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Cronaca

Sindacati pensionati: “Lombardia impreparata a gestire l’emergenza”

Sindacati pensionati: “Lombardia impreparata a gestire l’emergenza. Pochi i letti dedicati al Covid da Piemonte e Emilia esempi di buona sanità”.

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Preoccupazione, ansia e timore per il pericolo concreto di una nuova seconda ondata di contagi da Coronavirus. La Lombardia, dove c’è il numero maggiore di positivi e dove la recente cronaca ha consegnato alla memoria collettiva del mondo migliaia di morti con immagini divenute iconiche, appare oggi la regione più impreparata e meno organizzata del Nord Italia. Numerose sono le storie personali di cattiva gestione della prevenzione o della cura, mentre la Giunta di Fontana ammette “candidamente” ritardi e manchevolezze, sia per la gestione del Covid sia per la questione delle vaccinazioni antinfluenzali.

“L’assessorato al Welfare di Regione Lombardia ha riconosciuto le difficoltà e i ritardi che l’Ats di Milano sta accusando nella gestione dei tamponi, e le incredibili difficoltà a ricontattare le persone segnalate. Sono solo una quarantina le Unità speciali di continuità assistenziale attivate rispetto alle 200 preventivate in Lombardia. Questi avamposti territoriali, costituiti da giovani medici, in base a un decreto legge di marzo, avrebbero dovuto costituire la linea Maginot contro un’eventuale seconda ondata del Covid. Ma nessuna delle province ha un numero di squadre pari a quello che avrebbe dovuto essere”.

La posizione dei sindacati dei pensionati

I sindacati dei pensionati di CGIL CISL UIL della Lombardia da tempo “spronano” le Regione sul campo della prevenzione, purtroppo inascoltati e ritardi e inadempienze si accumulano.

Anche nell’ultimo incontro con Presidenza e Assessorato, i segretari di SPI FNP e UILP (Valerio Zanolla, Emilio Didoné e Serena Bontempelli) hanno sottolineato come “esista da tempi la necessità di individuare luoghi fisici in cui possano trovare sede, tra le altre cose, la medicina preventiva, l’igiene pubblica e la presa in carico dei pazienti cronici (per l’85% sono anziani)”. Al riguardo è per noi “necessario un rapporto più stretto tra Medici di medicina generale e specialisti ambulatoriali, al fine anche di garantire la continuità assistenziale ospedale – territorio. Inoltre, passi avanti vanno compiuti per l’integrazione sanitaria e socio-sanitaria, che rappresentava uno dei capisaldi della riforma (da attuare anche attraverso l’istituzione di un unico Assessorato Welfare in alternativa agli allora due assessorati ora addirittura diventati tre) e che non si è sostanzialmente realizzata”. 

Tutto questo, secondo i sindacati dei pensionati lombardi si ripercuote sull’eccellenza del sistema lombardo, che “negli ultimi tempi ha dimostrato di non meritarne i gradi”.

Adesso, infatti, le Terapie intensive lombarde contano meno di dieci letti (9,8) per 100mila abitanti, con una soglia minima di sicurezza fissata a 14. Oggi sono 983 i posti “dedicati”, mentre il target individuato per questo territorio è di 1.446 posti complessivi di Terapia intensiva. Intorno alla Lombardia, il Veneto è in vetta con più di 16 letti ogni 100.000 abitanti, e l’Emilia arriva a 13,5.

Proprio dalla vicina Emilia e dal confinante Piemonte arriva una storia di buona prevenzione e sanità territoriale che fa impallidire il declamato sistema lombardo. 

È la storia del compleanno di un bambino, raggiunto a Piacenza dai nonni emiliani, piemontesi e lombardi. Dopo che si è verificata la positività di un invitato, è successo che i residenti in Emilia e in Piemonte sono stati immediatamente raggiunti dal servizio di tracciamento

La Regione Emilia Romagna subito sottopone a tampone la mamma di Mattia (positiva anche lei …) e il nonno paterno di Piacenza; la Regione Piemonte chiama subito i nonni torinesi e gli fa fare il tampone..…La nonna milanese, che sta passando il weekend sul Lago Maggiore, in provincia di Varese, segnala al suo medico e all’Ats la questione dei ragazzi piacentini e della festa di compleanno, ma non riceve alcun riscontro.

Essendo in autoisolamento e non potendo per questioni di lavoro aspettare ulteriormente, si sottopone al tampone all’ospedale di Varese (primo) e in un centro privato a Luino (secondo), entrambi a pagamento. Dopo circa una settimana riceve l’esito del tampone che, per fortuna, è negativo, e Valeria rientra a Milano.

In Regione Emilia Romagna, nel frattempo, tutti i giorni i ragazzi di Piacenza, ancora positivi, ricevono la telefonata di un medico che chiede delle loro condizioni di salute, li segue, risponde alle loro preoccupazioni … 

“La Lombardia – sottolineano i segretari di SPI FNP e UILP – invece non pervenuta. Se Valeria non avesse potuto permettersi di pagare due tamponi privati sarebbe ancora sul Lago Maggiore ad aspettare. È questa l’eccellenza Lombarda? Condividiamo l’ultimo messaggio in whatsapp di Valeria alla fine della vicenda: “Vado a vivere in Emilia!”

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