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Cronaca

Tre volte positivo ma il tampone per la moglie arriva solo dopo il decesso

Tre volte positivo ma il tampone per la moglie arriva solo dopo il decesso. Cosa non funziona ancora in Valle Seriana nella gestione del Covid, un anno dopo.

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“Com’è possibile che il tampone mi venga fatto due settimane dopo la morte di mio marito? Ma soprattutto: com’è possibile che dopo tre positività il tampone mi venga fatto solo ora?”, sono queste le domande che attanagliano Raffaella Angelini, 50enne di Castione della Presolana che domenica 14 marzo ha perso il marito. Lorenzo Ferrari di 68 anni era un allevatore, morto al Papa Giovanni di Bergamo per uno shock settico dovuto a delle problematiche al cuore che si trascinava da un anno. Ma Lorenzo, durante quest’ultimo ricovero, è risultato positivo al Covid-19 per la terza volta. Una storia incredibile la sua e quella della moglie Raffaella che farà il suo primo tampone solo domani, sabato 27 marzo.

“Come fanno a tracciare i contagi in modo completo se io sono stata mandata a casa tutte le volte che mio marito è risultato positivo – chiede ancora Raffaella -“. Per capire il suo rammarico e la sua rabbia, e per spiegare come le cose in provincia di Bergamo – a un anno dalla prima devastante ondata della pandemia da Covid-19 – non funzionino ancora, soprattutto nel tracciamento dei contagi, bisogna raccontare la storia di Lorenzo.

Lorenzo, il Covid e le domande della moglie Raffaella

Mio marito – racconta Raffaella – è andato in ospedale a Piario, qui in alta Valle Seriana, ad aprile 2020 per uno scompenso cardiaco. Era il periodo di caos legato alla prima ondata e mi dissero che era positivo, già allora. Non ci fu il risultato di un tampone, ma dalla tac mi dissero che aveva una polmonite da Covid e mi mandarono a casa senza mettermi in isolamento. Feci io la quarantena di mia volontà. Non mi chiesero nulla, né se avevo altri familiari, né che lavoro facessi. Stessa cosa accadde a novembre 2020 quando tornammo a Piario per lo stesso problema al cuore: restò ricoverato fino al 30 dicembre nei vari ospedali del territorio come Piario, Seriate e Gazzaniga. Il personale medico lavorò molto bene, su quello non posso dire nulla. Medici e infermieri fanno il possibile e anche l’impossibile: è il sistema di tracciamento che non funziona“.

“Anche in quel ricovero infatti risultò positivo, questa volta con due tamponi, ma – come ad aprile – nessuno mi comunicò la quarantena – continua Raffaella -. Quello che trovo assurdo, oltre al fatto che avrei potuto infettare gli altri, è che nessuno mi chiese come stavo, nessuno si interessò di me, se avessi famiglia, se dovessi badare a qualcuno. Solo ATS mi chiamò dopo un mese ma senza darmi indicazioni specifiche. Ero allibita e lo sono ancora di più oggi, a marzo 2021. Mio marito non c’è più: il suo cuore non ha retto e anche questa volta ha avuto un tampone positivo. Com’è possibile? Dove ha preso il virus che stava solo a casa e in ospedale? Questa volta finalmente ATS mi ha messo in isolamento fiduciario e domani farò il mio primo tampone ma mi chiedo: bisogna aspettare che qualcuno muoia per attivarsi? Praticamente io fatto tre quarantene, di cui due volontarie. Porto avanti l’attività di famiglia fuori casa senza incontrare nessuno, ma se avessi avuto bisogno di lavorare e spostarmi come sarebbe andata?”.

Le domande che si fa Raffaella, sono le domande che ci facciamo tutti noi perché, se il sistema di tracciamento non funziona ancora, il rischio reale è molto più alto di quello che viene comunicato a livello istituzionale. Raffaella ovviamente non ha potuto partecipare al funerale del marito e neppure alla deposizione delle ceneri: “Ma va bene così, è giusto – conclude -. Quello che non è giusto è che in bergamasca nel marzo 2021 siamo ancora in questa situazione. A Castione della Presolana dei circa 10 positivi attuali sono l’unica in isolamento fiduciario: gli altri non hanno parenti? Evidentemente finché non ci sarà un sistema di tracciamento efficace non ne verremo mai fuori“.

Gessica Costanzo

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9 Commenti

1 Commento

  1. Olmo

    26 Marzo 2021 at 19:28

    Questi sono i fatti dopo un anno e nulla é cambiato, altro da scrivere poco c’é. Se no, poi si rischia anche di essere arrestati, come già capitato qui in valle…

  2. Cinzia PALAZZI

    26 Marzo 2021 at 20:12

    Purtroppo siamo in balia di un sistema sanitario che lascia molti dubbi …non ci resta che sperare 🙏

  3. 🍌

    26 Marzo 2021 at 22:21

    “sistema sanitario che lasci molti dubbi” come é umana lei, avrebbe detto Fantozzi.

  4. Alberto

    27 Marzo 2021 at 13:21

    Vicenda, l’ennesima, tragica. Risultato di un sistema sanitario criminale che sotto le direttive ministeriali e di Aifa non va oltre il tampone (in pesante ritardo) e non pensa a curare tempestivamente chi sta male.

    • Maria Vezzoli

      27 Marzo 2021 at 21:03

      Parola giusta “criminale”

  5. Giovanni

    28 Marzo 2021 at 0:14

    Come dire… costosi, incapaci, inutili.

  6. Paolo Popof

    28 Marzo 2021 at 19:43

    Un anno con il virus e nessuna esperienza messa a frutto
    Chi dirige la sanità lombarda sembra che giochi con le nostre vite.

  7. Giuseppe

    23 Aprile 2021 at 17:57

    Penso seriamente che tuo marito non sia morto con il virus da COVID, ma avevano bisogno di un morto in più da COVID…mi dispiace, le mie più sentite condoglianze..

  8. Giuseppe

    23 Aprile 2021 at 17:59

    🙏🙏.

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