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Alla mezza Maratona di Roma anche le Pink Ambassador di Bergamo

Domani a Roma si svolgerà la mezza Maratona: appuntamento a cui prendono parte anche le Pink Ambassador di Fondazione Umberto Veronesi, tra cui alcune donne bergamasche

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pink ambassador ad un evento

Domenica 19 novembre a Roma si svolgerà la mezza Maratona: appuntamento imperdibile per gli sportivi a cui prendono parte anche le Pink Ambassador di Fondazione Umberto Veronesi. Sono donne che hanno affrontato e superato un tumore femminile (seno, utero, ovaie) e che si allenano regolarmente nell’ambito del Progetto Pink is good di Fondazione Umberto Veronesi.

La Fondazione avrà un suo stand all’interno del Villaggio della Rome 21 k dove, oltre a parlare di prevenzione, ci sarà la possibilità di contribuire alla raccolta fondi per a favore della ricerca scientifica sui tumori femminili. Per chi volesse contribuire può informarsi e donare al seguente link: https://insieme.fondazioneveronesi.it/user/pink-ambassador-bergamo/

Per l’occasione abbiamo raccolto alcune testimonianze di alcune Pink Ambassador bergamasche, facciamo il tifo per voi!

Le testimonianze delle Pink Ambassador

Cristina Sorrentino, 54 anni, commercialista in proprio con il marito di Ponte San Pietro ci racconta la sua esperienza affrontata a soli 40 anni: “Ho scoperto di avere un tumore al seno grazie alla prevenzione. Avevo 40 anni: ricordo ogni momento di quel 8 gennaio 2010. Ricordo ancora gli occhi sbarrati della radiologa durante l’ecografia, fatta subito dopo la mammografia. In ospedale quel girono ero da sola.  Nonostante le rassicurazioni della dottoressa ho preso l’auto in stato di trance: mi sono fermata in auto a piangere. Ho subito chiamato il mio medico e mio marito. A prevalere è stata la paura. A quel tempo mio figlio aveva solo 5 anni e il mio pensiero è andato subito a lui: se non fossi guarita? Franci si sarebbe ricordato della sua mamma? Come sarebbe cresciuto senza di me? Cosa mi sarei persa della sua vita? Mi sono sentita mancare la terra sotto i piedi. Sono stata fortunata. Dopo esattamente 46 giorni ero stata già operata e in attesa della cura più adeguata: radioterapia e terapia ormonale per cinque anni”.

“Inutile dirlo che la mia vita da quel giorno è cambiata – continua Cristina -. La prima reazione è stata quella di chiudermi in me stessa, come quasi che a non parlarne potessi dire che non era capitato proprio a me, e questo atteggiamento mi ha accompagnata per diversi anni. La speranza che, grazie alle cure, potessi veder crescere mio figlio mi ha aiutata a trovare la forza di reagire. Non ho mai smesso di crederci, anche se la paura non mi ha mai abbandonata. Ancora oggi ad ogni controllo non nascondo di temere che qualcosa non vada. Mi hanno aiutato lo yoga che ormai pratico da diversi anni e la psicoterapia. Inoltre, grazie alla passione per lo sport, e in particolare per la corsa, mi sono avvicinata alla Fondazione Umberto Veronesi che, con le sue Pink Ambassador, cerca, da anni, di sensibilizzare ognuna di noi alla prevenzione e a sostenere la ricerca”. 

“A 52 anni ho deciso di partecipare al primo progetto Pink Ambassador 2021 del team di Bergamo (e ancora ne faccio parte), per dare un piccolo contributo alla raccolta fondi per la ricerca e condividere non solo con le amiche del gruppo, ma con tutti, il messaggio che “nessuno ferma il rosa”. Dove rosa è solo la traduzione dell’acronimo anglosassone PINK, che significa: PREVENZIONE (prevention), DIAGNOSTICA PER IMMAGINE (imaging); RETE (network) e CONOSCENZA (knowledge). Il progetto mi ha molto incuriosito, perché ha abbinato diversi elementi finalizzati alla nostra guarigione: sfida agonistica (correre una mezza maratona) anche per donne che non avevano nessuna esperienza di corsa, supporto di un allenatore Fidal, di una nutrizionista e di una psicologa. Ciò in cambio di prestare la nostra immagine per raccogliere fondi per la ricerca che, inutile nasconderlo, ha salvato tante di noi. La vicinanza delle donne che hanno vissuto personalmente un’esperienza con il tumore ha facilitato anche la mia accettazione alla malattia. Per me ora, far sapere che ho avuto un tumore non è più un tabù da nascondere. Grazie alla mia sopravvivenza posso infatti dar una speranza anche a chi si è appena ammalata e vive con terrore la possibilità di non guarire.

Sono da quest’anno anche volontaria dell’Associazione Cuore di Donna in Breast Unit all’Ospedale Bolognini di Seriate. Siamo vicine alle donne con hanno ricevuto un esito di tumore femminile e alle donne appena operate ancora in Ospedale. Offriamo loro sostegno per trovare un supporto psicologico e prime cure (come massaggi linfodrenanti per chi ha subito l’asportazione del cavo ascellare; corpetti per chi ha subito una mastectomia e altro..)”.

Cosa vuol dire essere Pink

Francesca Mistri, giovane mamma della Val Seriana che noi di Valseriana News conosciamo già, aggiunge:

“Oltre agli obiettivi già descritti voglio spiegare cosa significa essere pink. Ciò vuol dire anche allenarsi 2/3 volte alla settimana, fatica, sacrificio, sudore. Alzarsi dal letto presto anche quando non avresti voglia, uscire a correre con qualsiasi condizione meteo, sentire dolori ovunque. Fino ad aprile di quest’anno non avevo mai corso in vita mia, e non avrei mai pensato di farlo; ero la classica persona che vede chi corre in ciclabile e pensa: ma chi glielo fa fare?

Eppure quando ho scoperto il progetto, mi sono data un obiettivo, perché io amo le sfide, e in questi mesi ho fatto tutto quello che dovevo per prepararmi al meglio.

È stato difficile? Si, perché la corsa è dura, ci vuole fiato, gambe, testa, e quando corro tante volte il pensiero è: ma chi me l’ha fatto fare? Già, chi? La voglia di dimostrare che il tumore non ti può rubare anche la possibilità di vivere una vita normale, di essere libera di fare quello che vuoi. Corro per me prima di tutto e corro per le compagne che non ci sono più. Corro e penso a quanto sono fortunata ad essere ancora qui.

Sono pronta per la mezza maratona? Se penso a Roma mi sembra ancora folle credere che correrò per 21km, ma avrò con me le mie compagne pink e un bel pezzo della mia famiglia, correremo fianco a fianco, sostenendoci in silenzio ma sapendo di esserci.

I miei bambini e mio marito saranno a casa, ma è anche a loro che devo la possibilità di aver partecipato a questo progetto. Allenarsi vuol dire anche mancare da casa e non avrei potuto farlo con due bambini piccoli se fossi stata sola. So che saranno con me, nel mio cuore e nella mia testa! Sono stati mesi ricchi di tantissime cose, che non avrei mai pensato di poter fare, eppure eccomi qui, Roma mi aspetta”.

Ceruti Alessandra di 48 anni rilancia il tema della prevenzione: “Ho scoperto il tumore al seno a 45 anni al primo controllo di screening di Regione Lombardia che non volevo neanche fare perché non avevo familiarità genetica e sono rimasta senza parole. Poco dopo, fatte biopsie e diagnosi, sono stata operata, ho terminate le cure il 26 di maggio, il giorno prima del mio 42esimo compleanno. Lì è cominciata la mia parte più difficile: avevo attacchi di panico perché vivere significava poter morire. Mi sono iscritta alle Pink Ambassador per fare qualcosa di diverso, la cosa che mi è servita di più è stata incontrare donne come me, con le mie paure. Non mi sono più sentita sola, ho pensato: se ce la fanno loro, ce la faccio anche io e… ce la faremo!”

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1 Commento

1 Commento

  1. Antonio Grasso

    18 Novembre 2023 at 13:33

    Congratulations to all, divertitrvi e grazie di esserci!

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