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Cultura

Il baghèt di Casnigo su Rai Uno allo speciale natalizio dello Zecchino d’Oro

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Domenica 24 dicembre alle 17.55 su Rai Uno protagonista, nello speciale augurale dello Zecchino d’Oro, l’antica cornamusa bergamasca.

Foto Zucchini

Appuntamento su Rai Uno il giorno della vigilia di Natale: le note del “baghèt”, l’antica cornamusa bergamasca, saranno protagoniste domenica 24 dicembre alle 17.55  dello speciale natalizio dello Zecchino d’Oro registrato lo scorso 12 dicembre a Bologna in compagnia del celeberrimo Coro dell’Antoniano.

La trasmissione si intitola “L’attesa” e proporrà un pomeriggio di festa e musica condotto da Paolo Belli e da Chiara Tortorella, figlia dell’indimenticato Mago Zurlì. Verranno proposti i brani dell’edizione appena trascorsa dello Zecchino d’Oro (con la canzone vincitrice “Una parola magica”) ed alcuni ospiti fra cui Valerio Scanu, con Walter Proni e gli attori del musical “Il Libro della Giungla”. A chiudere il pomeriggio di festa, il saluto in musica tutti insieme alle “Verdi Note” dell’Antoniano di Bologna dirette da Maestro Stefano Nanni.

Il baghèt è lo strumento che per antonomasia è legato alla tradizione natalizia. Uno strumento povero, nato e cresciuto tra i pastori. I suonatori erano per la maggior parte contadini, e si ritrovavano nelle stalle d’inverno. Passata l’Epifania, poco prima del carnevale, lo strumento era riposto, per essere ripreso agli inizi dell’inverno successivo, a San Martino.  Con il baghèt si suonava l’antica “pastorèla”, si accompagnava il canto e si eseguiva addirittura l’arcaico “bal dol mòrt” (ballo del morto), una specie di pantomima in cui due ballerini mimavano una “morte” ed una successiva “resurrezione”. Casnigo, in Val Gandino, è la patria indiscussa dello strumento, al punto che il consiglio comunale nel 2009 ha emanato una specifica delibera che conferisce al paese il titolo di “patria del Baghèt”. Nel palazzo comunale sono conservati due antichi strumenti, appartenuti il primo al casato degli Zilioli (conosciuti come “Fiaì”), e il secondo a Giacomo Ruggeri detto “Fagòt”, probabilmente ultimo suonatore di baghèt dell’intero arco alpino sino agli anni ’60 e successivamente testimone di un’arte tramandata spesso attraverso la sola tradizione orale. In Bergamasca ci sono tracce della cornamusa che risalgono al 1300.

Ad esibirsi su Rai Uno è stato Luciano Carminati, presidente dell’associazione culturale “Il Baghèt”, che cura la promozione della tradizione di questo strumento. Carminati era affiancato da Domenico Aglioni ed è fra l’altro nipote di Giacomo Ruggeri “Fagot”. A Ruggeri è legato il progetto di ricerca portato avanti negli anni dallo studioso Valter Biella (che raccolse il patrimonio orale di suonate e tecniche costruttive di Ruggeri) e cui si deve l’avvio della salvaguardia di una tradizione unica.

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