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Cronaca

Inchiesta Covid su epidemia e omicidio colposi: Conte e Speranza attesi a Brescia

Le posizioni dei due parlamentari sono passate per competenza al Tribunale dei Ministri di Brescia che li interrogherà sulle loro responsabilità nella gestione della primissima fase della pandemia in Italia

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Sono attesi per mercoledì 10 maggio, a Brescia, l’ex premier Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, e Roberto Speranza, ex ministro della Salute, al Tribunale dei Ministri per rispondere delle accuse di epidemia colposa ed omicidio colposo contestate ai due parlamentari dalla Procura di Bergamo. La Procura bergamasca ha condotto, in un fascicolo del Procuratore Aggiunto Maria Cristina Rota con le indagini della Guardia di Finanza, la maxi inchiesta sulla prima fase della pandemia in Italia per rispondere ai familiari delle vittime del Covid19 che da quella primavera 2020 hanno chiesto conto delle migliaia di morti in eccesso nelle provincie lombarde, soprattutto in quella bergamasca.

Le posizioni di Conte e Speranza sono passate per competenza al Tribunale dei Ministri che ha sede a Brescia: le loro deposizioni – in questa fase ancora di indagine -, saranno a porte chiuse, in una Palagiustizia blindato per l’occasione, anche in vista delle annunciate manifestazioni di proteste che sono state indette all’esterno del tribunale cittadino.

Conte e Speranza a Brescia, i familiari della vittime: “Fiducia nella magistratura”

E proprio da queste manifestazioni che coinvolgeranno no green pass e non vax, si dissociano i familiari delle vittime che fanno sapere: “I due parlamentari sono attesi a Brescia dove saranno sentiti dal Tribunale dei Ministri per i reati di epidemia colposa e omicidio colposo, contestati all’ex premier ed ex Ministro della Salute dalla Procura di Bergamo nell’ambito dell’inchiesta che noi stessi, familiari delle vittime del Covid19 abbiamo contribuito ad avviare con i nostri esposti. Saremo presenti non come presidio ma solo in forma simbolica e di testimonianza, per ribadire la nostra fiducia nella magistratura. Cogliamo l’occasione per precisare che l’associazione #Sereniesempreuniti si dissocia da ogni forma di protesta che strumentalizzi l’inchiesta di Bergamo ponendo l’attenzione su tematiche che non sono oggetto dell’indagine in questione”.

Nulla c’entrano infatti i temi diffusi dai gruppi di protesta con quanto indagato dai magistrati bergamaschi che contestano a Giuseppe Conte e Roberto Speranza le loro responsabilità riguardo al mancato aggiornamento e attuazione di piano pandemico nazionale e la mancata istituzione della zona rossa della Val Seriana, nella bergamasca.

“Come legali – commenta Consuelo Locati, del team di avvocati che seguono i familiari delle vittime sia in sede penale che civile – ribadiamo la nostra completa fiducia nella magistratura. Confidiamo che il tribunale dei ministri valuti le posizioni dell’ex premier Giuseppe Conte e dell’ex Ministro della Salute Roberto Speranza avendo riguardo a tutti i documenti e gli allegati, chat incluse, fatti emergere dalla Procura di Bergamo nel corso della mastodontica indagine triennale e da cui risulta una indiscutibile impreparazione del nostro paese a rispondere e gestire l’emergenza pandemica più annunciata della storia. Non è stato uno tsunami quello che ci ha colpito. Ma la strage che soprattutto la bergamasca e la Lombardia hanno subìto è stata la conseguenza della risposta improvvisata caotica e creativa del nostro Paese ad un virus letale, risposta che sarebbe invece stata adeguata in presenza di un piano pandemico adeguato e di un intervento tempestivo che istituisse la zona rossa nella bergamasca. Incombenti, questi, a carico anche dell’ex Ministro della Salute e dell’ex Premier”.

Cosa potrebbe accadere domani a Brescia

A quanto appreso Speranza, assistito dall’avvocato Guido Calvi, non dovrebbe essere presente in aula ma dovrebbe depositare una memoria difensiva di oltre 70 pagine. Conte invece dovrebbe presenziare senza alcuna alcuna relazione difensiva, difeso dall’avvocato Caterina Malavenda.

Composto da un collegio speciale, presieduto dalla giudice che guida la sezione lavoro Mariarosa Pipponzi e composto da altre due toghe civili, il tribunale dei Ministri, ha 90 giorni di tempo dalla trasmissione degli atti, per sentire il pubblico ministero, effettuare i propri approfondimenti, e decidere se archiviare il procedimento sul Covid oppure trasmettere gli atti al procuratore. Nel primo caso, si tratta di una decisione non impugnabile, nel secondo caso il procuratore, per procedere, dovrà chiedere l’autorizzazione al Parlamento. Se la Camera di appartenenza negasse il via libera, il processo non avrebbe luogo, in caso contrario il procedimento continuerebbe secondo le regole del rito ordinario davanti a giudici del tribunale di Brescia.

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