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COLZATE

La storia del mitragliamento del treno a Colzate

A 75 anni dal mitragliamento del treno a Colzate, ripercorriamo la storia di quel tragico 29 gennaio 1945. 24 i morti.

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A 75 anni dal mitragliamento del treno a Colzate, ripercorriamo la storia di quel tragico 29 gennaio 1945. Una mattinata tragica e ancora vivida nei ricordi di chi perse i propri cari.

Il mitragliamento del treno a Colzate

Il 29 gennaio 1945 a Colzate, in seguito al mitragliamento del treno della Val Seriana, persero la vita 24 persone.

Il treno della Valle Seriana, che fino alla fine degli anni ’60 ha collegato Bergamo a Clusone, stava risalendo la sponda del fiume Serio alla volta della stazione di Clusone.

Si trattava del treno numero 36, partito dalla stazione di Bergamo alle 7.45 con 7 vagoni oltre alla locomotiva a vapore. Sembrava una mattinata qualunque, con il treno gremito di operai e minatori che raggiungevano Ponte Nossa, e di persone che raggiungevano il mercato settimanale di Clusone.

Poco prima delle 9 del mattino però, mentre il convoglio si trovava nel territorio di Colzate, quattro cacciabombardieri americani mitragliano le carrozze.

La stessa mattina infatti alle 7.10 decollavano da Pontedera, in provincia di Pisa, 4 caccia bombardieri P.47. I piloti avevano ricevuto l’ordine di portarsi verso Lecco dove era segnalato un convoglio di treni nemici tedesco.

Arrivati nella zona e non avendo individuato il bersaglio, gli aerei presero la via del ritorno sorvolando Sondrio, Colico e e la Valle Seriana. Il treno nel frattempo era arrivato nei pressi del passaggio a livello di Colzate quando alle le 8,50 circa da dietro il Monte Farno arrivarono i 4 caccia. I velivoli, scambiando il convoglio per un mezzo militare, entrarono in azione mitragliando violentemente le carezze con 106 colpi.

Furono momenti di panico e l’errore umano causò 24 morti e 26 i feriti. E’ una tragedia che ha segnato pesantemente la vita dei superstiti e la memoria di chi ha potuto raccontare quell’inspiegabile episodio.

Una grazia ricevuta esposto al Santuario della Madonna di Altino

Lungo la pista ciclabile un’opera a ricordo della tragedia

Nei pressi del tracciato del treno dove avvenne il bombardamento, oggi pista ciclabile, nel 2015 è stata scoperta una targa commemorativa. Presenti alla cerimonia Caterina Folsi, figlia del macchinista morto e Mino Brignoli, figlio del macchinista che si salvò perché non era presente quel giorno al lavoro.

Nel 2016 invece, sempre sul luogo del mitragliamento, è stata installata una particolare opera di Francesco Lussana. 24 pali di acciaio vuoti di colore rosso sono stati posati per ricordare a tutti quanto successo in quel freddo gennaio.

Il video dell’inaugurazione dell’opera di Lussana

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6 Commenti

1 Commento

  1. Mario

    17 Gennaio 2020 at 16:34

    Nell’articolo si legge che il servizio ferroviario della valle Seriana funzionò fino alla fine degli anni settanta, verificate perchè secondo me funzionò fino verso la fine degli anni 60.

  2. Redazione Valseriana News

    17 Gennaio 2020 at 16:39

    Vero, errore nostro. Correggiamo subito, grazie

  3. Piermario Bellavita

    17 Gennaio 2020 at 23:03

    In quel bombardamento perse la via anche il padre di Vittorio Cerea del ristorante Vittorio.

  4. Walter

    18 Gennaio 2020 at 16:16

    Mia madre Aurelia Belingheri di Colere (che stava aspettando il rientro del marito dalla Germania) scampò al bombardamento mentre sul treno rientrava da Bergamo dove si era recata per acquistare farina per i suoi figli. Quando sentì gli aerei volare sopra il convoglio e sentì i primi spari, scese dal treno e si rifugiò sotto il treno con il suo sacco di farina. Proseguì poi a piedi fino a Clusone e da lì prese la corriera per arrivare a Colere. Si considerò una miracolata.

    • ????

      18 Gennaio 2020 at 17:17

      “…con il suo sacco di farina…” in tempi di tessera annonaria? Trattavasi forse di borsa nera…?!

      • Walter

        29 Ottobre 2020 at 11:07

        Si, Borsa Nera, perchè a Colere i bambini morivano di fame. Un luogo dove cresce solo erba e patate. Agli appelli del Parroco e del Podestà perchè il Governo mandasse farina ecc., non c’erano risposte. Ai bambini che il Governo diceva di procreare, spesso non restava che morire di inedia.
        Valutate voi.

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