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Cronaca

Giampaolo ha sconfitto il Coronavirus, le figlie: “Lo davano per morto, poi il miracolo”

Giampaolo Pasini di Gromo: la malattia, la ricaduta, il buio ma ora è di nuovo a casa. Il paese in festa per la sua vittoria contro il Coronavirus.

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Avevamo raccontato di lui il 4 aprile scorso in questo articolo “La luce dopo l’inferno, quando un papà esce dalla terapia intensiva“, con la pura gioia nel cuore della figlia Giulia, quando Giampaolo Pasini di Gromo sembrava aver sconfitto il Coronavirus. Una ripresa apparente la sua, che aveva ben presto lasciato spazio ad una ricaduta. Il 56enne operatore socio sanitario di Gromo, padre di Giulia e Martina, entrambe studentesse universitarie, domenica 5 aprile era infatti tornato in terapia intensiva all’ospedale di Esine dov’era stato ricoverato dal 19 marzo per una grave polmonite da Coronavirus.

Il racconto della figlia Martina: “Lo davano per morto, poi il miracolo”

“Dopo il 5 aprile – spiega Martina – l’abbiamo proprio vista brutta. Papà aveva avuto una grave ricaduta, oggi sappiamo dovuta ad un batterio, ed era continuato a peggiorare fino alla sera del sabato santo, il giorno che precedeva Pasqua. Quel giorno i dottori, durante la quotidiana chiamata serale, ci avevano detto che non c’era più nulla da fare. Papà era sano e forte, fino a 5 giorni prima di ammalarsi era in montagna, ma il Coronavirus aveva compromesso entrambi i polmoni con saturazione a 64%. Eravamo disperate. L’indomani, a Pasqua, non so cosa sia stato. Forse un miracolo dato che lo dicono anche i medici dell’ospedale: papà era sveglio e ci salutava”.

“Non so se siano state le preghiere dei suoi tanti amici e conoscenti – continua Martina – ma quando mi dissero ‘gli scambi respiratori sono mantenuti‘ non potevo crederci. Da lì c’è stato un piccolo miglioramento giorno dopo giorno fino alle dimissioni da Esine il 15 maggio”.

Dopo il ricovero Giampaolo è stato trasferito all’ospedale di Gazzaniga per fare riabilitazione visto che dopo la malattia “non muoveva più neanche un dito ed era pelle e ossa”, aggiunge Martina.

“Dopo due mesi l’abbiamo visto lì in ospedale, mantenendo le distante, ed è stata un’emozione. Mentre al suo ritorno a casa le associazioni in cui fa volontariato l’hanno accolto con fumogeni e striscioni all’ingresso del paese dove c’era anche il sindaco Sara Riva. Non se l’aspettava – conclude Martina – ma ancora una volta è stato lui a stupirci con le sue parole”.

Le parole di Giampaolo: “Ho imparato ad essere forte e ricordiamoci che il virus non è sconfitto”

“E’ stata una battaglia dura – ha detto Giampaolo -. Non mi ricordo nulla per un mese. E poi il difficile cammino della fisioterapia. Attorno a me a volte eravamo in 5 e ci ritrovavamo in due, anche più giovani di me. I medici studiavano giorno per giorno questa nuova malattia. Non sottovalutatela, il virus non è ancora morto. E’ un’esperienza che mi ha insegnato ad avere molta forza e fiducia in chi ti assiste”. E allora, come dice Giampaolo, ricordiamoci che purtroppo il virus è ancora tra di noi e adottiamo comportamenti rispettosi per sé e per gli altri.

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