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Cronaca

“Mia madre morta all’ospedale di Alzano, le hanno sottratto orecchini e fede nuziale. Uno sciacallaggio inammissibile”

Una delle tante storie di denunce di sottrazione di oggetti e monili personali ai danni dei morti in ospedale. Fiorenzo Merelli di Gazzaniga aggiunge: “Tutt’oggi non so di cosa sia morta mia mamma”

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“In tempi di Covid-19 accade che, mia mamma ricoverata nel reparto di Medicina dell’ospedale di Alzano, muoia all’una di notte del 12 marzo e come altre salme, venga posta all’interno della chiesa, nello stesso ospedale”. Comincia così l’email che Fiorenzo Merelli, 63enne di Gazzaniga, ci ha inoltrato qualche giorno fa. 

Un’email senza risentimento che porta alla luce un fatto gravissimo, purtroppo non unico e denunciato anche da altri utenti degli altri ospedali dell’ex Bolognini (come Piario e Seriate ad esempio) a cui non sono stati restituiti gli effetti personali del caro scomparso. E se nel caos della gestione dell’emergenza è stato possibile tollerare la perdita (e si spera sia una perdita) del telefono cellulare (spesso oggetto pieno di ricordi); quello che Fiorenzo e noi stessi troviamo inaccettabile è che ad una salma vengano sottratti orecchini e fede nuziale d’oro. 

Un furto che lo stesso Fiorenzo ha segnalato all’Ufficio relazioni con il pubblico dell’ASST Bergamo Est.

Il racconto continua: “Accade però, che alle sette di mattina, l’addetto alle pompe funebri, da me allertato, mi segnali prontamente che orecchini e fede nunziale, che mia mamma non si toglieva mai, non ci siano più. L’URP, prontamente avvisato, manifesta tutto il disappunto dell’ospedale, garantendomi che, se si fossero verificati altri eventi simili, avrebbero provveduto ad attuare provvedimenti. Segnalo la cosa solo ora, perché, in realtà l’avevo rimossa, ma adesso trovo giusto farlo, perché il termine corretto è sciacallaggio, mai come ora, inammissibile!”.

L’email che Fiorenzo ha inviato all’URP era accompagnata anche da alcune foto scattate alla mamma, quando giaceva ancora viva nel letto d’ospedale, con orecchini e fede nunziale. 

Il ricovero della madre 91enne e l’ultimo saluto 

“Mia mamma si chiamava Maria Gusmini aveva 91 anni, viveva a Orezzo ed era stata ricoverata nei primi giorni di febbraio nel reparto di Medicina – spiega Fiorenzo – al secondo piano e poi, dopo una settimana o poco più, causa Covid19 trasferita al terzo piano”. 

“È morta dopo un mese dal ricovero e per tre settimane, giustamente dopo tanti errori, non ci è stato permesso di vederla, tranne l’eccezione di lunedì 9 marzo, quando io, con cuffia, mascherina, camice, guanti e calzari, sono potuto entrare nella sua camera e fingendo indifferenza, l’ho salutata come se ci saremmo potuti rivedere il giorno successivo e l’ho lasciata conscio che non l’avrei mai più rivista viva. Ignorando che in realtà, non l’avrei proprio più rivista, ne viva ne tantomeno morta. Dopo venti giorni di “stoccaggio” nella chiesetta del cimitero di Gazzaniga (ovviamente inaccessibile), la cassa con le sue spoglie è stata caricata sul primo convoglio di camion militari e portata a cremare non so dove e neppure mi interessa saperlo. Il giorno 18 aprile, le ceneri contenute nell’urna, sono state finalmente tumulate nel cimitero di Orezzo”. 

“Non so di cosa sia morta mia madre”

L’anziana donna, come altri pazienti del reparto, era stata ricoverata per un versamento pleurico. “Nel corso della prima settimana di degenza – aggiunge Merelli -, le era stata praticata una toracentesi, seguita da una seconda già nel corso della seconda settimana, quando oramai erano già state proibite le visite. Le è stato effettuato un tampone, ma pur risultando negativo, il medico che ci ragguagliava, consigliava il mantenimento nella struttura, perché il versamento pleurico non solo non si era risolto, ma si era aggravato.  Ad oggi non so ancora se sia morta di Covid19 o con il Covid19. Ciò che so è che il venerdì precedente alla domenica del caos, in Medicina due, un’anestesista tentava di trovare un attacco dell’aria per allettare uno dei primissimi contagiati e potergli mettere il casco CPAP e solo l’incompatibilità degli attacchi, ne ha impedito l’attuazione”. 

Anche in questo caso nessun tampone 

E com’è stata gestita la vostra quarantena? “Segnalo inoltre che la situazione paradossale, che ha costretto in casa me, mia moglie e mio figlio, tutti con sintomi da Covid19, io in particolare salvato dalla caparbietà di mio figlio che mi ha trovato l’introvabile: una bombola di ossigeno e un saturimetro, non ha portato all’esigenza di sottopormi a tampone”. 

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4 Commenti

1 Commento

  1. ????

    13 Maggio 2020 at 19:38

    in tempi di guerra (vera guerra!) gli sciacalli venivano passati per le armi.

  2. roby.-.

    14 Maggio 2020 at 14:25

    Mi dispiace per l’accaduto spero solo sia seguita anche la denuncia di furto c/o le istituzioni di competenza (C.C. Stazione di Alzano Lmo.).- Purtroppo gente onesta esiste e gente disonesta che va eliminata anche in certe situazioni di calamità.-

  3. MARCELLA RUGGERI

    14 Maggio 2020 at 14:32

    Mi auguro siano conservati in attesa di ridonarli a Voi familiari. Alzano ė sempre stata una buona realtà, attenta ai bisogni, a curare, e con cuore, i nostri cari a volte tanto, proprio tanto lungodegenti. Vedrà che sarà così ❤️ che le cose care della Vostra mamma torneranno a Voi. Io ci credo.❤️

  4. Lucio

    8 Luglio 2021 at 12:08

    leggo con profondo dispiacere dell’accaduto. Si … solo sciacalli

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