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Martina Caironi: ripartire dallo sport

Martina Caironi: “Ripartire dallo sport”. L’editoriale a cura di Federica Sorrentino di Terzo Tempo Sport Magazine.

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L’emergenza sanitaria rende incerta non solo l’attività dei professionisti, ma anche quella legata agli sport di base. Palestre, piscine e centri sportivi necessariamente off limits laddove e quando l’andamento dell’indice Rt lo impone. Eppure, lo sport è lo strumento per aiutare a superare difficoltà, individuali e collettive. Lo dimostrano tanti sportivi che non si sono limitati a scrivere pagine agonistiche di livello assoluto, ma rappresentano esempi concreti di reazione e rinascita di fronte agli ostacoli che la vita può presentare.

Come Martina Caironi, la campionessa paralimpica bergamasca che si è fatta testimone del disagio palpabile dovuto al freno imposto alle attività sportive in tempo di Covid-19. Gli effetti della pandemia si ripercuotono sul diritto a fare sport. Nel pieno della seconda ondata, la sua esperienza si concentra in Emilia Romagna, dove vive e le è possibile utilizzare il campo sportivo, in cui si allena rispettando il distanziamento e il protocollo delle misure di igiene e sicurezza previste. La chiusura delle palestre le ha imposto di riprendere gli attrezzi utilizzati durante il primo lockdown e tornare ad allenarsi tra le pareti domestiche.

Una situazione comune a tanti atleti, ma che le fa osservare come, oltre alla preparazione che viene assicurata alla fascia agonistica di élite, sia importante garantire lo svolgimento dell’attività sportiva all’età dell’infanzia e dell’adolescenza. Quando si è piccoli, non si può rinunciare allo sport, strumento basilare di crescita, non solo momento di svago, perché utile allo sviluppo delle abilità e alla formazione del carattere. Martina non ha dubbi: lo sport dovrebbe essere messo su un piano privilegiato, associato alle attività che vengono considerate come bisogni primari, anche perché promotore della socialità che la pandemia mette in discussione.

Non si può che condividere la sua speranza di poter tornare il prima possibile a vedere bambini e ragazzi cimentarsi nelle discipline che hanno scelto di praticare. Il rischio è che lo sport venga autorizzato in modo discontinuo e che le attività di base, proprio perché necessario applicare le norme anti-Covid, non possano svolgersi con la continuità necessaria. Allargando il discorso alle persone con disabilità, la funzione terapeutica dello sport è nota. Per molte di esse il nuoto è una componente basilare di benessere e riabilitazione. Una routine essenziale che è venuta meno e attende di essere ritrovata.

Federica Sorrentino – TerzoTempoSportMagazine.it

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