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La F1 Esport arriverà a competere con la F1 reale?

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Ormai è un dato di fatto: gli e-sport, ovvero le competizioni sportive giocate virtualmente, stanno spopolando in ogni parte del pianeta. I vantaggi che hanno portato non solo nel mondo dei giochi di ruolo ma anche nella cultura contemporanea, offrendo un modo completamente nuovo di gareggiare, sono sotto gli occhi di tutti.

Ciò vale a maggior ragione per una disciplina particolare come l’automobilismo, difficilmente accessibile a tutti per via dei costi che comporta e dell’allenameno costante che richiede.

Storia dell’e-sport e nascita dei giochi di ruolo

A differenza di ciò che molti credono, la nascita di questo fenomeno non è recente: la storia degli e-sport si snoda, infatti, a partire dalla prima metà degli anni settanta, precisamente dal 1972. In quell’anno, l’Università di Standford (California) decide di organizzare un torneo di Spacewar per i suoi studenti: la competizione era sponsorizzata dalla celebre rivista musicale Rolling Stone e prevedeva, come premio per il vincitore, un abbonamento annuale alla rivista stessa.

Agli inizi degli anni ottanta, grazie alla diffusione dei videogiochi da bar (in inglese coin-op) e alle prime consolle casalinghe, assistiamo alla nascita di campionati virtuali veri e propri, tra cui, solo per citarne uno, il leggendario torneo di Space Invaders organizzato dalla società statunitense Atari.

Negli anni novanta, inizia presto a farsi strada l’idea che i videogiocatori dovrebbero avere un confronto più diretto, affrontarsi faccia a faccia, proprio come accade nella vita reale. In questo senso, Street Fighter II, il gioco sviluppato da Capcom per Nintendo,segna un’autentica svolta, spalancando le porte a una forma di competizione innovativa, madre delle moderne sfide multiplayer: si tratta di giochi di ruolo in cui interagiscono centinaia di partecipanti e che, ai giorni nostri, hanno raggiunto un altissimo livello di popolarità e precisione.

Tutto ciò ha avuto come naturale conseguenza la nascita di associazioni di giocatori professionisti che sono ormai presenti in tutto il mondo.

Anche la F1 diventa un e-sport

Gli e-sport continuano la loro crescita esponenziale negli anni duemila, fino a quando anche la F1 decide di convertirsi al mondo videoludico. L’obiettivo della FIA (la Federazione Internazionale dell’Automobile) è non solo quello di coinvolgere in maniera più attiva i propri fan, ma anche e soprattutto di attirarne di nuovi, persone amanti della leggendaria monoposto e dei giochi di ruolo virtuali. Nel biennio successivo, i team ufficiali della F1 sono coinvolti direttamente nella piattaforma virtuale: nel 2019 è la Red Bull ad aggiudicarsi la vittoria del Campionato Squadre, mentre David Tonizza della scuderia Ferrari conquista il Campionato Piloti nella sua stagione di debutto.

Nel 2020, le dieci squadre ufficiali di F1 si danno battaglia feroce per conquistare un montepremi da capogiro: parliamo di 750.000 dollari in palio. La Red Bull si riconferma vincitrice del Campionato Squadre e Jarno Opmeer trionfa al suo primo Campionato Piloti con l’Alfa Romeo. Nel 2022, la F1 Esport è giunta ormai alla sua sesta edizione.

Giochi di ruolo nella F1: meglio reali o virtuali?

Investire sull’e-sport è stato certamente, per la F1, un grandissimo affare:

  • ha permesso a milioni di persone in tutto il mondo di partecipare all’evento automobilistico più celebre;
  • ha eliminando i rischi che potrebbero derivare da una gara dal vivo (incidenti, problemi alla vettura, ecc.);
  • ha reso più accessibile uno sport altrimenti elitario, perché dispendioso; ha creato un business di milioni di dollari, creando un vero e proprio fenomeno di massa.

La forza della F1 Esport sta nella sua tecnologia, avanzata al punto da riuscire a creare dei simulatori che riproducono fedelmente la gara automobilistica così come avviene nei gochi di ruolo reali. A tal proposito, Juan Pablo Montoya, ex pilota di F1, espone i vantaggi della F1 Esport dichiarando in un’intervista che i simulatori sono stati una parte importante delle corse, e oggi ogni squadra ne ha uno.

I giovani piloti vi hanno accesso ad un prezzo piuttosto conenuto, di certo inferiore ad un semplice track day in pista. Come dichiarato dal pilota colombiano, se ci si vuole allenare di più, i simulatori rappresentano una grande risorsa ad un costo davvero irrisorio.

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