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Cronaca

Lombardia, al via il corso per i medici di famiglia ma un centinaio potrebbero restare fuori

Al via il corso per i medici di famiglia ma un terzo potrebbero restare fuori per un’incompatibilità burocratica.

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Oggi è una giornata importante per la Lombardia: con una conferenza online prende il via il corso triennale per formare e abilitare i medici di medicina generale. Si tratta della categoria fondamentale per la medicina di prevenzione soprattutto in un territorio martoriato dal Covid19 com’è quello lombardo. Il corso, gestito dalla Regione come prevede la normativa, doveva prendere il via a marzo ma è stato rimandato proprio per la pandemia, periodo in cui hanno pagato il prezzo più caro, anche in termini di vite interrotte, proprio i medici di base.

Dunque, con il nuovo corso dovrebbero essere abilitati tra tre anni oltre 400 nuovi medici, una vera manna dal cielo, soprattutto per la provincia di Bergamo dove – oltre i decessi dei medici impegnati durante l’emergenza sanitaria – si prospettano anche molti pensionamenti.

Sta di fatto che l’inizio di questo corso è segnato da un grave impedimento. Oltre ai neolaureati e ai medici in sovrannumero (ovvero quelli laureatisi prima del 1991), 127 candidati sono medici specializzati (laureati dopo il 1991) che possono partecipare al corso grazie al Decreto Calabria, che ha introdotto questa possibilità affinché – appunto – il sistema territoriale non resti sguarnito dei “dottori”.

Ma ora, a pochi giorni dall’inizio del corso, agli iscritti sono stati comunicati dei requisiti (non inseriti nel bando iniziale) che di fatto impediscono di partecipare al corso stesso all’ultima categoria rientrante nel Decreto Calabria. Se infatti uno di questi medici che già lavora nell’ambito sanitario volesse prendere questa abilitazione, dovrebbe rinunciare al proprio incarico attuale non avendo comunque borsa di studio (come hanno invece per i tre anni i neolaureati), perdendo lo stipendio e lasciando di fatto sguarnito un altro posto di assistenza o cura del malato.

Una situazione paradossale

A spiegare bene il paradosso è Maurizio Borgese, responsabile nazionale del settore Emergenza 118 del sindacato medici italiani (Smi) che spiega: “A seguito dell’approvazione del decreto Calabria alcuni medici dell’emergenza territoriale 118, risultati idonei ad accedere in extra borsa (dunque senza percepire borsa di studio come accade invece per i neolaureati) al corso di formazione in medicina generale senza retribuzione economica, si trovano costretti a dare le dimissioni dal servizio. È una situazione paradossale. Si tratta – spiega – di medici con una decennale esperienza, che non possono accedere al corso a causa di una norma presente nell’articolo 11 del dm 7 marzo 2006, che sancisce l’incompatibilità tra il corso di formazione specifica e qualsiasi attività convenzionale. Numerosi colleghi, pertanto, pur non percependo alcuna retribuzione dalla borsa di studio, dovranno rassegnare le dimissioni entro la data dell’inizio del corso di Medico di Medicina Generale, che sarà a fine settembre 2020”.

Molte regioni, tra cui la Lombardia, si troveranno dunque ancora in difficoltà, visto anche le innumerevoli carenze di personale. “Per questo – continua – lo Smi si sta battendo da mesi affinché questa discriminazione non accada. A tal fine abbiamo inviato una lettera sia al Ministero della Salute, sia alla conferenza Stato-Regioni. Quest’ultima ha dichiarato che a breve vi sarà una riunione in cui si affronterà la questione. Per non rischiare di far chiudere, per la mancanza di personale, servizi come il 118 che in questo momento sono essenziali per la gestione del Covid a livello nazionale, lo Smi sta svolgendo un lavoro incessante. Non smetteremo d’impegnarci – conclude – fino a quando non verranno tutelati i diritti dei cittadini, quelli dei medici, che da mesi lavorano sul fronte dell’epidemia senza paura, rischiando il posto di lavoro nonostante un’esperienza decennale sul campo”.

Cosa sceglieranno questi candidati?

Come si comporteranno dunque questi candidati? Molti lo decideranno questa mattina, dopo la conferenza online con il presiedente Attilio Fontana e l’assessore Gallera. Alcuni di loro invece hanno già intrapreso dei ricorsi, altri – è inevitabile – abbandoneranno questo progetto privando di fatto il territorio di figure che si sono rivelate fondamentali proprio durante l’emergenza sanitaria. Ma la politica evidentemente non l’ha ancora capito.

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