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Cronaca

La vera storia di Ernesto Ravelli, il paziente 1 Covid-19 della bergamasca

Una testimonianza esclusiva di Valseriana News: per la prima volta parlano i familiari di Ernesto Ravelli, paziente 1 affetto da Covid-19 in bergamasca.”Nostro nonno non è stato portatore del virus. Anzi l’ha preso in ospedale ad Alzano”.

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Le cronache delle ultime settimane hanno parlato tanto, forse troppo, di Ernesto Ravelli, un padre e nonno di 83 anni di Villa di Serio, comune nella bassa Val Seriana, primo accertato e deceduto per Covid-19 in provincia di Bergamo.

Ora, oltre l’inchiesta e le ipotesi, è la famiglia a dire come sono andate le cose perché i figli e le nipoti si sentono feriti dalle varie versioni che circolano sulla stampa locale.

La testimonianza esclusiva

Al telefono con Valseriana News parla una delle nipoti di Ernesto: “Preferisco restare anonima – spiega – non perché non voglia metterci la faccia ma perché ci tengo alla privacy. Quello che dirò a nome della mia famiglia non ha comunque meno valore. Anzi. E’ la prima volta che parliamo e lo facciamo con voi di Valseriana News perché avete trattato il caso con serietà e attenzione fin dall’inizio.

Virus contratto in ospedale

Innanzitutto mio nonno non è stato il portatore del virus in Val Seriana, come detto e scritto da alcune testate locali. Mio nonno non usciva di casa da mesi e nessuno di noi ha fatto viaggi o avuto contatti con l’estero. Dunque mio nonno il virus l’ha preso in ospedale ad Alzano Lombardo.

Come facciamo a dirlo? Semplice. Lui è stato ricoverato dal 5 al 19 febbraio nel reparto di Medicina, con passaggio al Pronto Soccorso. Era ricoverato per un’emorragia interna da cui si stava riprendendo. Io stessa il 13 l’avevo visto in buone condizioni. E’ stato poi dimesso il 19 con una brutta tosse, in ospedale non si reggeva in piedi e vomitava schiuma bianca, ma è stato rimandato a casa.

Si è ben presto aggravato. Il sabato 22 un’ambulanza l’ha riportato ad Alzano Lombardo. Di nuovo: Pronto Soccorso e questa volta reparto di Chirurgia perché in Medicina non c’era posto. Quella sera gli fanno il tampone per il Covid-19 a cui la domenica risulta positivo. Da lì alle 23 circa è stato trasferito a Bergamo dov’è morto decretando il triste primato di essere la prima vittima da Coronavirus nella nostra Provincia.

Noi non puntiamo il dito contro nessuno ma vogliamo che venga detta la verità e che nostro nonno e padre non è stato portatore del virus ma una delle tante vittime. Relativamente ai tamponi noi siamo stati messi in quarantena da ATS ma non ci sono stati fatti tamponi perché non abbiamo sviluppato i sintomi quindi non sappiamo se abbiamo contatto il virus o meno, frequentando fino a quella domenica 23 febbraio l’ospedale e i reparti infetti. Infine, in riferimento alla sanificazione dell’ospedale io non so cosa abbiano fatto in pronto soccorso ma so che in Chirurgia, dove quella domenica c’erano mio nonno infetto e mio zio, non è stato fatto nulla”.

Il Covid-19 era già in ospedale

Dunque la testimonianza della famiglia del compianto Ravelli dimostra come il Covid-19 fosse già in ospedale ad Alzano Lombardo attorno a metà febbraio. Perciò il focolaio della Val Seriana è stato, se non precedente, quanto meno contemporaneo a quello di Codogno.

Il rammarico dei parenti di Ravelli, così come quello di molte altre persone, è di aver perso un proprio caro per colpa del virus contratto in ospedale. Un luogo dove si dovrebbe essere protetti e non esposti ad un rischio mortale.

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3 Commenti

3 Comments

  1. Dino

    9 Aprile 2020 at 12:13

    La signora ha perfettamente ragione , purtroppo non solo l’ospedale era infetto ma visto che in val siriana c’erano stare partite di calcio con squadre provenienti da Codogno penso che i vettori sono stati anche loro ignari di essere infetti .

  2. marco

    10 Aprile 2020 at 9:49

    sono di alzano, quante ne potrei dire su quell’ospedale……buono giusto ad attacarti un cerotto e nulla più.
    volutamente reso un presidio nei fatti farraginoso e sicuramente non con dirigenti eccelsi.

  3. Mariarosa

    10 Aprile 2020 at 21:33

    Io ho un brutto ricordo di questo ospedale già dal 1984 quando morì mio padre perché al pronto soccorso non c’era una persona che sapeva usare il defribillatore !!!
    L’hanno lasciato morire ????????????????

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