragazzi bisogna dire: studiate, studiate, studiate e mettete la mascherina e ricordiamo le persone che il coronavirus ci ha portato via, la gran parte i nostri nonni».
    Buon anno scolastico.
    Celso Vassalini pensionato UNIBS

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