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Cronaca

Istat, oltre 7 milioni di famiglie vivono di pensioni

Per oltre 7 milioni di famiglie con pensionati i trasferimenti pensionistici rappresentano più dei tre quarti del reddito familiare.

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In Italia oltre 7 milioni di famiglie vivono di pensioni, a dirlo è l’Istat. Per quasi 7 milioni e 400mila famiglie con pensionati infatti, i trasferimenti pensionistici rappresentano più dei tre quarti del reddito familiare disponibile

La presenza di un pensionato all’interno di nuclei familiari ‘vulnerabili’ consente dunque quasi di dimezzare l’esposizione al rischio di povertà.

Giovani salvi dalla povertà con le pensioni

Sul tema Istat famiglie e pensioni interviene Augusta Passera, segretaria generale dello SPI-CGIL di Bergamo, con una riflessione e anche qualche dato.

Le considerazioni diffuse oggi dall’Istituto Nazionale di Statistica non fanno che confermare quanto i pensionati – e noi con loro- ripetono da tempo: non è una novità che molti giovani, vuoi perché hanno perso il lavoro, vuoi perché lavorano per 800 o 900 euro al mese, si siano salvati dal baratro della povertà grazie all’aiuto di uno o due pensionati in famiglia.

Sono ormai anni, da quando è iniziata la crisi, che i pensionati vengono trattati non tanto come Paperone, ma come Gastone, perché sembra godano di un’enorme fortuna nel percepire ogni mese una pensione sicura. Non si tiene più molto conto del fatto che la loro fortuna è nell’aver lavorato e versato i contributi spesso per 40 anni.

La riflessione sul tema pensionistico, però, non può fermarsi qui. Bisogna considerare, ad esempio, la disuguaglianza all’interno della categoria: solo il 24,7% dei pensionati percepisce una pensione superiore a 2.000 euro lordi. Ancora più impressionante è, quindi, il fatto che i pensionati che percepiscono meno di quella cifra siano in grado di vivere (magari con il coniuge a carico) e di aiutare i figli.

Bergamo, i dati Istat su famiglie e pensioni

Per quanto riguarda Bergamo, il 10,44% dei pensionati lombardi si trova nella nostra provincia. Pur essendo il territorio mediamente più giovane, Bergamo registra un’alta percentuale di pensionati. La percentuale sul totale della popolazione bergamasca è del 24,87%.  Gli importi pensionistici sono mediamente al di sotto dei valori nazionali e Bergamo, complessivamente, è quartultima in Lombardia. Le pensioni reali, pur avendo valori medi inferiori ad altre province, sono di buon livello: il 64% dei pensionati percepisce assegni superiori a 1000 euro (il 41% superiori a 1500 euro), il 35% meno di 1000 euro (il 10% meno di 500). Questi valori migliorano ulteriormente se consideriamo solo il campione di pensionati over 65 anni (vedi tabella sotto riportata).

Notevoli, poi, sono le differenze tra donne e uomini, con le donne più povere e con le differenze che aumentano nelle fasce di pensionate/i più giovani.

Solo 59 pensionati su 100 vivono in coppia, 41 su 100 da soli e la condizione di solitudine riguarda molto di più le donne degli uomini.

A Bergamo si stima che il 20% dei pensionati abbia una ricchezza patrimoniale inferiore a 20.000 euro. In Lombardia il rapporto reddito complessivo e reddito patrimoniale cresce con il decrescere del reddito, significando che a bassi redditi corrispondono patrimoni ancora più esigui.

I comuni con più di 9000 abitanti

L’incidenza economica complessiva delle pensioni sui redditi totali dei 23 comuni con popolazione superiore a 9.000 abitanti oscilla tra il 22% e il 32%, con una media del 27%. È quasi la metà di quella da lavoro e quasi il doppio di quella di autonomi e imprenditori. Pur non essendo tra le più colpite dalla crisi, quella degli anziani ora è una categoria ad alto rischio sociale sia per la tendenza alla vendita dell’abitazione di proprietà (Cariplo 2014), sia per la presenza di anni di disabilità. 11.000 sono i non autosufficienti a Bergamo e il 6% della popolazione sopra i 65 anni è affetta da demenza senile o Alzheimer”.

“Alla luce dei dati sopracitati, che mettono in ogni caso la nostra provincia in una buona posizione su scala nazionale” prosegue Passera, “va detto che se è pur vero che la posizione dei pensionati ha ‘tenuto’ durante la crisi perché l’impoverimento ha riguardato più gli attivi e i giovani in particolare, il loro livello di vulnerabilità rimane, tuttavia, alto.

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