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Cronaca

Covid: “Non aver attuato il piano pandemico del 2006 rende responsabili Ministero della Salute e enti periferici”

Un documento inedito mette nero su bianco le responsabilità del Ministero della Salute e delle Regioni nella gestione della primissima fase della pandemia

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Il Piano pandemico nazionale fa evidentemente riferimento ad una pandemia antinfluenzale. Nondimeno esso prevede delle misure che, ove adottate, possono risultare utili per fronteggiare (anche) pandemie originate da altri agenti virali”. Ciò si legge in una nota di un consigliere del Consiglio di Stato del 7 gennaio del 2021 inviata all’allora “Capo di gabinetto” (del Ministro della Salute Roberto Speranza) su richiesta dello stesso Ministero per avere una consulenza riguardante le responsabilità. 

Covid: il piano pandemico andava attuato

Arriva così, con questo documento, a due anni e mezzo dall’inizio della pandemia da Covid19 in Italia una delle risposte che le cronache e i familiari delle vittime dell’associazione #Sereniesempreuniti attendevano: il Piano nazionale di preparazione e risposta per una pandemia antinfluenzale del 2006, in vigore in Italia alla scoperta del SARS- CoV-2 a inizio 2020, poteva essere adottato anche per il Covid19. Non era dunque solo un piano antinfluenzale, come sempre sostenuto dai vertici e dai tecnici della sanità, ma era un documento utilizzabile anche per una nuova pandemia.
La responsabilità di non aver applicato tutte quelle misure di preparazione e di organizzazione pratica (quali ad esempio: censimento 

strutture sanitarie, costituzione riserva DPI, effettuazioni esercitazioni nazionali e regionali ecc.) è del Ministero della Salute e degli enti periferici. Si legge sempre infatti nello stesso documento: “L’adozione delle misure in questione, in cui si estrinseca l’effettiva attuazione del Piano, per il carattere eminentemente tecnico-gestionale delle stesse, involge in via prioritaria la responsabilità della struttura burocratica del Ministero della Salute, cui spetta, come noto, l’assunzione di atti di cura concreta dell’interesse pubblico. La predetta adozione non può, peraltro, prescindere dal coinvolgimento e la collaborazione degli altri attori pubblici interessati, ad iniziare dalle Regioni”. 

L’Italia dunque, non solo si fece trovare impreparata con un Piano pandemico non aggiornato, ma non mise in atto tutti quei provvedimenti necessari per affrontare una pandemia. Impreparazione che ha portato nella primissima fase ad aumenti della mortalità media anche del 568% (dato Istat) come in provincia di Bergamo dove, nel solo mese di marzo 2020, morirono oltre 6000 persone. 

A rendere noto questo documento inedito è l’avvocato Consuelo Locati, referente del team legale composto dagli avvocati Luca Berni, Giovanni Benedetto, Piero Pasini e Alessandro Pedone, che ha intrapreso la causa civile per 630 famiglie italiane contro Ministero della Salute italiano e Regione Lombardia. Lo stesso documento verrà messo agli atti della causa civile che a gennaio 2023 vedrà lo svolgimento della terza udienza.

Il contesto è stato quello del convegno internazionale sul Covid dal titolo “Nuovi orizzonti giurisprudenziali, responsabilità organizzative e politiche vaccinali: nuove interpretazioni o vecchie regole dimenticate?” che si è svolto oggi, sabato 12 novembre, all’Ospedale di Stato della Repubblica di San Marino su iniziativa del Cemec, Centro Europeo Medicina delle Catastrofi

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