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Cronaca

Sciopero del pubblico impiego, un settore che non si è mai fermato

Il pubblico impiego non si è mai fermato e ora sciopera per i propri diritti. Circa 15mila i dipendenti pubblici in provincia di Bergamo “in settori che durante la pandemia non si sono mai fermati”.

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SCIOPERO

Agli attacchi arrivati in questi giorni da diverse direzioni – Ministro per la Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone compresa – sull’opportunità o meno di uno sciopero dei lavoratori del Pubblico Impiego in tempo di Covid, risponde Roberto Rossi, segretario generale della FP-CGIL a Bergamo. “Basta polemiche – commenta -. Questi lavoratori, come tutti gli altri, hanno il diritto di scendere in protesta per le condizioni di lavoro in cui operano e per il loro contratto”.

Pubblico impiego, mercoledì lo sciopero nazionale

Mercoledì 9 dicembre sarà il giorno dello sciopero nazionale del comparto, in una mobilitazione proclamata da FP-CGIL, CISL-FP, UIL-FPL e UIL-PA. Lo stop è indetto per rivendicare le risorse necessarie per lavorare in sicurezza, per stabilizzare i precari del settore, e per finanziare i rinnovi dei Contratti nazionali di Sanità Pubblica, Funzioni Locali e Funzioni Centrali.

Lavoratori che operano in settore essenziali, durante la pandemia non si sono mai fermati

“Al pronto soccorso, in reparto o all’anagrafe, i cittadini hanno sempre trovato dipendenti pubblici per tutto il periodo della pandemia. I lavoratori INPS hanno continuato ad elaborare le pratiche delle pensioni degli italiani oltre che l’enorme mole di richieste di cassa integrazione presentate per questi mesi di Covid-19” prosegue Rossi. “Si tratta di lavoratori che operano in settori essenziali e che non si sono mai fermati nel periodo più difficile del contagio. Le risorse per il settore pubblico devono essere trovate e stanziate nella prossima Legge di Bilancio. I servizi rischiano infatti un progressivo indebolimento e peggioramento in qualità, non ci sono alternative”.

“Agli esponenti politici che criticano questa mobilitazione e la sua opportunità – conclude -, sostenendo che ci sono lavoratori che stanno peggio di quelli pubblici, noi rispondiamo che la politica farebbe meglio a lavorare per migliorare le condizioni di chi oggi è più precario, come i lavoratori costretti alla Partita Iva o quelli a chiamata, senza invocare il peggioramento delle condizioni del lavoro altrui”.

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