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Clusone, venerdì 11 dicembre Open Day all’Istituto Vest

Clusone, venerdì 11 dicembre Open Day all’Istituto Vest. Il Coordinatore Nembrini: “Ripartiamo da noi adulti”.

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“Io ci sono!” è lo slogan dell’istituto VEST di Clusone: una scuola media paritaria che in questo periodo si propone al territorio tramite l’OPEN DAY ONLINE. Il prossimo appuntamento è venerdì 11 dicembre alle 17: è sufficiente registrarsi sul sito www.istitutovest.it

Scuola dopo la seconda ondata

“Se rinasco, tutto ma non adolescente nel 2020”: così recitava un messaggio su Twitter di qualche giorno fa. Come a dire: nulla di peggio che appartenere a questa generazione così sfortunata – racconta il professor Stefano Nembrini, Coordinatore didattico dell’istituto-. È questo che resterà, ho pensato, dopo la seconda ondata? Certamente dopo la crisi sanitaria – e ancora immersi in quella economica – nel tempo sarà sempre più pressante l’emergenza educativa, ben oltre le polemiche sui banchi a rotelle. Ce lo si chiede spesso: a qualcuno, oggi, interessa davvero la scuola? Oltre, naturalmente, ai tanti studenti che vorrebbero tornare in presenza. Oltre ai genitori, consapevoli del rischio che i figli affondino in un’apatica solitudine. Oltre ai docenti che, tra un protocollo di sicurezza e l’altro, vogliono ancora spendersi per i loro alunni”.

“Eppure qualcosa si ribella all’amara sentenza di quel tweet – prosegue Nembrini -. Chi stabilisce che a questa generazione non resti altro che il lamento? La domanda si riflette su noi insegnanti, genitori, educatori: come stiamo vivendo il tramonto di questo 2020? E sorge il sospetto che i nostri giovani si sentiranno una generazione monca, ma solo se noi adulti la guarderemo come tale”. 

“Grazie al cielo, come più volte abbiamo scoperto in questi mesi, qualcosa resiste ad ogni scetticismo: quel desiderio di felicità radicato nel cuore, nostro e dei nostri ragazzi, e che non va in quarantena. Me lo ha ricordato tempo fa una mia ex-alunna, raccontandomi del suo percorso di studi, tutto sommato positivo, Eppure, mi confidava, qualcosa la lasciava inquieta: “Ho rinchiuso in un cassetto i miei sogni: in fondo sono convinta che non diventerò mai qualcuno, che la mia vita sarà inutile. Mi accontento solo di prendere bei voti ma non desidero di più: e questo mi preoccupa”. Che commozione! Con quel “mi preoccupa”, nella sua schiettezza di adolescente, quella ragazza dimostrava proprio che il suo cuore non può accontentarsi, perché strutturalmente fatto per cose grandi. Per desiderare che la vita sia utile. Ho subito pensato alla sua coetanea che, nel mezzo di un conflitto mondiale, nascosta per sfuggire le persecuzioni razziste, scriveva nel suo diario: “Ecco che cos’è difficile in quest’epoca: gli ideali, i sogni e le belle aspettative non fanno neppure in tempo a nascere che già vengono colpiti e completamente devastati dalla realtà più crudele. È molto strano che io non abbia abbandonato tutti i miei sogni perché sembrano assurdi e irrealizzabili. Invece me li tengo stretti, nonostante tutto, perché credo tuttora all’intima bontà dell’uomo”. Le parole della mia ex-alunna facevano eco a quelle di Anne Frank, così come a quelle di milioni di giovani che, nel mezzo della pandemia, in fondo desiderano tenersi stretti i loro ideali: anche quando il mondo dei grandi, con il suo stanco cinismo, li invita a “volare basso”, a non riporre troppa fiducia nel futuro.

Da dove ripartire?

“Allora da dove ripartire – spiega il professor Nembrini -, se non proprio da noi adulti? In questo le scuole possono costituire preziosi luoghi di compagnia, comunità educanti – perché da soli non si educa – in cui genitori e docenti si possano sostenere. Innanzitutto nel guardare, senza vergogna, le fragilità nostre e dei nostri giovani. E poi nel custodire la speranza: non l’ingenuo ottimismo scolpito nello slogan “andrà tutto bene”. Ma una speranza audace, fondata sulla certezza che quel bene è presente, ora: anche nella fatica della situazione attuale, anche e soprattutto nel rapporto con gli altri, al di là della paura del contagio. Un bene che può passare attraverso semplici momenti di incontro, di dialogo. E dentro ogni ora di lezione. Come la scorsa mattina, quando ho visto gli occhi dei miei alunni illuminarsi ascoltando i primi versi in greco dell’Iliade: le mascherine non hanno potuto trattenere quel sussulto di stupore, quel desiderio che la vita sia grande, sia “epica”. 

“Cosa resterà, dunque, dopo l’ondata? Solo macerie, verrebbe da rispondere. Oppure il desiderio di vivere e di ricostruire, con pazienza. Insieme”. 

Vi ricordiamo l’appuntamento con l’Open Day dell’Istitut Vest Venerdì 11 dicembre alle 17: è sufficiente registrarsi sul sito www.istitutovest.it.

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