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BERGAMO

#iostoconMattarella: a Bergamo giovani, gruppi e associazioni in piazza

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Si è svolto questo pomeriggio a Bergamo il presidio #iostoconMattarella voluto dal presidente della Provincia Matteo Rossi. Fuori dalla prefettura giovani, gruppi e associazioni.

Si sono dati appuntamento alle 18 di oggi fuori dal palazzo della prefettura di Bergamo: tra di loro giovani, gruppi e associazioni che hanno preso parte al presidio #iostoconMattarella voluto dal presidente della Provincia Matteo Rossi all’indomani del caos politico che sta interessando il Governo italiano.

Così ha scritto Rossi sul sul suo profilo Facebook in chiusure della manifestazione:

Grazie a tutti i cittadini, ai gruppi, alle associazioni, agli studenti che hanno deciso di essere qui oggi.

Questa non è la manifestazione di una parte politica, ma è l’incontro di uomini e donne che hanno sentito il dovere di testimoniare con la loro presenza e con i loro volti l’attaccamento alle radici della nostra democrazia, alle regole democratiche, al bene comune, alla Costituzione.

La Provincia, insieme a tanti Comuni, è e sarà a disposizione di questa mobilitazione, sia perché la storia del nostro territorio è quella di donne e di uomini che hanno reso Bergamo protagonista del Risorgimento, della Resistenza, della costruzione del sogno europeo, ma anche per il semplice fatto che chi la presiede sulla Costituzione ha giurato, ed è doverosamente impegnato nella sua difesa, a partire dalle prerogative che essa assegna al Presidente della Repubblica, la cui autonomia oggi viene pesantemente attaccata mettendo in discussione la logica basilare dell’equilibrio fra diversi poteri.

Al Capo dello Stato vogliamo esprimere la nostra vicinanza e la nostra solidarietà, come faremo ufficialmente più tardi salendo dal Prefetto.

Il lungo posto accompagnato da numerose foto continua spiegando come la vicinanza al Presidente della Repubblica sia, in primis, umana e morale.

Una solidarietà innanzitutto umana di fronte agli attacchi inauditi, alle minacce di morte, agli insulti. Parole inaccettabili per chi crede nella democrazia come spazio di confronto, di rispetto reciproco e di composizione pacifica dei conflitti.

Una solidarietà istituzionale e politica per le scelte difficili, ma giuste assunte in uno dei momenti più drammatici della nostra storia repubblicana.

La crisi politica che si è consumata nelle scorse ore ha visto il Presidente Sergio Mattarella adempiere ai propri doveri istituzionali in modo fermo, responsabile e coraggioso.

Le sue decisioni hanno garantito la tutela e la salvaguardia della nostra Costituzione; il bene del Paese e gli interessi materiali di milioni di lavoratori, imprese, risparmiatori; l’ancoraggio politico ed economico al progetto europeo, presupposto indiscutibile per ogni prospettiva di pace e di sviluppo. Il suo è stato il più alto gesto di patriottismo che i cittadini italiani potessero sperare di vedere nella figura che in massimo grado rappresenta le nostre istituzioni democratiche e repubblicane.

Noi siamo convinti che chi vince le elezioni abbia innanzitutto il dovere ancor prima che il diritto di governare. Sappiamo che la sovranità appartiene al popolo, e che essa viene esercitata nelle forme e nei limiti della Costituzione di cui è garante il presidente della Repubblica. E’ grave voler contrapporre strumentalmente ciò che in uno Stato democratico non dovrebbe mai esserlo: la volontà popolare alle istituzioni, la legge della maggioranza all’equilibrio dei poteri.

Sono proprio quelle regole nate dalla Resistenza che ci hanno trasformato da schiavi della dittatura a cittadini liberi e sovrani, ed è proprio per esercitare questa sovranità che ci siamo legati all’albero maestro della Costituzione. Come ci ha raccontato Roberto Benigni, siamo come Ulisse, re di Itaca, comandante supremo della sua nave, che si fa legare passando davanti alle sirene, comandando di non essere slegato per nessun motivo al mondo, anche se dovesse scalpitare ed ordinare il contrario.

Le sirene del populismo oggi risuonano forti, propinano soluzioni semplicistiche e irrealizzabili a problemi complessi, prospettano l’idea di una società chiusa, innalzano muri, si spingono a voler processare il Capo della Stato.

E allora, oggi noi siamo qui perché quell’albero maestro difeso dal Presidente Mattarella va preso in mano da milioni di cittadini. Persone che credono nell’Europa, e che proprio per questo esprimono la necessità che molte cose cambino, e che sanno che proprio nell’applicazione dei principi costituzionali possiamo trovare le indicazioni per politiche che sappiano rispondere ai bisogni, alle paure, allo spaesamento, alle povertà, che affrontino con maggior radicalità il tema del riscatto sociale, che sappiano dare a tutti gli strumenti per misurarsi col cambiamento e con la modernità. Ma l’Europa si può cambiare solo se in Europa si resta a pieno titolo. Questo dev’essere chiaro.

Proprio per questo oggi serve una nuova alleanza democratica ed europea. Più nessuno può stare in silenzio e lasciare le piazze virtuali e reali nelle mani degli imprenditori della paura e dei produttori delle fake news.

Da qui oggi noi ci rivolgiamo a tutti. A chi si riconosce nelle culture e nelle famiglie politiche europee popolari, liberali, socialdemocratiche, ma soprattutto a ogni cittadino, a prescindere dalla parte che rappresenta o per la quale simpatizza.

In questo momento deve prevalere la verità. Non deve e non può passare un racconto degli eventi che non corrisponde al vero: deve essere chiaro che il nostro Paese non ha sovranità limitata, che abbiamo regole sancite dalla nostra Costituzione, vincoli internazionali a cui abbiamo liberamente e volontariamente aderito e che tutelano la stabilità e la libertà di tutti. Non facciamoci abbindolare da una narrazione della realtà mistificata per interessi di parte. Il Paese si prepara a mesi drammatici, in cui lo scontro politico sarà altissimo e il tentativo di piegare la realtà dei fatti alle narrazioni potenti, ma strumentali e di parte, cercherà di soffocare il dibattito democratico.

Per questo oggi è il momento del risveglio collettivo e unitario, il momento in cui tutti scegliamo di uscire dal silenzio, se davvero vogliamo salvare il nostro Paese e il nostro futuro.

La partita è aperta, ed è una partita culturale ancor prima che politica. Bisogna parlare con le persone, spiegare, chiarire. In una parola partecipare. Rimettere al centro del dibattito pubblico un nuovo umanesimo nel rapporto con l’ambiente, il lavoro, le migrazioni, il senso di appartenenza alla storia, a un progetto e a una comunità che per troppo tempo abbiamo smarrito.

Nessuno si salva da solo o contro qualcuno. E’ il messaggio che tutti, ma soprattutto i giovani, che tra poco prenderanno la parola con l’intervento di Giovanni dell’Itis Paleocapa, hanno la responsabilità di testimoniare.

Il messaggio di Rossi si chiude con una citazione musicale e l’auspicio che ciò che unisce sia più forte di ciò che divide.

Come canta De Gregori, “Viva l’Italia, con gli occhi aperti nella notte triste”.

Teniamo ben aperti i nostri occhi, incrociamo i nostri sguardi, e come ci ricorda in questi giorni la presenza del nostro Papa bergamasco, “cerchiamo sempre ciò che ci unisce e non ciò che ci divide”.

Da Bergamo, ancora una volta, diciamo Viva L’Italia, esprimiamo l’amore e l’orgoglio per il nostro Paese e per le nostre comunità, rilanciamo il massimo sostegno al Presidente Sergio Mattarella.

Grazie ancora, non perdiamoci di vista e buon cammino a tutti noi.

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