Seguici su

Cronaca

Indagine gestione Coronavirus, il Comune di Bergamo si dichiara persona offesa

Nel contesto dell’indagine sulla gestione della pandemia da Coronavirus il Comune di Bergamo si dichiara persona offesa. La reazione del Comitato dei parenti: “Non usateci politicamente”

Pubblicato

il

Dopo le azioni penali e civili intraprese dai parenti delle vittime e dal Comitato apolitico “Noi denunceremo”, un altro tassello si aggiunge alla vicenda giudiziaria in mano alla Procura di Bergamo. Il Comune di Bergamo infatti ha deciso di dichiararsi “persona offesa” nell’indagine che i pm bergamaschi stanno svolgendo per accertare eventuali reati di epidemia colposa e omicidio colposo concernenti la pandemia Coronavirus.

“Questa scelta della Giunta comunale – informa lo stesso sindaco di Bergamo Giorgio Gori – riguarda la fase delle indagini preliminari, nel corso delle quali la “persona offesa” ha il diritto di essere informata di atti di indagine particolari (ad esempio perizie, cui può partecipare) nonché di presentare memorie e indicare elementi di prova al Pubblico Ministero. Se sarà promossa l’azione penale (con il rinvio a giudizio), il Comune avrà poi possibilità di costituirsi parte civile, per esercitare l’azione risarcitoria per conto dei cittadini di Bergamo. Abbiamo valutato che questo passo, che il Comune di Bergamo attua in rappresentanza dei diritti e degli interessi dei propri cittadini, sia giustificato e necessario visto l’eccezionale impatto della pandemia a Bergamo, con un numero di vittime e un tasso di letalità molto al di sopra dei pur elevati indicatori nazionali“.

La reazione del Comitato “Noi denunceremo”: “Dov’era Gori quando c’era da condividere il nostro operato?”

“Se da un lato il Comitato Noi Denunceremo si dichiara assolutamente concorde con la decisione presa dalla giunta ed annunciata alla stampa dal sindaco Gori – commenta il presidente del Comitato, Luca Fusco – dall’altra si ritiene politicamente ed elettoralmente usato in quanto una tale decisione, dopo tutto il lavoro svolto dal comitato in questi difficilissimi mesi a tutela dei cittadini bergamaschi e delle loro famiglie, avrebbe meritato una condivisione. Condivisione d’intenti più volte sollecitata a Bergamo e rimasta lettera morta. Ma tant’è, la politica ci ha abituati a questi comportamenti e non ce ne stupiamo più di tanto. Prendiamo atto che l’unica cosa sensata da farsi è continuare a lavorare nel rispetto delle norme ed a tutela dei diritti dei cittadini duramente colpiti dalla pandemia, agendo per trovare trovare soluzioni e cambiare le cose, senza in alcun modo agire da soli ed approfittando del lavoro di altri ma, al contrario e come sino ad ora è sempre stato fatto, informando e condividendo”.

Gori: “La nostra non è un’accusa”

“Voglio sottolineare – continua Gori – che la nostra decisione non contiene alcun pre-giudizio. Non è quindi leggibile come un’accusa rivolta contro il Governo, la Regione, l’OMS o chicchessia: spetta infatti alla Procura individuare gli eventuali imputati, confermando o meno il capo di imputazione, e ai Tribunali determinare se vi siano dei responsabili. Il COVID-19 si è manifestato a Bergamo – in provincia e in città – con eccezionale violenza”.

L’alto tasso di mortalità

Il numero delle vittime a Bergamo, stante l’indisponibilità di dati ufficiali oltre la data del 16 aprile (allorché i deceduti a causa del Covid residenti in città risultavano 297) deriva dai valori di sovramortalità (ovvero dal numero di decessi che eccedono la media degli anni precedenti nei mesi di marzo e aprile: questo numero è di 677 unità, almeno doppio rispetto ai valori ufficiali); ne deriva un indice di letalità prossimo a 2,71 decessi ogni 100 contagiati, nettamente superiore a quello della media italiana riportata in uno studio dell’Imperial College di Londra (2,23) e ben 2,3 volte più elevato del tasso indicato nel medesimo studio come “tipico” per paesi ricchi con un’alta presenza di individui anziani (1,15 decessi ogni 100 contagiati).

“Vogliamo essere presenti nel procedimento penale”

“L’alto numero delle vittime e l’anomala dimensione del tasso di letalità del Covid19 in Italia e in particolare nella città di Bergamo suggerisce la necessità che il Comune, come rappresentante degli interessi e dei diritti dei propri cittadini, e in forza del suo stesso Statuto che agli articoli 1 e 4 lo individua quale soggetto che “rappresenta la propria comunità e ne cura gli interessi” e che “garantisce i diritti della propria comunità”, dichiari la propria presenza nel procedimento penale per epidemia colposa pendente avanti la Procura della Repubblica del Tribunale di Bergamo. Si tratta di un atto che esercitiamo consapevolmente in nome di un’intera comunità duramente colpita che vuole innanzitutto conoscere le ragioni di ciò che è accaduto. Con questo gesto il Comune vuole dire ai suoi cittadini – e in primo luogo a chi ha sofferto la perdita di famigliari o di persone care – che intende rappresentarne il diritto a conoscere l’effettivo svolgimento dei fatti, e offrire se necessario il proprio contributo all’accertamento della verità, e qualora emergessero delle responsabilità penali, a rappresentarne gli interessi per ottenere il giusto risarcimento.

Gessica Costanzo

Tutti i diritti riservati ©

Continua a leggere le notizie di Valseriana News e segui la nostra pagina Facebook

Clicca per commentare

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *