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Politica

Il coprifuoco non s’ha da fare, ancora scaricabarile tra Governo e poteri locali

Il coprifuoco non s’ha da fare, ancora scaricabarile tra Governo e poteri locali e i cittadini vivono sperando di non ricadere nel dramma di marzo.

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Il coprifuoco tanto temuto è divenuto oggetto del consueto – e stucchevole – scaricabarile tra i poteri della politica italiana. Chi potrà e dovrà chiudere i luoghi dove si creano assembramenti dalle 21 in poi? Ad oggi una risposta univoca non c’è. E intanto il virus continua a circolare.

Dopo la presentazione e la firma del Dpcm del 18 ottobre 2020 si assiste infatti ad un già visto conflitto tra Governo e poteri locali. Se in conferenza stampa ieri sera il premier Giuseppe Conte ha annunciato che “I sindaci potranno chiudere al pubblico le piazze e le vie dove si creano assembramenti”, il testo definitivo del Decreto (che potete leggere qui) riporta sì la possibilità di istituire il coprifuoco ma senza indicare a chi toccherà farlo.

La legge 833 del 1978 dà potere ai sindaci

Bisogna però ricordare, per dovere di cronaca, che i sindaci possono prendere decisioni. La legge 833 del 1978 con cui è stato istituito il Servizio Sanitario Nazionale prevede infatti delle deleghe per decisioni che sono sia di competenza regionale che dei sindaci.

In particolare, per quanto concerne le ordinanze contingibili e urgenti che ricorrono in caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale, la competenza all’adozione spetta al sindaco ‘quale rappresentante della comunità locale‘, sulla base del dato testuale del comma 5 dell’articolo 50 del T.U.E.L. n. 267/2000. In tale ambito, invero, il sindaco opera in qualità di ‘autorità sanitaria locale’, attribuzione questa riconosciutagli ex art. 13, co. 2 della legge n. 833/1978, la cui attualità è confermata dalla disposizione di cui al comma 4 del medesimo art. 50, ai sensi del quale il sindaco esercita le funzioni imputategli quale ‘autorità locale’.

Fatta però notare la competenza locale si apre lo scenario, ancora irrisolto, di chi possa governare le forze dell’ordine. E allora, così com’è stato a inizio marzo in Val Seriana, dove la zona rossa ad Alzano e Nembro non s’è fatta per lo stesso sconcertate rimpallo di responsabilità, ancora oggi i cittadini vivono sperando di non ripiombare nell’angosciante situazione della primavera scorsa che pare non essere poi così lontana vista l’impreparazione sia dal punto di vista sanitario (le terapie intensive in Lombardia sono quasi del tutto esaurite e il tracciamento è già congestionato) sia dal punto di vista politico.

Coprifuoco, continua lo scaricabarile

Quello a cui si assiste dunque è il botta e risposta, soprattuto social, tra i rappresentati della politica locale. Così ha postato Giorgio Gori questa mattina dopo il commento indignato di ieri sera.

Nel testo definitivo del Decreto – dopo le nostre proteste – la norma è rimasta ma è stato tolto il riferimento esplicito ai Sindaci che c’era nella bozza, citato da Conte in conferenza stampa. Non si dice però a chi competerebbero quelle misure: se ai Sindaci, ai Prefetti, ai Presidenti di Regione. Né con quali mezzi si possano attuare.

https://www.facebook.com/giorgiogori9/posts/4676271379112054

La posizione di ANCI

“Il governo inserisce in un dpcm una norma che sembra avere il solo obiettivo di scaricare sulle spalle dei sindaci la responsabilità del coprifuoco agli occhi dell’opinione pubblica. Questo non lo accettiamo”. Così il presidente dell’Anci, Antonio Decaro sottolineando che “nei momenti difficili le istituzioni si assumono le responsabilità non le scaricano su altre istituzioni con cui lealmente dovrebbero collaborare”.

“I sindaci – prosegue Decaro – sono abituati ad assumersi le loro responsabilità. Vorremmo che tutte le istituzioni facessero lo stesso”. Origine dello scontento dei primi cittadini, la norma contenuta nel dpcm che attribuisce proprio ai sindaci la possibilità, e la responsabilità, di chiudere dalle ore 21 quelle vie e quelle piazze dove si ritiene che possano crearsi assembramenti, imponendo quindi di fatto un “coprifuoco” a determinate zone cittadine”.

Gessica Costanzo

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