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Cronaca

Covid in Val Seriana, cinese con sintomi a gennaio 2020

Covid in Val Seriana: cinese con sintomi già a gennaio 2020 quando si potevano fare i tamponi anche senza collegamenti con Wuhan

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Torna a tenere banco la questione dell’ingresso del Covid in Val Seriana, tra le zone più colpite d’Italia durante la prima ondata. Secondo alcuni documenti consegnati alla Procura di Bergamo da Consuelo Locati, legale dei familiari delle vittime del Covid, un immigrato cinese che vive in media Val Seriana aveva sintomi riconducibili al Covid-19 già a fine gennaio 2020. Ovvero tre settimane prima che esplodessero i focolai di Codogno e di Alzano Lombardo e Nembro, proprio in Val Seriana. I documenti sono stati consegnati venerdì e sono indirizzati alla dottoressa Maria Cristina Rota, che segue l’indagine per epidemia colposa.

La storia del Covid in Val Seriana va riscritta?

La cartella clinica di questo cittadino è stata lasciata in anonimato nella cassetta della posta dell’avvocato Locati. Da questi importanti documenti completi di tutte le informazioni anagrafiche e mediche, si evince di un ricovero all’ospedale di Seriate il 26 gennaio 2020 con «tosse e comparsa di dispnea». Il paziente ha 54 anni, è di nazionalità cinese ed è allettato da tempo a causa di un ictus. L’ospedale di Seriate, dove il ricovero durò fino al 17 febbraio, fa parte della ASST Bergamo Est. Ovvero la stessa Azienda Ospedaliera di Alzano Lombardo dove verranno scoperti i primi casi ufficiali il 23 febbraio.

Il caos delle Circolari

Proprio fino a quel giorno, 26 gennaio, le circolari ministeriali prevedevano di procedere al tampone non solo nel caso di viaggi a Wuhan, ma anche in presenza di sintomi dubbi riconducibili a Sars. Ricordiamo infatti che il Ministero della Salute aveva inoltrato la circolare del 22 gennaio che recitava tra le definizioni di caso per la segnalazione:

Una persona che manifesta un decorso clinico insolito o inaspettato, soprattutto un deterioramento improvviso nonostante un trattamento adeguato, senza tener conto del luogo di residenza o storia di viaggio, anche se è stata identificata un’altra eziologia che spiega pienamente la situazione clinica.

Ben presto però, con la successiva circolare del 27 gennaio, questa possibilità di sospettare anche di casi non strettamente legati alla Cina e senza aver compiuto viaggi o aver avuto contatti stretti con un positivo, venne rimossa. Ciò di fatto impedì ai medici di indagare tutti i casi sospetti. Almeno fino alla “disobbedienza” dell’anestesista di Codogno e dei medici di Alzano Lombardo e del Papa Giovanni di Bergamo che effettuarono i primi tamponi tra il 20 e il 22/23 febbraio di fatto contravvenendo alle indicazioni ministeriali.

Con tutta probabilità era Covid

Tornando al paziente cinese dunque la dispnea e la tosse potevano essere un indicatore significativo per indurre a fare un tampone? Un quesito tutt’ora aperto ovviamente, a cui darà risposta la magistratura. Quello che si sa è che il paziente non venne sottoposto a tampone nonostante venne segnalata «febbre» e poi «versamento pleurico». Inoltre la Tac del l 28 gennaio, indicava «la comparsa nel polmone sinistro di sfumati addensamenti parenchimali, con aspetto a vetro smerigliato». In termini radiologici sono la tipica descrizione del Covid.

Covid in Val Seriana, altre testimonianza di gennaio 2020

Oltre a questo caso, sono altri i casi che inducono a confermare che il Covid fosse già in Val Seriana a gennaio 2020. Come quello del paziente 45enne osservato a Piario (leggi qui) o come la storia della giovane di Gazzaniga con macchie sulla pelle e polmonite (leggi qui).

Nel frattempo i consulenti della Procura di Bergamo hanno ricostruito che già l’11 febbraio del 2020 all’ospedale di Alzano si potevano contare fino a 40 casi di sospetto Covid. Evidentemente fare un tampone il 26 gennaio avrebbe permesso di anticipare molto i tempi. Solo la Procura però potrà mettere in ordine i tasselli e spiegare se e chi dovesse intervenire. Non solo in questo caso, ma anche relativamente alle molte polmoniti anomale segnalate proprio in quelle settimane dai medici di base ad ATS Bergamo.

Gessica Costanzo

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