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A Clusone arriva Ospitar, un progetto di Ospitalità Diffusa

L’obiettivo del progetto Ospitar è quello di recuperare e riqualificare l’enorme patrimonio di seconde case, lasciate sfitte, sottoutilizzate o spesso abbandonate, attraverso un nuovo tipo di turismo

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Il comune di Clusone, affiancato da OrobieStyle, ha aderito al progetto di turismo diffuso, Ospitar, promosso dalla Società Benefit di Trento Community Building Solutions per il quale confida di trovare un’ampia adesione da parte di cittadine e cittadini proprietari di seconde case nel Comune. Primo momento di incontro e confronto sarà la serata di presentazione pubblica prevista per il giorno 20 gennaio 2023 alle ore 20:30 presso l’Auditorium in Via Roma, 9. L’incontro potrà essere seguito anche in diretta sul canale Youtube istituzionale del Comune di Clusone, al seguente link (disponibile sul sito del Comune di Clusone).

L’obiettivo del progetto Ospitar – già avviato in diversi comuni prevalentemente del territorio Trentino – è quello di recuperare e riqualificare l’enorme patrimonio di seconde case, lasciate sfitte, sottoutilizzate o spesso abbandonate, attraverso un nuovo tipo di turismo che punti sulla comunità e sul mettere a valore il territorio, intercettando nuovi tipi di viaggiatori che prediligono la libertà di un soggiorno in appartamento. In quest’ottica il progetto Ospitar si pone come opportunità di sviluppo per tutta la comunità, auspicando una maggior frequentazione del contesto attraverso una conoscenza diretta, sensibile e attenta a valori e peculiarità propri dell’ambiente e della comunità locale.

Ospitar: quel è il ruolo del Comune

All’interno del progetto Ospitar il soggetto attivatore rimane l’ente pubblico, supportato da realtà attive sul territorio quali ad esempio Orobie Style. Un dialogo nel quale CBS è attiva e partecipe per trovare delle formule di collaborazione e contribuzione. Negli altri paesi, dove Ospitar è partito, si sono infatti sviluppate delle formule di collaborazione con le banche di credito cooperativo – con il confezionamento di mutui agevolati per gli interventi di ristrutturazione – con le società di promozione turistica e altri enti volti allo sviluppo di una strategia organica di visione e sviluppo.

Il fine del progetto è la riqualificazione del patrimonio immobiliare e il turismo diventa lo strumento.
Obiettivo testimoniato anche dalle parole di Mirko Montibeller, sindaco del Comune di Roncegno Terme (TN) dove il progetto è partito qualche tempo fa: “Ospitar è un’occasione nuova per il territorio, ma si inserisce in un progetto di sviluppo turistico e di riqualificazione immobiliare in atto su diversi fronti. Abbiamo ad esempio messo in contatto CBS con Vacanze in Baita e la collaborazione sarà di certo proficua. La rete sul territorio che verrà attivata è uno dei punti di forza del progetto e confidiamo che ne potranno beneficiare indirettamente anche gli esercenti della zona”.

Prendendo in esame gli interventi negli altri comuni, dove Ospitar si è sviluppato, si è visto che per ogni euro investito c’è stato, nel breve periodo, un ritorno sul territorio di 5 euro. Vengono attivate convenzioni con artigiani del paese per le ristrutturazioni, si avviano progetti di collaborazione con cooperative locali (si pensi al tema delle pulizie delle case ma anche alla gestione del flusso di prenotazioni), si genera un flusso inatteso, fino a pochi mesi prima, di turisti che vivono la comunità non solo nella casa ma anche, per esempio, negli esercizi commerciali e nella ristorazione.

Un nuovo modo di fare turismo

Attraverso il progetto si genera una nuova forma di reddito che, se investita nella casa, permette di riqualificare e ristrutturare gli immobili a vantaggio dell’intera comunità. Ma non solo: si intercetta un turismo “diverso”, con persone che non ricercano la formula dell’hotel classica ma, al contrario, la peculiarità più viva ed emozionale di un territorio, con la sua storia ed identità.

Con la pandemia Covid, sono ad esempio anche cambiati i modelli organizzativi di lavoro e oggi, più che mai, l’espressione dello “smart working” è entrata di prepotenza nel nostro linguaggio quotidiano.
Si tende va detto, erroneamente, ad associare lo “smart working” al lavoro da casa, quando, invece, dovrebbe rappresentare la possibilità di operare da dove si desidera, in un luogo diverso da quello dell’ufficio, dove le lancette dell’orologio scandiscono l’inizio e la fine della giornata.

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