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C’era una volta la Serie A

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Pubblichiamo l’appassionato articolo di uno studente dell’Isiss di Gazzaniga, realizzato in occasione della lezione di giornalismo tenuta da Valseriana News. Lorenzo, tifoso di calcio, ci spiega come vede il mondo della Serie A.

C’era una volta la Serie A, il campionato più competitivo del mondo, con squadre piene zeppe di campioni che facevano strage di trofei in campo internazionale, incutendo paura e ammirazione anche tra le squadre straniere più blasonate, ma che in campionato potevano tranquillamente inciampare nei campi di formazioni meno famose ma certamente sempre agguerrite e combattive.

Queste hanno contribuito considerevolmente, insieme alle imprese della Nazionale, alla genesi del mito dell’insuperabile tecnica difensiva italica, un muro insormontabile costruito dai migliori maestri di tattica al mondo che, abbinato a calciatori dal talento straordinario, ha regalato pagine memorabili di storia al calcio e infinite gioie a tutti i tifosi.

Oggi, purtroppo, tutto questo è solo un nostalgico ricordo, che aumenta il rimpianto per ciò che si poteva fare e non si è fatto a causa di inadempienze dei dirigenti, che si sono adagiati sugli allori senza preoccuparsi del futuro.

Il nostro calcio, incapace di rinnovarsi  dopo l’addio dei suoi senatori e simboli, sta vivendo uno dei periodi peggiori della propria storia, trascinato sempre più in basso da figure poco piacevoli in campo europeo (esempio emblematico è l’eliminazione dell’Inter dall’Europa League per mano di squadre come l’Hapoel Beer Sheeva, oppure i continui fallimenti europei di Roma e Napoli, con la sola Juventus a tenere “alto” l’onore italiano in Europa, seppur senza mai riuscire ad arrivare fino in fondo) e dal livello sempre più imbarazzante delle cosiddette “piccole”, che porta  spesso  a risultati semi-tennistici e al desolante spettacolo di vedere il campionato già deciso a marzo sia in alto che in basso, con una decina di squadre che non hanno più nulla da chiedere né da dire.

Tutto questo porta ad un campionato noioso e ad uno scenario decisamente preoccupante, con i dirigenti delle Big che cercano di liberarsi della patata bollente – e dei debiti- vendendo ad investitori su cui persistono, come nel caso del Milan, molti dubbi.

Di fronte a questi problemi  la Lega cerca soluzioni, come la ridistribuzione dei diritti Tv e la riduzione a diciotto squadre, senza riuscire a metterle in pratica a causa dell’ostilità delle Big, a cui interessano più gli introiti immediati che le sorti dell’intero campionato, che hanno già minacciato ridicole scissioni se le cose non saranno fatte come piace a loro.

Una sola cosa è certa, al momento: così non si può più andare avanti, ritardare le decisioni renderà la situazione sempre più critica.

Il settore dirigenziale deve  mostrare una volta tanto la lungimiranza che per anni è mancata per salvare il nostro calcio dalla palude in cui si sta impantanando, mettendo da parte screzi e interessi personali.

Ma bisogna fare in fretta, o presto resterà ben poco da salvare.

Lorenzo, un tifoso

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