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Cronaca

4 MINORENNI NEL GIRO DI PROSTITUZIONE MINORILE: “VOLEVAMO GUADAGNARE SOLDI CON I GAY”

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L’intenzione dei ragazzini era quella di guadagnare soldi con i gay, chiedendo loro il pagamento anticipato della prestazione sessuale per poi scappare. Emergono dettagli raccapriccianti nell’inchiesta coordinata dal pm Ambrogio Cassiani che ha portato all’arresto di 11 persone tra Lombardia ed Emilia con l’accusa di sesso a pagamento con minorenni.

L’operazione è stata condotta dai carabinieri di Brescia ed ha interessato, oltre alla provincia di Brescia, quelle di Bergamo, Milano, Pavia, Monza e Brianza, Parma.

Nell’ordinanza si legge l’intenzione dei giovanissimi che si erano iscritti ad un sito di incontri per “guadagnare soldi con i gay”. “La loro idea originaria – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – era quella di incontrare i soggetti, di chiedere il pagamento anticipato della prestazione sessuale per poi scappare. Se il cliente non accettava la condizione del pagamento anticipato l’incontro saltava. Ai propri interlocutori non mentivano mai sulla loro reale età, del resto direttamente percepibile al momento degli incontri”, srive il gip.

L’inchiesta riguarda quattro ragazzini, tre italiani e un ucraino, di età compresa tra i 16 e i 17 anni, disposti a prostituirsi. Le prestazioni sessuali erano pagate in denaro o con regali (orologi, cellulari e vestiti) e i rapporti a Bergamo venivano consumati nel piazzale del cimitero, nel parcheggio sotterraneo dell’Iper a Seriate o nelle abitazioni di alcuni degli indagati.

Le indagini sono partite dalla denuncia di una madre bresciana, che ha trovato sul cellulare del figlio 16enne alcuni sms sui rapporti sessuali che il giovane consumava con persone maggiorenni. Lo stesso 16enne ha poi ammesso, e fatto il nome di alcuni amici che come lui avevano intrapreso relazioni con adulti conosciuti in chat. Il pm aveva chiesto il carcere, ma il gip Alessandra Sabatucci che ha invece disposto i domiciliari spiegando che “sebbene alcune abitazioni degli indagati siano servite da luogo di incontri, non vi sono ragioni per ipotizzare che gli stessi non rispettino le prescrizioni della misura”.

Ai domiciliari dunque da mercoledì, com’è noto, sono finiti, tra gli altri, anche diversi bergamaschi: un prete, don Diego Rota di 45 anni, un allenatore di squadre di calcio giovanili Cristian Zilli di 42 anni, un agente di polizia locale, Eugenio Bosio di 53 anni e Pierluigi Rossi, 50enne di Bergamo.

Per tutti l’accusa è prostituzione minorile continuata. Il sacerdote e gli ultimi due sono residenti nella Bergamasca e non si conoscevano tra loro, ma frequentavano gli stessi ragazzini conosciuti in rete. Ancora all’estero una delle dodici persone raggiunte da ordinanza di custodia cautelare, una ventina in tutto gli indagati. 

A don Diego Rota, parroco, sospeso, della parrocchia di Solza nel Bergamasco sono contestati 3 episodi. Il sacerdote, che si muoveva a bordo di un Suv scuro, avrebbe intrattenuto rapporti sessuali a pagamento con due minori e tentato di ottenere prestazioni sessuali da un altro giovane che non sarebbero avvenute per l’intervento del fratello del ragazzo. Don Diego Rota si presentava ai giovani appunto come “Marco”. Il sacerdote, lo scorso 10 settembre, a due giovani aveva regalato un cellulare ciascuno, telefoni del valore complessivo di 399 euro. Nel corso di uno scambio di sms intercettato un minore chiede al sacerdote: “Ma quante volte lo dobbiamo ancora fare gratis?”. Don Diego Rota risponde: “Abbiamo appena cominciato, ce ne hai per 15 volte su 20 pattuite. Se fai meglio e se non mi bidoni sempre potrei scontarne qualcuna”.

Sulla vicenda è intervenuta la Curia di Bergamo. “Le gravi accuse di cui è imputato suscitano nel Vescovo e nella nostra comunità diocesana stupore, sgomento e profondo dolore”, si legge in una nota. “Desideriamo manifestare la nostra vicinanza a coloro che stanno soffrendo per questa vicenda senza dimenticare nessuno a seguito dei provvedimenti restrittivi messi in atto, riteniamo di dover nominare un amministratore parrocchiale per garantire il servizio alla comunità parrocchiale di Solza. Siamo consapevoli che situazioni di questo genere creano turbamento in molti e vogliamo con tutto il cuore che la verità e la giustizia si affermino, confidando nell’opera di coloro che sono chiamati a garantirle. Sono molti i motivi che inducono la comunità credente ad una preghiera più intensa, alla quale ci disponiamo in questo momento”.

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