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Cronaca

Lombardia, solo 21% dei letti di terapia intensiva previsti

In Lombardia solo 21% dei letti di terapia intensiva previsti dal Decreto Legge Rilancio. La denuncia del Tavolo della Salute di Bergamo: “La visione ospedalocentrica ha fallito”.

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Impreparati anche nella seconda ondata: è inaccettabile. E’ la denuncia del Tavolo della Salute di Bergamo, una piccola realtà di cittadini, operatori della sanità che si impegnano sul tema della sanità da oltre tre anni, inviata all’assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera, e al Direttore Generale dell’assessorato Marco Trivelli.

Il testo della denuncia: “Solo 21% di posti letti, ancora impreparati: è inaccettabile”

La seconda ondata è arrivata minacciosa sugli ospedali lombardi e sulle strutture sanitarie che, nonostante le ampie previsioni, sono state colte “impreparate”. Cosa è stato fatto da aprile a oggi per arginare la pandemia? Pochissimo: del tutto irrilevante e sciagurata la politica sanitaria della Regione Lombardia.

I famosi “eroi”, gli “angeli” della corsia erano spesso operatori assunti a tempo determinato, precari e /o con contratti libero/professionale che hanno tappato dei buchi per l’emergenza… e poi? La medicina territoriale è ancora ferma, mancano le unità sanitarie territoriali, USCA, quelle che dovrebbero fare medicina preventiva e cura sul territorio, che dovrebbero curare a casa. Dovevano essere 200, se ne contano 46.

A cinque mesi dal Decreto Legge Rilancio, sono stati creati in Lombardia il 21% di letti previsti per adeguare le terapie intensive; dagli 861 letti pre-covid si doveva raggiungere quota 1446(+585) e siamo 983 (+122) posti attuali.

Milano e Lodi ne contano una decina ,Bergamo sei, a Brescia quattro.
Fonti regionali riferiscono che i bandi per costituire le Usca non sarebbero andati a buon fine per mancanza di medici in base agli obiettivi prefissati.

Invece delle USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale): altri proclami a non recarsi negli ospedali, parole che non si possono più ascoltare. Ancora gli annunci a non intasare i pronto soccorso, l’invito a chiamare il medico di base: è una farsa omicida, quando sappiamo tutti qual è la situazione della medicina territoriale! Ci ricordiamo tutti le persone morte a domicilio senza nemmeno l’ausilio di una bombola di ossigeno, con i congiunti improvvisati sanitari a correre da una farmacia all’altra per cercare bombole di ossigeno, improvvisare mascherine, comprare saturimetri, di cui fino al giorno prima non conoscevano nemmeno l’esistenza, o chi giungeva in ospedale in condizioni ormai disperate perché seguivano il mantra di non andare in ospedale.

Personale tolto dagli ospedali per il territorio, servono nuove assunzioni

Sono state messe delle unità infermieristiche sul territorio, personale competente, tolto dalle strutture ospedaliere che già erano in carenza di organico ben prima della pandemia. Sono stati fatti dei bandi per nuove assunzioni, ma quando arriveranno? Personale, comunque, da addestrare: non si poteva provvedere nei mesi passati? E le unità infermieristiche sul territorio dovranno andare oltre le loro competenze, visto la carenza di medici di base?

Medici e infermieri stanno rivedendo un film già visto negli scorsi mesi: si sta di nuovo ospedalizzando il Covid, gli ospedali si stanno di nuovo riempiendo, bloccando le normali attività ospedaliere, che tanto normali non sono mai state, visto le già lunghe liste d’attesa e a volte impossibili accessi per visite ed esami strumentali.

Erano in sofferenza prima del covid e hanno ripreso con maggior sofferenza, con il personale allo stremo delle forze. In queste condizioni sono state riprese le attività di sala operatoria, dei pre-ricoveri, degli ambulatori con visite che non riescono a smaltire.

Al personale sanitario non servono premi temporanei, serve un rinnovo contrattuale, che porti a livello di stipendi europei; serve che vengano fatte assunzioni stabili, che venga tolto il numero chiuso alle facoltà di medicina e specialistica.

600 medici e infermieri scrivono una lettera aperta

È in questa situazione che 600 medici e infermieri bergamaschi e lombardi hanno scritto una lettera aperta, denunciando queste carenze e facendo proposte anche in previsione di questa seconda ondata, proposte operative inascoltate. Si adottano misure emergenziali individuando come unici responsabili i comportamenti dei singoli, mentre è evidente l’immobilismo colpevole di chi governa a livello regionale e nazionale

Il fallimento della visione ospedalocentrica, aziendalistica e privatistica della sanità della regione Lombardia è sotto gli occhi di tutti. La pandemia l’ha resa ancora più drammatica.

È importante che vengano ascoltati gli operatori sanitari, che se ne vadano i politici affaristi e che la sanità torni ad essere un bene pubblico che produce benessere per tutti e non affari per pochi.

Il Tavolo della Salute di Bergamo

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1 Commento

1 Commento

  1. Marco

    27 Ottobre 2020 at 20:31

    Tutto condivisibilissimo purtroppo chi di dovere in regione è totalmente incompetente, quindi non ne verremo mai a capo sino a che non li manderemo a concimare campi.
    È condivisibile anche l’invito a non intasare i P.S. moriamo a casa…..lasciamo che i P.S. si occupino dei vips. Fanculo va.

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