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Cultura

DA ROVETTA, A GANDINO FINO A SELVINO… LA VALSERIANA NON DIMENTICA

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L’anniversario del 27 gennaio 1945, giorno della liberazione del regime nazista, anche in Val Seriana è un momento per non dimenticare. Da Rovetta e Gandino, comuni che stanno riscoprendo il proprio passato di terre che diedero salvezza agli ebrei, a Selvino dove Scesopoli, nata come scuola di educazione fascista, venne convertita a colonia per i bambini ebrei rimasti orfani.

A Rovetta e Fino del Monte i documenti e la memoria dei più anziani, raccontano di piccole comunità di ebrei che vennero confinati dal Governo italiano in questi piccolo paesi di montagna, trovando protezione e salvezza grazie alla benevolenza di alcuni cittadini. Negli anni della repressione fascista vennero relegati nel comune di Rovetta e Fino del Monte almeno 6 – 7 persone ma si può presumere che la piccola comunità ebraica raggiunse le 20 unità. Diversi sono gli episodi raccontati attraverso i documenti recuperati grazie al lavoro dell’archivista Bernardino Pasinelli. Le carte rivelano come gli internati, spesso con una buona posizione sociale, potessero lavorare e avevano a disposizione delle risorse proprie.

Più numerose invece le presenze a Gandino: grazie al lavoro di recupero storiografico si può parlare oggi di circa una cinquanta di persone, ospitate dal 1940 in poi grazie alla solidarietà delle famiglie. Sono storie a lieto fine queste, di gente che è stata salvata così come i bambini di Sciesopoli: così il filo conduttore tra i paesi è inevitabile.

Si salvarono alcuni adulti dunque in Val Seriana, ma si salvarono soprattutto i più piccoli che nella grande colonia sull’Altopiano ritrovarono la possibilità di vivere la propria infanzia nel cammino di ritorno a Israele. Da Sciesopoli passarono 800 bambini ebrei tra cui nomi che divennero illustri come il pittore Shlomo Schwartz e il musicista Gary Bertini, divenuto direttore d’orchestra di fama internazionale.

E proprio qui è presente in questi giorni l’opera “Relitti”, visibile nella giornata di oggi fino alle 16.30 e inaugurata sabato scorso tra la commozione dei presenti in una cerimonia voluta dall’assessorato alla cultura di Selvino: un’istallazione toccante a cura dell’artista di Gandino Ivano Parolini che dimostra come, davanti allo scempio dello sterminio ad opera dei tedeschi, restano poche parole da dire ma ancora molte riflessioni da fare. Anche attraverso opere come queste.

Un vero binario che richiama nella memoria quello di Auschwitz, conduce a Sciesopoli: su di esso si trova una scultura lignea che rappresenta ciò che resta di un corpo martoriato, scolpita da Giampaolo Pasini.

Ma il messaggio lanciato sabato è quello della speranza: dopo l’orrore dell’Olocausto bisogna pensare al futuro, grazie a quei palloncini lanciati in cielo dagli studenti presenti.

 

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Nella foto: “Relitti” a Selvino

 

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