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Cultura

Sei opere dei Ceruti restaurate dalla Fondazione Credito Bergamasco in mostra a Gandino

Sei opere dei Ceruti restaurate dalla Fondazione Credito Bergamasco in mostra a Gandino, in autunno torneranno nella loro sede originaria

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Dallo scorso maggio sei importanti opere del ciclo gandinese, recentemente restaurate da Fondazione Credito Bergamasco sono esposte presso il Museo della Basilica di Gandino prima di essere ricollocate, in autunno, nella loro sede originaria. Oltre alle sei tele di Ceruti in Gandino e al monumentale capolavoro di Crespi della Cappella Colleoni, Fondazione Creberg curerà nel secondo semestre del 2023 il restauro di altri importanti dipinti provenienti dal territorio portando a fine anno il numero degli interventi eseguiti, a partire dal 2007, a più di cento (108 opere, 147 dipinti se presi singolarmente considerati i Polittici).

Le sei opere restaurate da Fondazione Creberg

«L’intervento  sottolinea Angelo Piazzoli ­- si manifesta quale gesto di concreta vicinanza, nel segno della liberalità, con il restauro, da noi affidato ad Antonio Zaccaria con la collaborazione di Barbara Vitali, di significative opere di proprietà della Basilica di S. Maria Assunta a Gandino quali San Pietro in gloria (cm. 145×220), Pentimento di San Pietro (cm. 191×93), San Pietro liberato dal carcere (cm. 121×93) – collocati nella Volta dell’Altare di San Pietro – e San Ponziano papa in gloria (cm. 131×182), San Valentino (cm. 110×76) e San Quirino (cm. 110×80), inseriti nella Volta dell’Altare delle reliquie (opere eseguite a tecnica mista, olio e tempera).»

L’intervento ha reso necessaria la rimozione dalla loro collocazione originaria a 13 metri da terra che è stata effettuata per la prima volta da quando furono realizzate nel Settecento.
Il restauro e la campagna di indagini scientifiche a cura di Vincenzo Gheroldi hanno rivelato importanti elementi per l’approfondimento dello studio della tecnica esecutiva del pittore

I lavori di restauro

Il lungo e delicato intervento di restauro è stato eseguito da Antonio Zaccaria con la collaborazione di Barbara Vitali e sotto la Direzione di Vincenzo Gheroldi, funzionario della Soprintendenza di Bergamo-Brescia.

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