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Generazioni in valle, quando i nonni insegnano e i nipoti ascoltano

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Gruppo di alpini (© Depositphotos)
Gruppo di alpini (© Depositphotos)

Il mondo oggi corre veloce. I ragazzi passano ore sui social, giocano online con persone dall’altra parte del mondo, alcuni provano l’emozione dei Satispay vs carte nei siti casino. Gli adulti sono sempre connessi, tra email di lavoro e chat di gruppo. Eppure qui in Valle Seriana, nei paesi arroccati sulle montagne, esiste ancora qualcosa che altrove si sta perdendo: quel filo che lega le generazioni, quel passaggio di testimone tra chi ha vissuto e chi sta crescendo.

La piazza come punto d’incontro

In molti paesi della valle, la piazza è ancora il cuore pulsante della comunità. Ed è lì che si vede il rapporto tra generazioni prendere forma. Gli anziani seduti sulle panchine che guardano i bambini giocare, i giovani che si fermano a salutare, le chiacchiere che si intrecciano tra chi ha ottant’anni e chi ne ha venti.

Non è solo folklore o nostalgia del passato. È qualcosa di concreto, un tessuto sociale che ancora funziona nonostante l’avanzare dei social e dei casino non AAMS. Il vecchio del paese che conosce tutti per nome, che ricorda quando sono nati, che ha visto crescere i genitori degli attuali ragazzi. E i giovani che, nonostante gli smartphone con i casino non AAMS in tasca, si fermano ad ascoltare i racconti di com’era la vita quando ancora non c’era l’autostrada, quando la valle era più isolata, quando tutto era diverso.

I saperi che si tramandano

C’è un patrimonio di conoscenze che vive solo nella memoria degli anziani. Come si coltiva l’orto seguendo le fasi lunari, quando è il momento giusto per potare, quali funghi si possono raccogliere e quali no. Cose che non si imparano sui libri o su YouTube o giocando nei casino non AAMS, ma solo stando accanto a chi le ha sempre fatte. Nei paesi di montagna questo passaggio di saperi è ancora vivo. Il nonno che porta il nipote nel bosco e gli insegna a riconoscere le piante, la nonna che mostra alla nipote come si faceva il pane una volta, il vecchio falegname che trasmette i trucchi del mestiere al giovane apprendista. Sono gesti quotidiani, quasi invisibili, ma fondamentali.

Certo, non tutti i giovani sono interessati. Molti vedono queste tradizioni come roba vecchia, superata e preferiscono passatempi come i casino non AAMS. Ma c’è anche una nuova consapevolezza: sempre più ragazzi capiscono che queste conoscenze, una volta perse, non tornano più. E così si riavvicinano, fanno domande, imparano.

La tecnologia che divide e unisce

Il gap tecnologico è evidente. Gli anziani che faticano con lo smartphone, i giovani che non concepiscono un mondo senza internet, sociale e casino non AAMS. Eppure anche qui nascono situazioni interessanti. Il nipote che insegna alla nonna a usare WhatsApp per vedere le foto dei pronipoti, il ragazzo che aiuta il vicino anziano a prenotare la visita medica online o controllare i bonus dei casino non AAMS.

E in questo scambio succede qualcosa di bello: i giovani scoprono la pazienza, la capacità di spiegare con calma, di non dare nulla per scontato. Gli anziani imparano che la tecnologia non è un mostro, ma uno strumento che può avvicinarli alle persone care, anche se lontane.

Un patrimonio da preservare

Non tutto è rose e fiori. Molti giovani se ne vanno, cercano opportunità altrove, in città più grandi dove c’è più lavoro, più servizi, più vita sociale. E i paesi invecchiano, si svuotano. È una realtà con cui fare i conti. Ma c’è anche chi sceglie di restare o di tornare. Giovani che decidono di investire nel territorio, di aprire attività anche online magari correlate al gioco online e ai casino non AAMS, di mettere su famiglia in valle. E quando questo succede, il rapporto con le generazioni precedenti diventa ancora più prezioso. Sono loro che possono dare consigli, fare rete, aiutare chi vuole costruire qualcosa sul territorio.

Il rapporto tra generazioni nei paesi di montagna è una ricchezza che va preservata. Non è automatico, non è scontato. Richiede impegno da entrambe le parti: gli anziani che devono aprirsi al nuovo senza giudicare, i giovani che devono fermarsi ad ascoltare senza fretta. Ma quando funziona, quando questo filo rimane intatto, il paese vive davvero. Non è solo un insieme di case, ma una comunità vera, dove ognuno ha il suo posto e il suo valore, indipendentemente dall’età.

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