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Cronaca

Zootecnia bergamasca in difficoltà, forte incremento del costo delle materia prime

Zootecnia bergamasca in difficoltà: nonostante una maggior produzione nel settore lattiero, forte incremento del costo delle materie prime.

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“La zootecnia bergamasca e lombarda sta vivendo una situazione apparentemente contraddittoria – afferma Leonardo Bolis, presidente di Confai Bergamo-. I notevoli traguardi raggiunti in termini di produzioni complessive non sembrano trovare adeguati riscontri nei conti economici della maggior parte delle aziende”.

Il settore delle produzioni animali in Lombardia è un punto di riferimento assoluto a livello nazionale, a partire dalla produzione lattiera che fa registrare un totale di 55 milioni di quintali annui di prodotto, pari a oltre il 40% del latte italiano. “Nel quadro della produzione lombarda – fa notare Marco Perletti, vicedirettore di Confai Bergamo – l’apporto della Bergamasca è piuttosto rilevante. Il comparto lattiero può contare attualmente su più di 800 aziende attive, con oltre 50.000 vacche in grado di assicurare circa 3,4 milioni di quintali di latte all’anno”.

L’effetto dell’aumento dei costi delle materie prime nella zootecnia

A fronte di numeri incoraggianti sui volumi totali del settore, le aziende zootecniche – nel comparto lattiero, come pure in quelli delle carni bovine, avicolo e suinicolo – stanno sperimentando una fase di evidente criticità, dovuta a incrementi significativi nei costi delle materia prime, uniti agli effetti di rallentamenti ciclici dei mercati.
Se è vero che i prezzi delle materie prime per l’alimentazione dei capi d’allevamento si formano nella cornice dei mercati internazionali, è doveroso rivolgere l’attenzione alla necessità di consolidare e rafforzare il sistema italiano dei seminativi.

“Su questo fronte – ricorda il direttore di Confai Bergamo, Enzo Cattaneo – a questioni di carattere strutturale, quali le condizioni generali della rete irrigua, si sono aggiunte negli ultimi anni continue alterazioni climatiche con danni che provocano non di rado sconcerto tra numerosi produttori, sia in aree di pianura che nelle zone collinari”. Sullo sfondo di questa analisi resta comunque aperto il problema dell’eccessiva frammentazione del tessuto imprenditoriale agricolo. “La contenuta dimensione aziendale media riscontrabile nella nostra provincia, così come a livello regionale e nazionale – conclude Cattaneo – pone un problema reale di economie di scala, che solo il ricorso ai servizi in conto terzi e a strategie di integrazione di filiera può attenuare in vista di un recupero di competitività in ambito internazionale”.

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