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Cronaca

Decreto che vieta il fuoristrada sulle strade agrosilvo pastorali, Belotti scrive al ministro

Decreto che vieta il fuoristrada sulle strade agrosilvo pastorali, Belotti scrive al ministro: “Fosse realmente così, sarebbe un danno enorme non solo per migliaia di appassionati di enduro”

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L’onorevole bergamasco Daniele Belotti scrive una lettera al ministro in merito al decreto viabilità forestale e silvo-pastorale del 28/10/21 che vieta il fuoristrada sulle strade agrosilvo pastorali.

Ill.mo ministro,

il decreto in oggetto pubblicato sulla Gazzetta ufficiale lo scorso 1 dicembre sta creando sconcerto e allarme tra gli appassionati di enduro e di mountain bike.

Secondo notizie di stampa che stanno circolando nelle ultime ore il comma l’art 2 comma 3 (“Indipendentemente dal titolo di proprietà, la viabilità forestale e silvo-pastorale e le opere connesse come definite al successivo art. 3 sono vietate al transito ordinario e non sono soggette alle disposizioni discendenti dagli articoli 1 e 2 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285”) stabilirebbe che è consentita la circolazione unicamente a trattori e mezzi da lavoro e per la manutenzione, vietando quindi il transito ordinario, ovvero a tutti, anche fuoristrada, moto e mountain bike.

Fosse realmente così, sarebbe un danno enorme non solo per migliaia di appassionati di enduro, trial, quad, 4×4 e per i milioni di bikers, ma anche per un comparto economico importante e ancor più per le realtà turistiche che stanno investendo sempre di più sul turismo delle mountain bike e delle e-bike.

Secondo dati Eurac Research riferiti a destinazioni turistiche nell’arco alpino, i praticanti di mountain bike sono 18,7 milioni contro i 15,7 milioni che scelgono la bici da strada a cui va aggiunto il mercato delle e-bike off road che è in fortissima ascesa. Questo provvedimento, se applicato nella forma più rigida, dirotterebbe milioni di turisti dalle Alpi italiane a quelle dei paesi confinanti con una perdita che oggi, dopo due anni di crisi del settore per la pandemia, i nostri operatori non possono assolutamente permettersi.

Per rispondere subito alle obiezioni di carattere ambientale, è bene precisare che il numero di praticanti di enduro e trial è sensibilmente calato negli ultimi decenni quindi l’impatto, oggi, è molto relativo, mentre per quanto riguarda il crescente movimento di bikers, una bici su una strada sterrata in un bosco di montagna, in una pineta sulla costa, in un pascolo o in un prato non è in alcun modo inquinante o dannosa.

Per citare un esempio a noi caro, Bergamo, la nostra provincia, fino a tutti gli anni 90 era la capitale mondiale della “vecchia” regolarità e poi dell’enduro, con innumerevoli campioni, storiche gare come la “Valli bergamasche” che calamitavano decine di migliaia di spettatori, intorno alla quale è cresciuta una filiera produttiva che occupa, ancor oggi, decine di imprese e centinaia di lavoratori nel settore motociclistico.

Siamo quindi a chiedere una conferma sull’interpretazione dell’art 2 del decreto e nel caso una correzione dello stesso con una norma meno restrittiva, dando indicazioni alle Regioni (come previsto dall’art 1 comma 2 del decreto) di applicare il provvedimento tenendo conto anche del movimento cicloturistico, del numero di appassionati di queste discipline, della tradizione sportiva locale e del comparto economico generato dal fuoristrada.

Dopo due anni drammatici, se si vuole rilanciare la ripresa economica, ma anche la “vita normale” non può essere certo lo Stato a imporre un’ulteriore freno alle iniziative turistiche dei territori e neppure alla passione degli sportivi.

Certi di un Tuo positivo riscontro, porgiamo i ns più cordiali saluti.

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