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Cronaca

Centralina ad Alzano, il deflusso minimo salverà (forse) il fiume Serio

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Troppe centraline a sfruttare il fiume Serio e in bassa Val Seriana monta la preoccupazione. In un’assemblea pubblica tecnici della Regione e della Provincia hanno spiegato come non ci sia alcun rischio per la salute della fauna e del fiume stesso.

I lavori nei pressi dell’oasi naturale

C’è un parametro che salverà il fiume Serio dalle continue centraline idroelettriche che si stanno realizzando negli ultimi anni lungo il suo alveo: è il deflusso minimo vitale che dovrebbe garantire la vita e la sopravvivenza delle specie protette.

Ne sono convinti i tecnici della Regione Lombardia e della Provincia di Bergamo che, nella serata di mercoledì in un’assemblea pubblica ad Alzano Lombardo, hanno fatto chiarezza riguardo alla centralina idroelettrica che si sta realizzando in queste settimane lungo la sponda sinistra del fiume Serio tra i comuni di Alzano Lombardo e Villa di Serio, opera oggetto di polemiche e di scontro politico. Presenti alla serata, che si è svolta al Teatro Nassiryia, le amministrazioni coinvolte e una ventina di cittadini.

Da sinistra: Confalonieri, Toffaloni, Cilgiano, Bigoni, Bertocchi e Rota

Innanzitutto i tecnici della Regione, Alberto Cigliano dirigente Utr e Carlo Toffaloni, hanno spiegato come la normativa vigente preveda che Regione Lombardia conceda le grandi derivazioni mentre la Provincia le derivazioni sotto i 3000 kw di potenza. E’ questo il caso della centralina in questione che è stata autorizzata nel 2015 dalla Provincia di Bergamo attraverso un iter istruttorio complesso che ha visto coinvolti diversi partner.

Confalonieri, Dirigente Settore Ambiente della Provincia, ha illustrato le caratteristiche della concessione pari a 185,19 kW generati dal salto dell’acqua di. 2,45 metri ricavato grazie ad un tubo interrato. Il tutto sta per essere realizzato a ridosso della cascata presente nell’area protetta della Guidana, oasi naturale dove vivono decine di oche e altri pennuti acquatici.

Per questo nel 2016 il sindaco Camillo Bertocchi, appena insediatosi, ha cercato di coinvolgere il Ministero scrivendo una lettera al Ministro Franceschini. Ma era troppo tardi. La procedura si è infatti conclusa con esito positivo nell’ultima conferenza di servizi del luglio 2016.

“Dall’assemblea pubblica abbiamo appreso che tutto è stato fatto a norma di legge – commenta Bertocchi – e sappiamo bene come lo Stato e l’Europa incentivino queste forme d’energia pulita. Il nostro rammarico è che il Ministero non si sia preso in carico la valutazione ambientale in un luogo che, come amministrazione, abbiamo destinato a zona protetta per le peculiarità ambientali e paesaggistiche che lo contraddistinguono”.

C’è un parametro però che non fa perdere le speranze, anche a chi è scettico, come Mino Patelli, che si occupa dell’oasi delle oche 365 all’anno. E’ il deflusso minimo vitale, quel valore che viene stabilito a prescindere dalle concessioni e che i concessionari sono obbligati a rilasciare per garantire la vita del fiume. “La nostra paura – spiega Patelli – è che le specie endemiche e protette di pesci possano risentire della presa dell’acqua e che anche le oche si trovino senza materia prima”.

Che non sarà così l’hanno assicurato i tecnici e anche Michele Bigoni, scienziato che si è subito interessato alla questione e che ha portato dei dati importanti .

Nello specifico l’impianto idroelettrico che si sta realizzando sarà ad acqua fluente: l’acqua sarà captata con una griglia del diametro di 2 cm posta in corrispondenza dalla cascata e indirizzata a valle attraverso un tubo sotterraneo fino a raggiungere una grande vite, la coclea idraulica, che permetterà la trasformazione dell’energia nella cabina posta a fine del processo sulla sponda sinistra. Subito dopo l’acqua sarà rilasciata con un canale scoperto e ci sarà anche un impianto di risalita dei pesci. La cosa positiva dunque è che la presa e la restituzione dell’acqua si trovano a poche decine di metri e che, quindi, – concludono i relatori – “non sono previste modifiche alla portata del fiume su un lungo tratto”.

“Inoltre – sottolinea Bigoni – il valore del deflusso minimo vitale calcolato dell’Autorità del bacino del Po’ prevede che il fiume stia in salute sia nei periodi di piena che nei periodi di secca proprio grazie al rilascio obbligatorio”.

Da non dimenticare inoltre che: “la concessione – spiega Confalonieri – comprende anche il monitoraggio del corso d’acqua, della fauna ittica, degli elementi idrologici, idromorfologici ecc. Si tratta di un percorso dinamico e, se i parametri restituiteci dal monitoraggio non andranno bene, la Provincia potrà tornare indietro sulla propria decisone perché è il fiume la priorità e la qualità ambientale va preservata”.

Tutti d’accordo dunque che il primo interesse da tutelare è quello del fiume ma in questi giorni di cantiere la movimentazione di terra sta già creando degli scompensi agli animali: “Spero davvero sia come dicono loro – conclude Patelli – altrimenti sarà lo stesso fiume a dimostrarci che è stato fatto un errore madornale”.

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