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Cronaca

Vertova piange la scomparsa di Diego Gusmini, 40enne operaio della ditta Bortolotti di Cene

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Un altro gravissimo lutto ha colpito la comunità di Vertova. Diego Gusmini, operaio della ditta Bortolotti di Cene, lascia la moglie ed un bimbo di sei anni.

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Nella notte fra sabato 18 e domenica 19 marzo la comunitá di Vertova è stata nuovamente colpita (dopo la morte di Luisa Barzasi, madre di sei figli,  avvenuta venerdì 17 marzo) da un gravissimo lutto. Proprio nel giorno della festa del papá un malore repentino non ha lasciato scampo a Diego Gusmini, 4o anni, che lascia la moglie ed un bimbo di sei anni.

Fra le tante attestazioni di cordoglio giunte in redazione anche quella della famiglia Bortolotti, titolare dell’omonimo salumificio di Cene dove Diego (per tutti Lino) lavorava, amato e benvoluto da tutti. La proponiamo ai lettori, unendoci al dolore dei familiari.

“Di questi tempi la società è orientata a portare in trionfo, enfatizzare le gesta di campioni sportivi milionari e capricciosi, Masterchef arroganti e tronisti depilati. Stanotte invece è morto un operaio con la “O” maiuscola che aveva da poco compiuto quarant’anni, padre di un bimbo. Si chiamava Diego e lavorava – lavorava davvero – praticamente da sempre nella nostra azienda.

Diego era uno di quegli operai per cui ti svegli una mattina e, se serve, metti l’ipoteca sulla prima casa. È uno dei motivi per cui vai avanti. È il socio occulto, quello a cui non vorresti mai rinunciare. Il motore silenzioso che borbotta spesso – da buon bergamasco – e qualche volta pure bestemmia (meglio una bestemmia delle sue che un complimento di certa gente. Brutto a dirsi).

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Diego era un operaio bergamasco, uno di quelli che hanno costruito – ma davvero – Bergamo, la nostra città. Quando si fa riferimento alla Bergamo operosa, determinata, buona, si parla di Diego. Un uomo semplice, non bellissimo, ma meraviglioso. Uno di quelli che danno, che “si danno”, che se sei in difficoltà ti aiutano non solo senza fartelo pesare ma addirittura senza dirtelo. Un uomo, un operaio a cui rendere onore.

Mi piacerebbe oggi che per un attimo ci potessimo tutti fermare per ricordarci che il mondo, le aziende, vanno avanti grazie ai Diego e non ai fenomeni con la BMW ultimo modello. Lui arrivava con il pandino, ma alle 5. Se ne andava alle 7 (le 19), se necessario. Persone umili, piene di dignità, di buona volontà, ricche di quella bontà grezza, così tipicamente bergamasca, che le rende ancora più amabili. Una bontà che sa di polenta, quella dura fatta sul forno a legna.  Mi piace ricordarlo soprattutto ai ragazzi di oggi, spesso confusi, disorientati, non sicuramente per colpa loro. Allora magari Diego non è morto per niente. Che il Signore lo abbia in Gloria”.

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