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Cronaca

Uno studio dell’Unibg invita la politica a chiudere per province

Uno studio dell’Unibg invita la politica a chiudere per piccole aree geografiche applicando restrizioni a livello provinciale.

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Un nuovo studio dall’Università degli Studi di Bergamo indica alla politica di agire per piccole aree geografiche applicando restrizioni a livello provinciale. Lo studio è stato realizzato dal professore di Economia all’Università di BergamoPaolo Buonanno con Sergio Galletta e Marcello Puca. Analizzati i dati delle ultime settimane relative alla seconda ondata; questi sono anche stati paragonati con quelli della prima ondata.

“Utilizzando dati relativi alla totalità dei comuni lombardi – spiega il professore Buonanno -, lo studio evidenzia una relazione inversa tra la severità della prima ondata di epidemia, misurata dal tasso di mortalità in eccesso rispetto agli scorsi anni, e il numero di contagi della seconda ondata. Mentre durante la prima ondata i contagi erano concentrati principalmente nell’area est della Lombardia (Bergamo, Brescia, Cremona e Piacenza), ora i comuni più interessati sono quelli dell’area ovest (Milano, Monza, Varese). Per valutare questo “spostamento” del virus, le tecniche (econometriche) di stima utilizzate nello studio tengono conto delle dinamiche spaziali e degli indicatori di densità di popolazione e mobilità degli individui”.

Aree con più moralità ora a basso contagio: il capitale civico fa la differenza

La spiegazione per questa ridotta probabilità di contagio è duplice – continua il docente – . Da un lato, è possibile che una parte della popolazione delle aree più interessate durante la prima ondata sia ora immunizzata. Da un altro, la maggior severità della prima ondata potrebbe aver indotto un cambiamento nei comportamenti degli individui, rendendoli più attenti alle procedure individuali di sanificazione e all’utilizzo dei dispositivi di protezione. È stato evidenziato anche in altri contesti, infatti, come eventi molto avversi (come terremoti o eruzioni vulcaniche) inducano negli individui un maggior senso di cooperazione, denominato dagli economisti “capitale civico”. 

Nella seconda parte, lo studio si focalizza sul ruolo del comportamento degli individui e, utilizzando un indicatore del capitale civico a livello comunale, riporta una riduzione nella probabilità di contagio ancora maggiore nei comuni con più alti livelli di capitale civico.

Le distinzioni regionali vanno ridefinite

La plausibile immunizzazione e il cambiamento dei comportamenti individuali sono alla base della ridotta probabilità di contagio osservata per alcuni comuni durante la seconda ondata. “Questa evidenza – conclude Buonanno – suggerisce che le distinzioni regionali basate sul profilo di rischio andrebbero più coerentemente ridefinite quantomeno a livello provinciale“.

Si legge infatti nella conclusione dello studio: “Sebbene i risultati debbano essere interpretati con cautela alla luce delle ipotesi e dei limiti inerenti al nostro approccio, i nostri risultati suggeriscono che i responsabili politici e le autorità sanitarie dovrebbero collaborare per progettare misure di contenimento che sono adattate solo su piccole entità geografiche”.

Consulta lo studio qui.

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