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Cronaca

“Riaprire le RSA alle visite”: FNP CISL incalza la Regione Lombardia

Il dramma degli anziani nelle Rsa che ancora non possono vedere i propri cari

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Riaprire le Rsa alle visite non è un capriccio ma una necessità. Sono tante, troppe le storie di famiglie che non si sanno più orientare vivendo la lontananza dai propri cari. Ad esempio una signora anziana, ospite di un Centro Diurno da un anno, dal quale entra e esce ogni giorno, facendo ritorno a casa, costantemente controllata mediante tamponi settimanali, lei e la sua famiglia, vaccinata anche con la dose di richiamo, se decidesse di entrare in una casa di riposo dovrebbe comunque sottostare ai quattordici giorni di isolamento totale, e passare da un rapporto quotidiano con i figli e i nipoti alle sole telefonate. È solo una, ma forse la più significativa, delle storie giunte al centralino delle sedi dei pensionati CISL in Lombardia.

FNP CISL ritiene che non siano più sopportabili le disposizioni, “provvisorie” prese in fase di emergenza, ma tutt’ora in atto, che scaricano  tutte le responsabilità delle direzioni RSA, che impediscono ai parenti di far loro visita agli ospiti anziani, disabili,  o con disturbi psichiatrici. “Occorre aggiornare protocolli e direttive di Regione Lombardia in relazione anche alla campagna di vaccinazione in atto”.

Riaprire le Rsa è una necessità

È questa una delle richieste che Emilio Didonè, segretario dei pensionati Cisl della Lombardia, porterà ai tavoli tematici convocati dalla Direzione Welfare di Regione Lombardia, che vedranno impegnati i sindacati dei pensionati di CGIL CISL UIL su questioni fondamentali per la continuità operativa del settore.  Un tavolo tecnico affronterà i temi economici e finanziari “traballanti” delle RSA, un altro la questione del divieto delle visite dei parenti, e un terzo l’argomento delle professioni e della fuga degli operatori dalle RSA.

“Tenuto conto di quanto accaduto l’anno scorso, , è comprensibile che la chiusura all’esterno possa essere stata la soluzione più adeguata durante la terribile prima ondata. Ma oggi, in considerazione dei danni psicologici e fisici riscontrati e che da queste limitazioni sono scaturiti e scaturiscono, occorre urgentemente porre rimedio. Come? Aggiornando protocolli e direttive di regione Lombardia in relazione anche alla campagna di vaccinazione in atto”.

“Purtroppo, settimanalmente riceviamo preoccupanti e accorate richieste di aiuto da parte di familiari che talvolta non riescono neanche ad avere tempestive e puntuali informazioni sulle condizioni di salute dei loro cari ricoverati. Ci arrivano anche segnalazioni relative a situazioni di depressione, disturbi del comportamento, regressioni degli ospiti in RSA intuite dai parenti nei colloqui telefonici saltuari. Tuttavia, le segnalazioni che più fanno sentire impotenti sono quelle relative all’impossibilità di vedere, assistere, accompagnare un parente negli ultimi giorni di vita”.

Lontananza non più tollerabile

“Sono trascorsi molti mesi da quel periodo di confusione, di paura, di ansia. E oggi con tutte le necessarie attenzioni, con cautela, con prudenza, con buon senso, e visto che ci sono i dispositivi di protezione individuale e ci sono i vaccini, non è più tollerabile che al dolore per la perdita di una persona cara si aggiunga anche lo strazio di non averla potuta vedere negli ultimi mesi”.

“Una persona vaccinata, adeguatamente protetta con i dispositivi, e istruita sui comportamenti da tenere durante la visita, non può rappresentare un pericolo né per se stessa, né per gli altri. Quindi – conclude Didonè – anche la Regione Lombardia  deve trovare le modalità di riaprire le visite dei parenti nelle RSA, come sta già avvenendo in alcune strutture sanitarie di altre regioni, sia per combattere la solitudine sia per non perdere la premura e l’affetto che i nostri cari meritano”. 

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