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Cronaca

Bergamasca: in agricoltura le competenze ci sono ma vanno riconosciute

Bergamasca: in agricoltura le competenze ci sono ma vanno riconosciute. CGIL: “Manca, forse, la vera volontà di investire da parte delle imprese sul capitale umano”.

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Sono di questi giorni le lamentazioni delle confederazioni agricole provinciali sulle carenza di disponibilità di profili qualificati nei vari settori dell’agricoltura bergamasca che attraversano quello zootecnico, quello della cosiddetta “quarta gamma” e dell’orticoltura, passando per i florovivaisti e le attività agrituristiche. È pur vero che come gli altri, anche il settore delle produzioni e delle trasformazioni agricole, è in evoluzione per adeguarsi ai mutamenti del mercato e del consumo moderno ma proviamo ad analizzare alcuni dati a nostro avviso importanti per leggere il “problema” partendo dalle analisi statistiche raccolte dalla Fondazione Metes della Flai Cgil ed elaborati nei Bollettini Statistici 2020.

Le imprese agricole in provincia di Bergamo

A Bergamo il numero delle Imprese Agricole che occupano manodopera nel 2019 si è attestato a 950 con una crescita del 2% sul 2018 e vi risultano occupati nel 2019 come lavoratori dipendenti poco più di 5500 operai agricoli con una crescita sul 2018 pari al 9% , a dimostrazione che quello bergamasco è un settore vitale e attivo. Di questi ben 3877 (+12% sul 2018) risultano assunti con contratti a tempo determinato mentre gli indeterminati sarebbe solamente 1838 (+3% sul 2018), I lavoratori agricoli a tempo indeterminato nel 2019 hanno sviluppato complessivamente 473.440 giornate di lavoro (+4% sul 2018) ; mentre i lavoratori a tempo determinato hanno raggiunto le 441.686 giornate (+15% sul 2018).

Dalle analisi sul campo quasi l’80% di questi lavoratori a tempo determinato sono stabilmente occupati, alcuni da molti anni, sempre presso le stesse aziende ma, con la “giustificazione” della stagionalità, vengono mantenuti in questo stato di precarietà continua. In agricoltura poi, a Bergamo come in tutta Italia le assunzioni con Contratto di Formazione o Apprendistato si racchiudono in percentuali vicine all’1% del totale. Appare quindi evidente che la difficoltà a reperire manodopera qualificata possa celare una qualità della proposta assolutamente inadeguata alle aspettative e alle necessità del settore.

La formazione agricola in provincia di Bergamo

Bergamo, per quanto concerne la formazione agricola, vanta una profonda storicità radicata nelle esperienze dell’Istituto Agrario Gaetano Cantoni di Treviglio, dell’Istituto Agrario IIS Mario Rigoni Stern di Bergamo; ISIS Lorenzo Lotto di Trescore Balneario dove è operativo dal 2018 un percorso tecnico a indirizzo “Agraria, Agroalimentare ed Agroindustria – gestione dell’ambiente e del territorio”,i corsi Professionali all’Engim di Valbrembo con percorsi formativi 2020-2021 per Operatore Agricolo per coltivazioni erbacee, arboree e ortofrutticole – Tecnico Agricolo approfondimenti su parchi e giardini; L’offerta di personale formato e qualificato è quindi elevata per una provincia come la nostra. Cosa manca perché questi giovani raccolgano le “Proposte delle Imprese Agricole”?

“Manca, forse, la vera volontà di investire da parte delle imprese sul capitale umano – si legge nel comunicato della CGIL Bergamo -, l’unico capitale non soggetto a svalutazione. Bisogna, forse, intervenire con percorsi di stabilizzazione certi, utilizzando i contratti di Apprendistato e potenziando le strutture della bilateralità finalizzate alla formazione, offrendo ai giovani, e non solo a loro, garanzie per il loro futuro occupazionale che permettano di stratificare le competenze, sviluppare le professionalità e motivare il loro impegno. A nostro avviso gli strumenti normativi per affrontare questo “problema” esistono già, si chiamano Cabine di regia (nazionali e territoriali) della “Rete del Lavoro Agricolo di Qualità”, istituita presso l’INPS. Alla Cabina di regia sono affidati compiti consistenti nel monitoraggio, su base trimestrale, dell’andamento del mercato del lavoro agricolo e nella promozione di iniziative in materia di politiche attive del lavoro, di contrasto al lavoro sommerso e all’evasione contributiva, di organizzazione e gestione dei flussi di manodopera stagionale, nonché di assistenza dei lavoratori stranieri immigrati. La Cabina può, inoltre, stipulare convenzioni per l’adesione alla Rete, avvalendosi delle istituende sezioni territoriali della Rete stessa”.

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