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Cronaca

La pandemia anima la campagna elettorale dopo 2 anni di silenzio

La gestione della pandemia anima la campagna elettorale, ma per 2 anni non ne ha parlato nessuno. Il dramma di Bergamo e della Val Seriana infatti tiene banco tra i candidati dopo due anni di silenzio

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La gestione della primissima fase della pandemia in Italia anima la campagna elettorale: nelle ultime ore rimbalzano tra agenzie e giornali dichiarazioni al vetriolo dei diversi esponenti politici che si rinfacciano decisioni e responsabilità di quella che nella primavera 2020 è stata una vera e propria strage soprattutto in Lombardia e in bergamasca dove, nel solo mese di marzo, sono morte circa 6000 persone.

Gestione della pandemia: le ultime dichiarazioni. Crisanti contro Salvini, Renzi torna a chiedere la Commissione d’Inchiesta

“Salvini critica la mia candidatura con il Pd? Forse dovrebbe pensare a tutti gli errori di valutazione che ha commesso, sia in politica estera che sulla sanità pubblica. Se fossimo stati nelle sue mani ora ci sarebbero 300mila vittime di Covid al posto di 140mila e saremmo allineati con Putin. Salvini critica me, ma ha altre cose a cui pensare”. Sono queste le ultime parole del virologo Andrea Crisanti su Radio Capital che animano il dibattito sulla gestione della pandemia.

Gli risponde a tono Roberto Anelli, capogruppo della Lega al Pirellone: “Si tratta di esternazioni inopportune e soprattutto gravi. Prima quelle del freschissimo candidato del PD Andrea Crisanti. Poi, a stretto giro di posta, quelle del suo segretario Enrico Letta. La virostar Crisanti , a tempo di record, ha smesso i panni di ‘esperto sanitario’ super partes per indossare quelli del politico fazioso con un attacco gratuito e privo di  senso a  Matteo Salvini. Considerando i ruoli che Crisanti ha ricoperto, spero sia stata un’uscita estemporanea, dettata più da un colpo di sole che da una reale convinzione. A Letta, invece, è doveroso consigliare una cura al fosforo: probabilmente ha dimenticato gli aperitivi a Milano di Nicola Zingaretti e Beppe Sala”.

Matteo Renzi, leader di Iv, torna a porre l’attenzione sulla Commissione parlamentare: “Al netto di tutte le contrapposizioni personali con Letta, possiamo dire che l’arrivo di Draghi contro Conte, di Figliuolo contro Arcuri è stato un passo in avanti? Io rivendico questa scelta. Mi piacerebbe una commissione d’inchiesta sulle vicende del Covid per capire chi ha rubato, dove e quando. Mi piacerebbe che Letta rispondesse su questo”.

Gestione della pandemia: tanti i punti da chiarire

Un vociare che fa ritornare proprio a quei mesi convulsi in cui le stoccate tra i partiti non mancavano. Furono i mesi in cui la Procura di Bergamo iniziò ad indagare per epidemia colposa cercando di dare delle risposte ai cittadini e ai familiari che a centinaia avevano depositato i loro esposti. L’estate e l’autunno 2020 furono contraddistinti dalle numerosissime audizioni in Procura e anche a Roma, dove i magistrati si recarono più volte per sentire i vertici dell’allora Governo Giuseppe Conte e del Ministero della Salute guidato da Roberto Speranza. Tanti i tasselli da mettere in fila: dalla riapertura lampo dell’ospedale di Alzano Lombardo domenica 23 febbraio 2020, alla mancata zona rossa proprio in bassa Valle Seriana, fino al piano pandemico non aggiornato e non applicato e al coinvolgimento dell’OMS. Cosa non ha funzionato in bergamasca? La normativa vigente alla scoperta del Covid in Lombardia avrebbe potuto arginare il focolaio più micidiale del Paese? Per rispondere a queste domande il pool di magistrati guidati dal Procuratore Aggiunto Maria Cristina Rota ha chiesto una consulenza tecnica al virologo Andrea Crisanti che a gennaio 2022 (dopo un anno e mezzo di lavoro) ha depositato il documento di novanta pagine, con altre diecimila di allegati. Tra le scenari ipotizzati: 2000-4000 morti in meno con l’applicazione tempestiva della zona rossa. L’inchiesta della Procura si chiuderà entra fino anno.

Proprio la recente candidatura di Crisanti nelle fila del PD ha fatto smuovere la sabbia sotto cui la vicenda del Covid era andata a finire da quasi due anni. Dopo i primi mesi infatti, sulla gestione della pandemia, era sceso il silenzio sia mediatico ma soprattutto politico: basti pensare che una vera Commissione d’inchiesta parlamentare non è mai partita, insabbiata anche da parlamentari bergamaschi con emendamenti che di fatto ne hanno ridotto il potere d’indagine sugli errori e le responsabilità (leggi qui). A questo si aggiunge l’altra pantomima: la Commissione d’inchiesta regionale più volta ostacolata dall’interno e chiusasi di fatto senza una vera analisi ma con delle relazioni dei partiti che ricalcano le posizioni autoassolutorie che ritornano oggi sulla stampa.

In questi due anni in cui nessuna rappresentanza politica ha fatto visita in bergamasca e in Valle Seriana, se non in occasioni ufficiali che hanno tenuto ben distante la gente comune, una sola voce ha continuato a farsi sentire: quella dei familiari delle vittime. Alcuni di loro hanno intrapreso una causa civile contro Governo, Ministero della Salute e Regione Lombardia per essere risarciti. Molti hanno alimentato azioni di memoria, culturali e di supporto reciproco per non dimenticare quanto accaduto. Tutti oggi, anche chi si è chiuso nel silenzio di un dramma collettivo troppo grande da sopportare, si sentono offesi dal mondo politico che ancora una volta torna a strumentalizzare la vicenda. Se si poteva uscirne migliori di certo questo, senza rispetto, non è il finale che ci si aspettava.

Gessica Costanzo

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