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Cronaca

Medici di base alla Regione: “C’è più interesse alle difese mediatiche che alle soluzioni”

Medici di base ancora in carenza e in difficoltà. “In Regione c’è più interesse alle difese mediatiche che alle soluzioni”

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I Presidenti degli ordini provinciali della Regione Lombardia (FROMCeO), tra cui il dottor Guido Marinoni (presidente Ordine medici di Bergamo) hanno diffuso una nota stampa, che è anche e soprattutto un monito alla politica, per portare all’attenzione ancora una volta le difficoltà dei medici di base. Oltre alla carenza di professionisti, aggravatasi ancora negli ultimi mesi a seguito dei pensionamenti, a causa della mancanza di medici formati e della difficoltà persino a reperire sostituti temporanei privi di formazione post laurea, la categoria sconta la carenza di personale amministrativo e di infermieri. Il tutto è frutto di anni di disinvestimento nella sanità in generale e nello specifico settore.

Situazione drammatica

Questa drammatica situazione, già rappresentata più volte alla Regione dalla Fromceo anche negli scorsi mesi, sembra non trovare attenzione in una realtà in cui l’interesse sembra più focalizzato sulle difese mediatiche che sui contenuti e sulla soluzione dei problemi. Analogamente la Fromceo aveva richiesto un potenziamento di tutta la sanità territoriale, dei DIPS, delle RSA.

A questa situazione si sovrappongono il carico dei pazienti affetti da patologie croniche, che non riescono più a programmare i follow up nelle strutture ospedaliere e la confusione derivante dal complesso sistema di richiesta dei tamponi e di restituzione degli esiti  e di segnalazione di casi e contatti, con le relative difficoltà di funzionamento dei sistemi informatici di Regione. In questo momento il carico lavorativo ordinario e quello emergenziale sono aggravati dall’impegno nella campagna vaccinale, la cui logistica e programmazione vengono messi in crisi dagli intollerabili ritardi nelle forniture di vaccini da parte della Regione.

Disponibilità per i test rapidi

Nonostante le difficoltà sopra segnalate, i medici di famiglia hanno dato la loro disponibilità a collaborare nell’esecuzione dei test antigenici rapidi e chiedono che la loro disponibilità non venga vanificata da una gestione inefficiente. La maggior parte degli studi dei medici di famiglia non ha e non può assumere caratteristiche idonee a garantire l’esecuzione in sicurezza dei tamponi, che resta una manovra ad alto rischio, che richiede protezioni complete, distanziamento, sanificazione.

Servono strutture esterne

È necessario che Regione Lombardia metta a disposizione strutture esterne agli studi medici, ove i medici di famiglia possano collaborare con gli infermieri di comunità, con personale amministrativo e con la protezione civile, per gestire un flusso adeguato di persone, selezionando in modo chiaro quali cittadini debbano afferire al servizio.

Sarà necessario coinvolgere non solo i medici di famiglia, ma anche i medici della continuità assistenziale e tutta l’area delle cure primarie, nel rispetto delle diverse realtà professionali e proteggendo così anche i colleghi in condizioni di maggior rischio per età e condizioni di salute. Regione Lombardia, al di là delle dichiarazioni mediatiche ad effetto, che rischiano di generare nei cittadini aspettative irrealistiche, deve mettere in atto una reale governance della medicina territoriale, in collaborazione con gli Ordini e con le organizzazioni di categoria. I medici ci sono: chiediamo a Regione di esserci, fattivamente, al nostro fianco, per la nostra gente.

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