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Cronaca

LIZZOLA VERSO LA RIAPERTURA. LA SOLUZIONE? UNA COOPERATIVA DI PRIVATI

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In un consiglio comunale partecipato e atteso, il neosindaco di Valbondione Sonia Simoncelli ha illustrato l’ipotesi trovata, che si concretizzerà da oggi, per la riapertura degli impianti di Lizzola, chiusi dopo il fallimento della Stl. 3 mesi di lavoro e di consulenze per deliberare all’unanimità la possibilità di far gestire gli impianti a costi ridotti ad una nascente cooperativa di 13 privati di Lizzola. Il tutto per un anno sperimentale.

Una buona notizia, che risolleva un po’ gli animi, dopo mesi turbolenti e un’estate passata tra l’incertezza e il rincorrersi di voci. Una notizia che pone però l’attenzione sull’interessamento da parte della comunità: “Durante l’estate – spiega il sindaco durante il consiglio comunale di mercoledì sera – abbiamo diffuso una lettera che spiegava come stavamo lavorando e che sarebbe servito l’interessamento dei cittadini. A quell’appello hanno risposto 13 privati tutti di Lizzola che abbiamo successivamente incontrato e che stanno portando avanti la costituzione di una cooperativa”.

E Valbondione allora? La domanda è lecita. Perché dal capoluogo non ha risposto nessuno? Campanilismi a parte, l’analisi fatta dai tecnici e consulenti che hanno affiancato l’amministrazione in questi mesi è spietata, “Qualora non riaprissero gli impianti – spiega il dott. Berera, consulente dell’amministrazione – sarebbe una perdita per tutte le attività del paese che ha prettamente una vocazione turistica. Ma l’analisi economica fatta in questi mesi da parte nostra parla di una realtà che non produce utili. Serve dunque qualcuno pronto ad investire per non fare morire il resto del territorio e qualcuno che ha idee vincenti in ambito di promozione e marketing per rilanciare gli impianti”.

La delibera in questione è stata votata all’unanimità anche dalla minoranza che siede in consiglio comunale, anche se un’interrogazione di Romina Riccardi ha posto la questione sull’attuale accordo con il curatore fallimentare.

“Il curatore fallimentare – continua Berera – deve sottostare in primis al diritto del Comune di decidere se gestire o meno gli impianti. In questi giorni presenteremo la richiesta della gestione sperimentale a costo zero o pari a zero per favorire la riapertura degli impianti già nella corrente stagione invernale. Il curatore farà la sua scelta, ma l’alternativa sarebbe tenere chiusi gli impianti con il conseguente deterioramento degli stessi che porterebbero ad una svalutazione e quindi ad una più difficoltosa vendita da parte del fallimento stesso”.

Ci si aggiorna tra due o tre settimane dunque, tempo di capire se ci sono le condizioni giuste per la salvezza in corner di questa stagione.

“Passato questo anno – conclude il sindaco – faremo una consultazione popolar per valutare come sia andata la stagione, quali siano gli eventuali investimenti da fare, se la popolazione è d’accordo a spendere soldi pubblici o se i privati intendono continuare”.

Un anno di prova dunque per vedere se i conti torneranno o, almeno, non saranno troppo in rosso come negli ultimi anni della gestione di Sviluppo Turistico Lizzola.

 

Nelle foto: in alto la platea al consiglio comunale, in basso il vicesindaco Vittorio Moraschini e il sindaco Sonia Simoncelli

 

LA STORIA DEL FALLIMENTO DI SVILUPPO TURISTICO LIZZOLA

Mentre la magistratura sta facendo il proprio corso, ripercorriamo la storia del fallimento di Stl, la società che gestiva gli impianti di Lizzola, illustrata durante il consiglio comunale di mercoledì 17 settembre.

Stl, composta per il 58.2 % da Mountain Security e per il 41.8 % da Comune di Valbondione, fallisce il 23 maggio 2014, due giorni prima delle elezioni comunali e nel contesto della bufera Morandi che ha travolto, non solo i creditori, ma un paese intero.

La nuova amministrazione dunque trova gli impianti e tutto ciò che faceva parte della società, in mano al curatore fallimentare. Non si può certo ipotizzare che un ente pubblico ritiri un fallimento, sia per le contingenze economiche sia per le norme in vigore. Così l’amministrazione incarica due consulenti di valutare, da una parte il valore di ciò che è restato della Stl, dall’altra quale potrebbe essere il quando economico prodotto dalla riapertura degli impianti.

Da lì il presente: l’impossibilità dal parte del Comune di investire soldi che sarebbero persi e il coinvolgimento di privati che verranno aiutati nel trovare un accordo favorevole con il curatore.

il resto è ancora da scrivere.

 

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